22 aprile 2024

  Cronache d’attualità.Sarà pur chiaro come quella di paesaggio non sia una definizione inchiodata, perchè il paesaggio non è un’ente che cerchi una rappresentazione univoca, ma una permanente trasformazione d’ambito?
Nessun paesaggio è dunque bloccato, né bloccabile, in una forma definita, impermeabile al cambiamento che gli corrisponde – a meno che non ne stiamo considerando una singola configurazione definita, cosa che facciamo volentieri quando ad esempio approfondiamo la storia delle sue declinazioni ad opera dell’uomo. 
Questo però può essere fatto mai nel senso più generale (al di fuori quindi dei casi progettati),
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18 aprile 2024

Stasera, giovedì 18 aprile 2024, torniamo all’M9 di Mestre, grazie a Simone Sfriso e alla Fondazione Architetti APPC di Venezia per l’invito nella rassegna Paralleli: Architettura è…Alle ore 18.00, Gianluca D’Incà Levis, curatore di Dolomiti Contemporanee, introdurrà l’ospite della serata, Lorenzo Barbasetti di Prun, che racconterà la sua pratica con l’intervento dedicato ai Paesaggi dell’edibile.Barbasetti è attivo da anni in DC, con il Laboratorio di Prometheus Open Food Lab in Progettoborca, e moltissime azioni sviluppate sul territorio e nei siti in cui, dal 2011, ci occupiamo di rigenerazione del Patrimonio, di montagna antiatrofica, di
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16 novembre 2023

Foresta Aliena/Alien Forest – La mostra con Portsmouth al Nuovo Spazio di Casso al Vajont, agosto/dicembre 2023 – Foto Chiara Beretta. — Anche quest’anno prosegue la collaborazione tra Dolomiti Contemporanee e la Scuola di Architettura di Portsmouth – Portsmouth University (UK).Ricordiamo che la collaborazione tra DC e Portsmouth è stata avviata già nel 2020, e che le prime Tesi di Master in area dolomitica sono state sviluppate dagli studenti della School of Architecture di Portsmouth nel 2020/21, docenti Antonino di Raimo e Alessandro Melis (Studios di Portsmouth: Thesis Preparation, Thesis Design, Integration of Transdisciplinary
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12 luglio 2023

Assemblea Supercondominio 4, 2022, Foto Andrea Guermani – Sabato 15 e domenica 16 luglio 2023, Dolomiti Contemporanee partecipa Oltre la soglia assoluta, quinta edizione di Supercondominio, 
L’assemblea degli spazi e dei progetti italiani d’arte contemporanea che si svolge presso il Castello di Rivoli. – Programma: Sabato 15 luglio, ore 15.00 – 19.00
Interventi delle realtà invitate presso il Teatro del Castello di Rivoli, sessione aperta al pubblico.I partecipanti sognano Domenica 16 luglio, ore 10.30 – 12.00 / 13.00 – 16.00
Momento di incontro e assemblea presso il CRRI del Castello di Rivoli, sessione a porte chiuse
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22 giugno 2023

  Dolomiti Contemporanee è nel volume THE LAST GRAND TOUR – Contemporary phenomena and strategies of living in Italy, curato da MICHAEL OBRIST (feld72) & ANTONIETTA PUTZU, e pubblicato a giugno 2023 da Park Books.[...] Per gran parte del XVI secolo fino all’inizio del XIX, il Grand Tour in Italia è stato una parte importante della formazione degli aristocratici europei. Seguendo questa tradizione, questo libro analizza da vicino l’Italia di oggi, concentrandosi sul tema dell’abitazione come indicatore delle interrelazioni politiche e socioeconomiche [...] Il contributo di DC è un saggio dal titolo: Il riuso del Patrimonio storico
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6 febbraio 2023

Venerdì 10 e domenica 12 febbraio 2023: una delle ultime occasioni per visitare la mostra  Who Killed Bambi? a Casso. Poi la smontiamo, e ne facciamo un’altra?Orari di apertura:venerdì 10, dalle ore 10:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:00domenica 12, dalle ore 10:00 alle ore
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28 gennaio 2023

  Giovedì 2 febbraio 2023 DC partecipa all’incontro intitolato: Gli impianti sportivi della VII Olimpiade invernale 1956. Ore 18:00, Ciasa de Ra Regoles – Cortina d’Ampezzo. L’incontro, organizzato da Italia Nostra, vede la partecipazione di Andra Grigoletto (Heritage Analyst), Franco Mancuso (urbanista, Aipai, Iuav, forza Gellner), Mattia Menardi (architetto) e Gianluca D’Incà Levis. Per parte nostra, ne parliamo da dieci anni circa, quindi da ben prima che fossero assegnate i Mondiali del ’21 e quindi le Olimpiadi. Le nostre riflessioni e proposte (vedi link sotto) sul destino del Patrimonio e sull’opportunità
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18 settembre 2022

Dolomiti Contemporanee aderisce alla 18esima giornata amaci del contemporaneoSABATO 8 OTTOBRE 2022 Nuovo Spazio di Casso al VajontWho Ate Bambi?che è dentro a Who Killed Bambi? In occasione della giornata AMACI del Contemporaneo Dolomiti Contemporanee propone questo menù:la mostra collettiva Who Killed Bambi? presso il Nuovo Spazio di Casso al Vajont rimane aperta e visitabile in questi orari: 10.00-13.00/15.00-23.00.Verranno inoltre proiettati, sulle superfici che riterremo, come lo riterremo, vedrai che bella varietà, i tre Reanimator (qua il primo) perchè Herbert West si occupa, evidentemente, della rigenerazione di corpi immoti: come noi. Terzo: Prometeus Open
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21 maggio 2022

Nella sola ultima settimana di maggio 2022, Dolomiti Contemporanee partecipa a quattro tra Convegni, Corsi di alta formazione, incontri con gruppi di ricerca. Sono tutte occasioni, queste, in cui raccontiamo le progettualità, l’approccio ed i principali cantieri di DC, all’interno di contesti politici, accademici, della ricerca e culturali. Martedì 24 maggio, saremo al XXV Tavolo Tecnico di Confronto per il Settore Primario della Regione del Veneto. Parecipiamo al Tavolo dal 2021.Giovedì 26, saremo in un gruppo di discussione figlio del progetto Quale sostenibilità per le aree montane?, del Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università degli Studi di
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16 maggio 2022

  Dolomiti Contemporanee prende parte al programma del Nouveau Grand Tour, progetto culturale figlio del Trattato del Quirinale, firmato dai Presidenti Macron e Draghi a novembre 2021.Il patto punta a rafforzare le relazioni tra Italia e Francia in diversi settori, in un quadro di cooperazione bilaterale rafforzata che include la cultura, l’arte, l’ecologia. Il grand tour degli artisti:Il legame culturale già forte tra Francia e Italia dovrà essere approfondito, scrive il Trattato, allo scopo di favorire la circolazione delle creazioni e delle produzioni e per accompagnare l’evoluzione digitale del settore. I governi s’impegnano a facilitare le
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apertura del nuovo spazio di casso // in bilico // sabato 15 settembre

Bilico prima esposizione d’arte contemporanea nel Nuovo Spazio di Casso a cura di Gianluca D’Incà Levis Nuovo Spazio espositivo di Casso 15 settembre/28 ottobre 2012 Inaugurazione sabato 15 settembre ore 17.00, ex scuola elementare di Casso Casso (Comune di Erto e Casso, Pn)   Artisti: Matteo Attruia Michele Bazzana Ludovico Bomben e Marina Ferretti Luca Chiesura Dimitri Giannina Ericailcane Gabriele Grones Kabu Tiziano Martini Il Moro e il Quasi Biondo Derek Rowleiei Mario Tomè Jonathan Vivacqua Bilico è la prima esposizione d’arte contemporanea che Dolomiti Contemporanee realizza nel Nuovo Spazio espositivo di Casso, l’ex scuola elementare della frazione, che il prossimo 15 settembre riaprirà, dopo quasi 50 anni dalla tragedia del Vajont, con un’idea nuova, che guarda al futuro. L’arte contemporanea rappresenta un’opzione vitale, che si oppone alla stagnazione ed all’inerzia che talvolta avviluppano e imprigionano i luoghi segnati da eventi gravi. In Bilico, alcuni concetti tradizionali, legati all’ambiente ed alla cultura della montagna, vengono declinati e rivisitati criticamente: lo sguardo contemporaneo fornisce uno stimolo rinnovativo, che si oppone all’uso stereotipo delle specificità, che sono risorse. Il titolo di questa prima mostra prende origine dalle caratteristiche, fisiche e storiche, di questo sito particolare. La frazione di Casso, così arroccata, su un versante inclinato, sembra già in sé stessa un luogo in bilico, dall’equilibrio instabile. Un luogo sospeso, nello spazio, e anche nel tempo. Sospeso tra l’oggi, e la necessità di immaginare un domani plausibile, tra il futuro e il passato, segnato dal terribile evento del ’63. Anche nella propria storia, Casso è dunque in Bilico. L’edificio dell’ex scuola elementare, sembra riprendere oggi, nell’architettura rinnovata, questo tema, questa difficile ricerca d’un equilibrio, e di un’identità che non corrisponda solo alla memoria della tragedia, che nessuno può e vuole dimenticare, ma che non deve divorare il presente. Il Nuovo Spazio di Casso è un’occasione, di riflessione, d’azione, per questo luogo, da questo luogo. Bilico è la prima mostra che viene realizzata in questo spazio, che riapre stabilmente, con un progetto che vuole farne un Centro per la Cultura Contemporanea della Montagna. Il progetto quindi va al di là della presente esposizione inaugurale: nei prossimi mesi, verrà costruita l’identità del Nuovo Spazio espositivo di Casso, e si inizierà a lavorare alla programmazione dei prossimi eventi. Concept in Bilico Lo Spazio Nuovo di Casso, nuovo perchè viene a portar via il vecchio, in un furore intelligente, e rifiuta il mutismo paralizzante della lapide, unica pietra, la lapide, rimodellata sterile (non si scalano, le lapidi). Uno spazio introverso, martoriato il perimetro, da quel fiume che schizzò su, 49 anni fa, spazio che sembra chiudersi dentro, un bunker dall’esterno, quasi un’architettura militare, carroarmato, i muri grigi, la calotta calata sopra (ma c’è il ponte, che non è un cannone). Ma lo spazio interno, sottile membrana invece da dentro, bianca cavità dai muri sottili, messo lassù, arroccato, tra cave e falesie e prati scoscesi, 14 soli abitanti rimasti, su questo alto confino, spazio che si proietta fuori d’impulso, si difende dalla sua storia e dai segni indelebili, spazio che è trascinato fuori da una forza fossile latente traente, calamitato, verso Sud, da quel taglio immane, la linea netta di distacco del Toc, linea di piano inclinato incisa con più forza ancora della linea verticale della diga, che sta sotto, che viene dopo, che, dallo spalto, pare secondaria, e dai grandi vetri dentro pure, scavalcata da questa inevitabile proiezione frontale, panica, della terrazza sospesa, un sistema di caricamento e puntamento, che guarda al disegno inciso della frana, comedipinto e grafico, è quello, sasso snudato, liscio cuore scoperto, levata via la pelle verde, uscito di sotto l’osso bianco morso dal sole, a far muto e sospeso tutto lo spazio formidabile attorno, il dominio riflessivo del silenzio, l’orecchio girato al vento, a catturarlo, come se l’onda fossile potesse tornare, orecchio teso a catturarla, anche senza volerlo, e si respira a fondo, lì sopra, dal ponte, e si può sorridere anche, i pontili sono luoghi di partenze e ripartenze, si può sorridere piano, quando si pensa al nuovo, che può venire, che viene, che sale. Quest’attesa, e quel moto da sotto, di terra instabile. E tutta una teoria di equilibri, e disequilibri soprattutto, che si prendono e incrociano e innestano, e fan vacillare le ortogonalità e le stereometrie e l’impatto volumetrico statico del Nuovo Spazio, che si muove. Disequilibri e disassamenti e ripartizioni di carichi e disallineamenti ed eccentricità e verticalità in traslazione e slittamento. L’equilibrio problematico è un bilico. La crisi viene da un movimento, che scaccia la stasi, e porta un vento. Salire, scalare, arrampicare, scivolare, cadere, precipitare, delle pietre, dei pensieri, degli uomini, che sono i pensieri, in atto. Pratiche, e azioni (dal pensiero), che comportano perdita, ricerca, allontanamento, scostamento, distacco, arbitrarietà. Ogni azione creativa è un’obiezione, innaturale, antiorganica, alla stabilità, all’equilibrio, alla ripetizione dei processi, alle coazioni naturali, all’autonomia indifferente di natura e paesaggio. Venire a turbare gli equilibri, a mettere in gioco i significati. Cos’è altrimenti l’agire, e l’agire artistico? Azione confortante d’ornamento e decoro? Ogni azione creativa è critica. E’ reattiva. E’ rifiuto e abbandono dello stato di quiete. E’ guerra. E’ una gamba sola, che scarta. E’ bilico. La stessa attesa, nel silenzio del ponte, non è statica. L’attesa è uno scompenso proiettivo e l’ansia, o la memoria, o l’attenzione, per un momento, d’un eco. E la memoria del moto stesso, che scosse e portò giù. E poi vengono tutti gli altri modi e modelli del disequilibrio, che qui si avvolgono gli uni sugli altri, a moltiplicarsi, in questo immobile vortice di Casso. Il bilico, l’instabilità, che è incertezza, e come tale, anche, nuova possibilità, possibilità del nuovo. Il rifiuto d’inerzia porta questo scompenso, porta, in qualche modo, un assoggettamento alla gravità, che è un innesco. Chi sale cade, può cadere. Le pareti, il salire, lo scendere, il precipitare, il porsi sulla soglia, il travalicare la soglia. Lo spazio stesso muove, eleva o precipita: lo spazio nuovo, aperto e libero. Ma libero da cosa? I vincoli; la storia, lo spazio stesso, che libera e guida, muove e costringe, fa sgorgare e condiziona. Ma prima, la stessa prospettiva dell’uomo, e del senso del suo essere, non è che bilico: l’equilibrio tra la realtà di ciò che c’è, o che dovrebbe esserci, e l’interpretazione soggettiva di chi ne ha coscienza, una coscienza che entra nel processo di rappresentazione, di definizione, della realtà stessa della cosa, che contribuisce a fare la cosa, che è la cosa (perlomeno da Berkeley in poi). Sebbene i valori siano sempre oggettivi, altrochenò, un’algebra, soprattutto estetica, altrochegusti, quelli sì sono equilibri equivocabili, fragili, friabili. L’ex Scuola elementare di Casso è un luogo speciale, ultrasensibile, supercaratterizzato, vincolato al tempo (ad un tempo) e perciò fuori dal tempo e imprigionato a quel tempo ed a quella storia particolare, sì, ma solo in parte: solo in parte contenuto nei segni rimasti. Bisogna scostarlo, muoverlo. Rialimentare il bilico. C’è un’altra parte, ora, da fare. Dentro all’edificio (e fuori, per proiezioni) c’è il vuoto, bisogna fare un altro vuoto, per poter respirare quell’esterno. Navicella. Non per niente abbiamo quella grafica; 2001: il monolito a secco, a scalar via l’odissea, per verticali. Gianluca D’Incà Levis, 15 agosto 2012, Taibon Agordino