1 maggio 2018

Dolomiti Contemporanee prende parte al Progetto Siparte.SIparte è un percorso di innovazione sociale e imprenditoria giovanile articolato in quattro incontri e un hackathon, volti all’avvio e alla valorizzazione di attività imprenditoriali nel campo agricolo, forestale e dello sviluppo rurale.Chi può partecipare?Giovani, startup, neo-imprese, cooperative, associazioni di volontariato e altri soggetti del territorio del GAL Prealpi e Dolomiti interessati a intraprendere attività imprenditoriali innovative e sensibili a tematiche quali la sostenibilità e l’impatto sociale.Ambiti privilegiati saranno: l’agricoltura di qualità, gli usi sociali delle foreste, il
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12 aprile 2018

Si è svolto giovedì 12 aprile 2018, presso il Centro Studi Ambiente per l’Alpino di San Vito di Cadore, sede del Dipartimento TESAF, il primo incontro operativo di Sanvido Apede, il tavolo di lavoro che, nei prossimi due anni, vedrà il Comune di San Vito, l’Università degli Studi di Padova, Dolomiti Contemporanee ed un serie di altri enti e soggetti territoriali, lavorare insieme alla definizione di una serie di possibili linee guida per la valorizzazione e la rigenerazione del centro storico di San Vito, per la gestione del capitale naturale e per la mitigazione del rischio idrogeologico, al fine
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8 febbraio 2018

Dopo un percorso di avvicinamento, e la firma di una Convenzione tra Comune di San Vito di Cadore e Università degli Studi di Padova, ieri, 7 febbraio 2018, prima riunione informale del gruppo di lavoro di San Vito/Valle del Boite, presso il Centro Studi Ambiente Alpino di San Vito, che è una struttura importante, storicamente, e per l’ottimo lavoro che vi si svolge, nello studio, nella preservazione, nell’attivazione di progetti rinnovativi legati alla foresta alpina e al territorio montano.Qui un brevetto intelligente sviluppato al CSAA. Dolomiti Contemporanee ha favorito dal principio questo tavolo di lavoro, partecipandovi e contribuendo ad
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16 gennaio 2018

16 gennaio 2018, Dolomiti Contemporanee e Progettoborca sono stati, finalmente, in visita al Lanificio Paoletti di Follina: a tramare. con Gianluca D’incà Levis, Paolo Paoletti, Anna Poletti, Denis Riva, Elena Maierotti, Deriva, Lui e Hugo. meraviglioso e stupefacente, il lanifico paoletti, colla sua storia viva, che non è una flebile memoria, ma un argano infisso nelle scorze di un passato risorgivo, mai soluto (…il segreto dei pigmenti duraturi…). che siamo finalmente andati a visitare stamattina: questa storia antica di follina, col fenomeno millenario delle prototessiture, e poi dell’impresa tessile diffusa dal ’600 a ieri, il
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6 novembre 2017

Il 31 ottobre 2017 si è chiusa definitivamente Fuocoapaesaggio, la mostra con cui, il 20 maggio scorso, si è inaugurato il Forte Monte Ricco a Pieve di Cadore. Qui di seguito, alcune considerazioni del curatore di Dolomiti Contemporanee, Gianluca D’Incà Levis, che fanno parte del Report conclusivo. Le Lasportiva di Romano Tabacchi, rinvenute in Batteria Castello: scala, che ti fa bene L’apertura del Forte di Monte Ricco: il Contemporaneo quale generatore di identità culturale, che attrezza le reti per una gestione sostenibile. Il Forte di Monte Ricco, straordinaria rocca restaurata, è un manufatto eccezionale. La qualità architettonica della
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26 ottobre 2017

Giovedì 28 dicembre 2017, dalle ore 17.00 alle ore 20.00, si svolgerà presso il Nuovo Spazio di Casso al Vajont un round table aperto agli artisti, nel corso della quale si discuterà sui progetti realizzati e avviati nel 2017 nei siti di Casso, Borca di Cadore e Piave di Cadore. I progetti saranno presentati attraverso immagini e proiezioni. La mattina del giorno 29, è prevista un’escursione sul Troi de Sant’Antoni e Trui del sciarbon.  Il Nuovo Spazio di
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4 ottobre 2017

Dolomiti Contemporanee al Rifugio MarcesinaSabato 7 ottobre, ore 15.00 Rifugio Marcesina, Enego (Vi) Alcuni uomini albergano in sé, come elementi organici o culturali, parti d’orso, di lupo, di cervo. Così finalmente possono correre per i boschi e per le crode, ululando, bramendo, DIVORANDO. Quali predatori infestano i paesaggi? Di cosa si nutre l’uomo, e perchè? Infestare non coincide necessariamente con offendere: può esser fendere, o fare la festa. Fendere il paesaggio, con il dente, l’aratro, la picca, le lame affilate. Dolomiti Contemporanee cala dal regno delle crode vive, dalle stazioni in ambiente di Casso e Borca di Cadore. E
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30 settembre 2017

Casa Cametti a Vitorchiano (Viterbo) Complesso di Sant’Agnese Opening 30 settembre 2017, ore 15.00 Una selezione di video relativi all’esperienza di Simone Cametti alla Colonia di Borca di Cadore con Casa Cametti va in mostra a Vitorchiano, dal 30 settembre al 5 novembre 2017. L’installazione è inserita nel programma dei Percorsi nell’arte, proposti dall’Accademia Nazionale di San Luca (cinque artisti in cinque siti sparsi nella Provincia di Viterbo: oltre a Cametti, Andrea Aquilanti, Luigi Ontani, Marina Paris, Pier Paolo Perilli).   Dalla montagna L’ex Villaggio Eni di Corte di Cadore è una struttura prodigiosa, dove, negli
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25 agosto 2017

Campo di fiamma performance di suono, pittura e fuoco Venerdì 25 agosto, Forte di Monte Ricco, Pieve di Cadore (Bl) dalle ore 18.00 alle ore 19.30 Dafish + Miglietta (Anterra) + Andrea Visentini a cura di Dolomiti Contemporanee Venerdì 25 agosto 2017, dalle ore 18.00 alle ore 19.30, nel cortile interno del Forte di Monte Ricco, si è svolta la performance Campo di fiamma, con i suoni di Dafish + Miglietta (Anterra), che han portato il fuoco nell’aria, incendiandola. Dafish è Federico De Martin Topranin, musicista ittico. Angelo Miglietta è cantante e chitarrista del gruppo Anterra: qui alle percussioni.
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17 agosto 2017

  Nessun paesaggio preesiste all’uomo: uomo e ambiente sono profondamente interconnessi. Il paesaggio non vive dunque di sé stesso, ma delle pratiche che l’uomo vi attiva, abitandolo e costruendolo ogni giorno. Smach, Costellazione di arte, cultura e storia nelle Dolomiti, è un progetto che porta l’arte contemporanea in seno al paesaggio, coltivandolo, vivificandolo. L’edizione 2017 di Smach ha visto la partecipazione di 140 artisti, nove dei quali sono stati indicati dalla Giuria (scroll) quali vincitori. Le opere proposte dai nove artisti selezionati sono dunque state realizzate e installate in ambiente. Ognuna collocata in un sito differente, tra San
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apertura del nuovo spazio di casso // in bilico // sabato 15 settembre

Bilico prima esposizione d’arte contemporanea nel Nuovo Spazio di Casso a cura di Gianluca D’Incà Levis Nuovo Spazio espositivo di Casso 15 settembre/28 ottobre 2012 Inaugurazione sabato 15 settembre ore 17.00, ex scuola elementare di Casso Casso (Comune di Erto e Casso, Pn)   Artisti: Matteo Attruia Michele Bazzana Ludovico Bomben e Marina Ferretti Luca Chiesura Dimitri Giannina Ericailcane Gabriele Grones Kabu Tiziano Martini Il Moro e il Quasi Biondo Derek Rowleiei Mario Tomè Jonathan Vivacqua Bilico è la prima esposizione d’arte contemporanea che Dolomiti Contemporanee realizza nel Nuovo Spazio espositivo di Casso, l’ex scuola elementare della frazione, che il prossimo 15 settembre riaprirà, dopo quasi 50 anni dalla tragedia del Vajont, con un’idea nuova, che guarda al futuro. L’arte contemporanea rappresenta un’opzione vitale, che si oppone alla stagnazione ed all’inerzia che talvolta avviluppano e imprigionano i luoghi segnati da eventi gravi. In Bilico, alcuni concetti tradizionali, legati all’ambiente ed alla cultura della montagna, vengono declinati e rivisitati criticamente: lo sguardo contemporaneo fornisce uno stimolo rinnovativo, che si oppone all’uso stereotipo delle specificità, che sono risorse. Il titolo di questa prima mostra prende origine dalle caratteristiche, fisiche e storiche, di questo sito particolare. La frazione di Casso, così arroccata, su un versante inclinato, sembra già in sé stessa un luogo in bilico, dall’equilibrio instabile. Un luogo sospeso, nello spazio, e anche nel tempo. Sospeso tra l’oggi, e la necessità di immaginare un domani plausibile, tra il futuro e il passato, segnato dal terribile evento del ’63. Anche nella propria storia, Casso è dunque in Bilico. L’edificio dell’ex scuola elementare, sembra riprendere oggi, nell’architettura rinnovata, questo tema, questa difficile ricerca d’un equilibrio, e di un’identità che non corrisponda solo alla memoria della tragedia, che nessuno può e vuole dimenticare, ma che non deve divorare il presente. Il Nuovo Spazio di Casso è un’occasione, di riflessione, d’azione, per questo luogo, da questo luogo. Bilico è la prima mostra che viene realizzata in questo spazio, che riapre stabilmente, con un progetto che vuole farne un Centro per la Cultura Contemporanea della Montagna. Il progetto quindi va al di là della presente esposizione inaugurale: nei prossimi mesi, verrà costruita l’identità del Nuovo Spazio espositivo di Casso, e si inizierà a lavorare alla programmazione dei prossimi eventi. Concept in Bilico Lo Spazio Nuovo di Casso, nuovo perchè viene a portar via il vecchio, in un furore intelligente, e rifiuta il mutismo paralizzante della lapide, unica pietra, la lapide, rimodellata sterile (non si scalano, le lapidi). Uno spazio introverso, martoriato il perimetro, da quel fiume che schizzò su, 49 anni fa, spazio che sembra chiudersi dentro, un bunker dall’esterno, quasi un’architettura militare, carroarmato, i muri grigi, la calotta calata sopra (ma c’è il ponte, che non è un cannone). Ma lo spazio interno, sottile membrana invece da dentro, bianca cavità dai muri sottili, messo lassù, arroccato, tra cave e falesie e prati scoscesi, 14 soli abitanti rimasti, su questo alto confino, spazio che si proietta fuori d’impulso, si difende dalla sua storia e dai segni indelebili, spazio che è trascinato fuori da una forza fossile latente traente, calamitato, verso Sud, da quel taglio immane, la linea netta di distacco del Toc, linea di piano inclinato incisa con più forza ancora della linea verticale della diga, che sta sotto, che viene dopo, che, dallo spalto, pare secondaria, e dai grandi vetri dentro pure, scavalcata da questa inevitabile proiezione frontale, panica, della terrazza sospesa, un sistema di caricamento e puntamento, che guarda al disegno inciso della frana, comedipinto e grafico, è quello, sasso snudato, liscio cuore scoperto, levata via la pelle verde, uscito di sotto l’osso bianco morso dal sole, a far muto e sospeso tutto lo spazio formidabile attorno, il dominio riflessivo del silenzio, l’orecchio girato al vento, a catturarlo, come se l’onda fossile potesse tornare, orecchio teso a catturarla, anche senza volerlo, e si respira a fondo, lì sopra, dal ponte, e si può sorridere anche, i pontili sono luoghi di partenze e ripartenze, si può sorridere piano, quando si pensa al nuovo, che può venire, che viene, che sale. Quest’attesa, e quel moto da sotto, di terra instabile. E tutta una teoria di equilibri, e disequilibri soprattutto, che si prendono e incrociano e innestano, e fan vacillare le ortogonalità e le stereometrie e l’impatto volumetrico statico del Nuovo Spazio, che si muove. Disequilibri e disassamenti e ripartizioni di carichi e disallineamenti ed eccentricità e verticalità in traslazione e slittamento. L’equilibrio problematico è un bilico. La crisi viene da un movimento, che scaccia la stasi, e porta un vento. Salire, scalare, arrampicare, scivolare, cadere, precipitare, delle pietre, dei pensieri, degli uomini, che sono i pensieri, in atto. Pratiche, e azioni (dal pensiero), che comportano perdita, ricerca, allontanamento, scostamento, distacco, arbitrarietà. Ogni azione creativa è un’obiezione, innaturale, antiorganica, alla stabilità, all’equilibrio, alla ripetizione dei processi, alle coazioni naturali, all’autonomia indifferente di natura e paesaggio. Venire a turbare gli equilibri, a mettere in gioco i significati. Cos’è altrimenti l’agire, e l’agire artistico? Azione confortante d’ornamento e decoro? Ogni azione creativa è critica. E’ reattiva. E’ rifiuto e abbandono dello stato di quiete. E’ guerra. E’ una gamba sola, che scarta. E’ bilico. La stessa attesa, nel silenzio del ponte, non è statica. L’attesa è uno scompenso proiettivo e l’ansia, o la memoria, o l’attenzione, per un momento, d’un eco. E la memoria del moto stesso, che scosse e portò giù. E poi vengono tutti gli altri modi e modelli del disequilibrio, che qui si avvolgono gli uni sugli altri, a moltiplicarsi, in questo immobile vortice di Casso. Il bilico, l’instabilità, che è incertezza, e come tale, anche, nuova possibilità, possibilità del nuovo. Il rifiuto d’inerzia porta questo scompenso, porta, in qualche modo, un assoggettamento alla gravità, che è un innesco. Chi sale cade, può cadere. Le pareti, il salire, lo scendere, il precipitare, il porsi sulla soglia, il travalicare la soglia. Lo spazio stesso muove, eleva o precipita: lo spazio nuovo, aperto e libero. Ma libero da cosa? I vincoli; la storia, lo spazio stesso, che libera e guida, muove e costringe, fa sgorgare e condiziona. Ma prima, la stessa prospettiva dell’uomo, e del senso del suo essere, non è che bilico: l’equilibrio tra la realtà di ciò che c’è, o che dovrebbe esserci, e l’interpretazione soggettiva di chi ne ha coscienza, una coscienza che entra nel processo di rappresentazione, di definizione, della realtà stessa della cosa, che contribuisce a fare la cosa, che è la cosa (perlomeno da Berkeley in poi). Sebbene i valori siano sempre oggettivi, altrochenò, un’algebra, soprattutto estetica, altrochegusti, quelli sì sono equilibri equivocabili, fragili, friabili. L’ex Scuola elementare di Casso è un luogo speciale, ultrasensibile, supercaratterizzato, vincolato al tempo (ad un tempo) e perciò fuori dal tempo e imprigionato a quel tempo ed a quella storia particolare, sì, ma solo in parte: solo in parte contenuto nei segni rimasti. Bisogna scostarlo, muoverlo. Rialimentare il bilico. C’è un’altra parte, ora, da fare. Dentro all’edificio (e fuori, per proiezioni) c’è il vuoto, bisogna fare un altro vuoto, per poter respirare quell’esterno. Navicella. Non per niente abbiamo quella grafica; 2001: il monolito a secco, a scalar via l’odissea, per verticali. Gianluca D’Incà Levis, 15 agosto 2012, Taibon Agordino