21 ottobre 2022

Carégheta Stefano Collarin con Mauro BortotUna ricerca sull’industria storica dei careghétaOttobre 2022 – Innesco-a-carèga Lì non si può fumare, neanche all’aperto. Ci nascondiamo e accendiamo una sigaretta: tabacco forte senza filtro.  Non stiamo male. Siamo lì per prenotare un appuntamento (ci costerà caro il barbiere, pochi soldi qua in montagna?). Nel ritardo (pochi soldi e poco personale qua in montagna) chiacchieriamo e decidiamo, una volta terminato quel supplizio, di farci una birra. Mauro è un seggiolaio, un caregheta: impaglia e costruisce sedie in legno, mica per hobby, lui ci mangia con il paluch e il legno stagionato. In poche
[continua a leggere]

24 febbraio 2021

Riccardo Giacomini è qua.   Quando sensibilità, solidarietà, amor dell’animale, creano danno invece che beneficio. L’inverno è una stagione selettiva, per gli animali selvatici.Alcuni animali muoiono: è inevitabile questo, e perfino giusto. La selezione naturale degli esemplari più deboli o malati, concorre alla buona salute della popolazione in generale: la natura si autoregola. Oggi, come sappiamo, l’interazione tra uomo e animale selvatico è piuttosto diffusa.Spesso, d’inverno, gli ungulati si aggirano nei pressi dei paesi e delle abitazioni, soprattutto se, a causa del forte innevamento, come quest’anno, risulta loro
[continua a leggere]

20 gennaio 2021

 ma insomma, abbiamo sempre visto le immagini di Eugène-Emmanuel Viollet-le-Duc, costruite in quel decennio fatidico dal 1868, l’étude, conosciamo da allora (quindi dal ’68? chiederà uno furbo) le massif du mont blanc, e mai ci siamo limitati naturalmente a pensare a quella sola e singola montagna là ma fin dal principio scorgemmo un principio largo di fiamma fredda quanto basta, quello che sempre decliniamo, del fare e rifare il paesaggio invece di dormirlo, in particolare quello prostituito delle crode imbandite e in molti modi e diciamone alcuni, con parolaprima ma lì era il logos, con la geometria culturale sintetica
[continua a leggere]

6 gennaio 2021

Premessa: “S.T.R.E.A.M (Sostenere il Turismo sostenibile, la Rigenerazione urbana e la promozione delle Arti in aree Montane)” è un progetto Interregionale tra Italia e Austria, a cui abbiamo partecipato marginalmente, trovandoci noi e non per caso a Pieve di Cadore, tra il 2017 e il 2019, a proporre un’idea di rilancio per il Forte di Monte Ricco attraverso un programma di Cultura e Arte Contemporanea, insieme ad una visione che non ha attecchito. 
Il triennio di lancio sarebbe dovuto servire, se volessimo stare in una prospettiva costruttiva e non estemporanea, a impostare il ragionamento, per poi sostenerlo. Non ad
[continua a leggere]

20 dicembre 2020

A novembre 2020, all’ex Villaggio Eni di Borca di Cadore, sono venuti (son tornati) i vandali, e i ladri. Dalla Valle, e dalla Germania. Chi sono? Che fare?La vendetta del cervo carnivoro?Dai che ne parliamo.Questo testo è così articolato: 1) Premessa: difficile per chi non si concentra2) I nudi fatti, chiari e semplici da capire per chiunque (ma leggi la premessa), e la consequente, sacrosanta reprimenda —1. Premessa Vandali o nconsapevoli esploratori del proprio sommo vuoto interiore, che non è uno Spazio? (è piuttosto: un tetro anfratto deteriore del Non Esserci, che misero si oppone alla pienezza del buon
[continua a leggere]

8 dicembre 2020

  Come i lavori vengono e (talvolta) vanno -mentre alcuni soggetti rimangono fermi chiodati / corteccie non è un refuso: perfino buzzati, che non è sterne (primo monito: sapere usare la lingua). L’organicismo psicoorodinamico culturale terrazielato vs. i grigi corpi anticontemporanei, figli del timor contraccettivo che non sa relarsi. Dialettiche e afasie dell’esserci nella cura che spinge, o sta. Francesco Zanatta, If you have a knot you can not undo…, 2019, Collezione privata. —Dolomiti Contemporanee è un camino-cratere. Ciò che vien projettato fuori e sparso per l’atmosfera non son polveri gas o gli effimeri lapilli, ma i concetti e
[continua a leggere]

21 gennaio 2020

  29 ottobre 2018 – viene tempesta vaia – lo schianto del paesaggio Ad oltre un anno da Tempesta Vaia (ottobre 2018 / dicembre 2019), facciamo il punto su come, anche questa volta, un elemento critico del corpo del paesaggio – il paesaggio è un corpo; noi siamo sminatori e paesaggisti dell’alpinismo culturale – che porta la picca, sia divenuto, quasi da subito, un’opportunità di riflessione e di ricerca: e non una lamentazione o esercizio al compianto.Il 29 ottobre 2018 eravamo dunque a Borca di Cadore, nelle Ville di Gellner all’ex Villaggio Eni di Corte, che dal 2014 alimentiamo
[continua a leggere]

13 novembre 2019

A novembre 2019, Dolomiti Contemporanee ha partecipato alla Winter Academy T.UN.NA (Academy internazionale sul turismo sostenibile nelle aree naturali UNESCO) della Trentino School of Management. Martedì 26 novembre 2019 – Winter Academy T.UN.NA – Cavalese L’intervento di Gianluca D’Incà Levis (scroll for eng): La costruzione della Montagna e del Paesaggio. Visioni e pratiche costruttive per rigenerare le risorse naturali. La Montagna è un’architettura costruenda, non un fossile inerte, né una cava inesauribile.Il valore (turistico, ricreativo, forestale, culturale) va prodotto, non consumato. Ma per fare questo serve innanzitutto una
[continua a leggere]

2 ottobre 2019

Tiziano Contemporaneo: avviamento del progetto al Forte di Monte Ricco a Pieve di Cadore (2017/2019)Tutti lo sanno: Tiziano Vecellio nasce a Pieve di Cadore (Bl), negli ultimi anni del quindicesimo secolo.A maggio 2017, dopo lungo restauro eseguito con il fondamentale sostegno di Fondazione Cariverona, il Forte di Monte Ricco, a Pieve di Cadore, è stato riaperto.Gli enti gestori della struttura, Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore e Fondazione Museo dell’Occhiale onlus, hanno affidato a Dolomiti Contemporanee la curatela dei contenuti culturali e artistici, avviando una collaborazione triennale.La prima mostra, Fuocoapaesaggio, conclusasi ad ottobre 2017, è
[continua a leggere]

8 marzo 2019

Dal 2011, DC compie una ricognizione sistematica del territorio dolomitico, intercettando siti problematici ad alto potenziale, che vanno riconcepiti, ridefiniti, riaperti, rilanciati.Abbiamo cominciato a compiere i primi voli radenti sul Forte di Monte Ricco, a Pieve di Cadore, nel 2014. Nel 2017, concluso un importante restauro della struttura, sostenuto da Fondazione Cariverona, ilForte è stato finalmente riaperto. Il comune, e gli enti gestori, hanno deciso di intraprendere la via sperimentale della rigenerazione attraverso il contemporaneo, accogliendo il progetto immaginato da DC. Questo Report racconta il primo biennio d’attività, la visione, la
[continua a leggere]

Carégheta, reinnesco – di Stefano Collarin, con Mauro Bortot

Carégheta
Stefano Collarin con Mauro Bortot
Una ricerca sull’industria storica dei careghéta
Ottobre 2022

Innesco-a-carèga

Lì non si può fumare, neanche all’aperto. Ci nascondiamo e accendiamo una sigaretta: tabacco forte senza filtro.  Non stiamo male. Siamo lì per prenotare un appuntamento (ci costerà caro il barbiere, pochi soldi qua in montagna?). Nel ritardo (pochi soldi e poco personale qua in montagna) chiacchieriamo e decidiamo, una volta terminato quel supplizio, di farci una birra. Mauro è un seggiolaio, un caregheta: impaglia e costruisce sedie in legno, mica per hobby, lui ci mangia con il paluch e il legno stagionato. In poche ore mi aveva già raccontato tutto, forse lo fa con tutti o forse no. Con chi lo sa ascoltare sì. Prometto di passarlo a trovare presto a casa per vedere il laboratorio.
Ha un orto vivo a metà ottobre. È difficile in questi territori, ci vuole fame. La stessa fame che, dopo la chiusura del centro minerario di Valle Imperina, nell’Agordino, ha permesso a molti lavoratori di qui di inventarsi un nuovo mestiere: il pajeta (impagliatore) e il caregheta (costruttore e impagliatore). 
Mauro non viaggia come facevano gli agordini (poi ne dico meglio), lavora in laboratorio: sega a nastro, trapani e qualche fresa sistemata ad hoc. Al muro poster di giovani sessantottini nudi e sagome per tagliare il legno, in magazzino piante ben selezionate invecchiano per incastrarsi nel modo giusto: senza colle.

carega

Giù per la bassa i borghesi amano ghirigori e grazie, qua invece siam più pratici: gambe dritte ed economiche. A Feltre (che sta nel mezzo) invece andavan queste: né dritte né graziose… Così nessun si sente spaesato” (Mauro Bortot). 
Semiotica. Neanche i professori la spiegano così bene.

Dal 1800 ad oggi, per chi ci sopravvive, il mestiere non è cambiato molto. Qualche trapano e sega in più ma il grosso si fa ancora a mano. Ora per tanti non è più un mestiere, è un hobby e un ricordo.
Noi siam qui per lavorarci DC.
Un tempo viaggiavano molto per trovare clienti, prima in bicicletta, poi in treno e in ape. Ora in Dacia si consegna solamente (se al barbiere piacciono i nostri capelli). I pochi seape (clienti) arrivano da soli.

Viaggiando imparavano a conoscere il mondo e le persone, erano scaltri, furbi e resistenti alle intemperie. Sceglievano bene il proprio assistente: un bambino, poi adolescente (8-12 anni), che fin da subito allenava lingua, occhi, orecchie e mani. Doveva imparar in fretta per non essere rispedito a casa. Anno dopo anno aumentavano i compiti e il compenso, ma restava gaburo finché non si sentiva abbastanza capace e autonomo. A quel punto diventava socio al 50% o si cercava, a sua volta, un gaburo per iniziare a lavorare da solo. Le sue orecchie dovevano saper ascoltare i dialetti di tutti i territori che attraversavano. La lingua doveva saperli un pò tutti, ma soprattutto doveva conoscere lo scapelament del Conza (lingua segreta trai/dei seggiolai) che serviva a non farsi capire dai committenti. Furbi questi, dovevano solo mantenere i segreti del mestiere? No, si divertivano e si sentivano anche più nobili in paese, non borghesi arricchiti, nobili conoscitori del mestiere. E quante altre porcherie si son detti?

carega2

 Il ragazzo era il primo ad entrare nelle città e nei paesi che incontravano. Annunciava l’arrivo del conza e andava in cerca di lavoro, ma non solo. Allenava gli occhi: cercava il miglior posto per lavorare, il più comodo per dormire e osservava i tavoli nelle case dei clienti (molti segni, tondi e rossi, di bicchiere = buon cliente). Le mani aspettavano molto prima di entrare in azione. Gli attrezzi costavano caro ed erano ben affilati: un gaburo zoppo non serve a nessuno. Iniziava da pajeta, impagliando piccole sedie per bambini, oggetti simbolo, souvenir del mestiere. Doni per le donne e le ragazze più gentili (era difficile stare molto tempo lontani dall’Amata casa).

Torno in pieno inverno. La terra è troppo gelata anche per Mauro ma qualcosa nell’orto ancora sopravvive. In casa una luce fioca, freddo e un telaio che ruota velocemente. Finalmente lo vedo all’opera. Sigaretta, spruzzino, paluch, cathapaia, martello e chiacchiere. Sempre dense le chiacchiere, lui si scalda impagliando, io ascoltando.

Ora i telai impagliati arrivano dalla Cina, vengono fatti a macchina. Macchine rapide e la seduta costa poco. Ma la qualità? Obsolescenza Programmata. I conza qua non rinunciano mai alla qualità. Antipatico pidocchioso, se i soldi li hai e non paghi abbastanza l’impagliatura resta impeccabile. Verrà imbottita come meriti e il tuo gattino (affamato?) si divertirà. Tornerà il pajeta. Obsolescesca Naturale. E noi Dolomitiparticolarii stiamo simpatici a Mauro? Sventriamo una sedia e capiamolo. Ecco, niente esca. Abbiamo abboccato, tornerà.

Mauro non ha il cellulare, solo un telefono fisso. Se non risponde forse ti richiama. Antitecnologico, Unabomber (T.K.) senza bombe. So che deve parlare ad un piccolo convegno sui palù (dove raccoglie la paglia per le sedie), non risponde al telefono, sarà lì. Ci vado a Sernaglia della Battaglia (TV) per ascoltarlo. I palù neanche visti ma ce li spiegano bene: sono templi in cui non si lavora e non si prega. Si riceve: si raccoglie la càrice (paluch) e molte altre piante, si pesca e si caccia. I benedettini, grazie a dio e ai suoi simboli, progettarono bene quel paesaggio. Ex paludi autosufficienti, si mantenevano con la minima cura. Ora il Verde le cura con il prosecco. Dalle paludi si beve ben poco però, si vendono solo pesticidi. Torniamoci in questi templi prima che sia troppo tardi. Mauro si alza e, esitando, decide di non parlare: niente d’interessante da dire? Troppo timido? No, a quattrocchi ci si spiega sempre meglio.

Tu parlaci. Non so se gli stai simpatico ma non serve che inizi pure tu ad andare dal nostro parrucchiere, non preoccuparti, materiale ce n’è. Vai a Rivamonte e Gosaldo, ci sono piccoli preziosi musei aperti solo per te, se chiami. È un peccato? Sì e no. Chi ti apre scapela ben e conosce bene la storia del centro minerario. Rifiuti, forni fusori, rame e argento; c’è ancora materiale prezioso in valle? Un’altra storia da ascoltare bene. Ci arriveremo. Questo invece è sempre aperto (se la provincia pagherà ancora il gas e la luce), ci trovi libri, documentari, interviste, tesi e altri mestieri ancora da indagare. Passaci delle ore, serve. Anche in DC c’è tutto il necessario, chiedi.

laboratorio_b legno_b paglia_b

 Stefano Collarin, ottobre 2022