prototipo BOULDER CAPSULA DC


Foto Carlotta Tornaghi

Il CORTINA DESIGN WEEKEND 2025 si è svolto tra l’11 e il 13 luglio 2025, tra Cortina d’Ampezzo e Corte di Cadore.

Il Boulder di CAPSULE è un prototipo e crescerà, l’ha pensato e sviluppato Mattia Manardi Menego con Edoardo Turozzi, entrambi architetti radicati DC.
Per costruirlo c’è voluta una rete convinta: mica c’era il budget: c’era una volontà determinata.
Grazie a tutti gli attivi presenti dunque: Italo Pradella e Fabio Cappelletti tra i primi, docenti, con i loro studenti del Laboratorio di falegnameria del Liceo Artistico di Cortina d’Ampezzo, quindi Cortina for Us, il Comune di Cortina d’Ampezzo, le Regole d’Ampezzo, FederlegnoArredo con FLA Plus, Wood Art Cortina, Beck Fastening con le sue pistole sparachiod’in legno Lignoloc, Rasom Wood Technology, Soltech, Zoldan Costruzioni, gli altri.
Le prese prestate dal Cortina 360, tracciatura a cura di Checco Vettorata e Matteo Lazzarin di Art Climb Sedico, questo Boulder non è una struttura per la performance sportiva, ma l’idea di una applicazione e di un sistema costruttivo, oltreché una camera mista o bivacco per l’alpinismo culturale e l’artista prensile: scalalo fuori e sdraiati dentro e leggici un libro anche due.
Ha campeggiato davanti alla Ciasa de Ra Regoles fino al 21 luglio, il prototipo capsula boulder, poi lo abbiamo cabotato ancora ancora al cantiere-Liceo, dove era stato allestito, per rifinirne l’interno.
Un giorno lo trasporteremo altrove, vedrete.
Nel bosco potrà fungere da spazio di residenza per artisti-che-scalano, si prenderenno l’acqua al torrente, lavoreranno e scaleranno, l’interno ottimizzato consentirà una vita frugale.
In ambiente sarà una camera-paesaggio.
In città, una piccola architettura d’esplorazione.
E’ un prototipo, abbiamo settato il sistema, e la prima rete di sostegno.
Lo potremo utilizzare ancora, e lo faremo.
Per costruire altre forme, altre capsule, più grandi, multifunzionali, alpine, urbane, spaziali.

IL BOULDER CAPSULA

Il progetto, ideato e sviluppato dagli architetti Mattia Menardi Menego ed Edoardo Turozzi — membri del team di Dolomiti Contemporanee — nasce come un piccolo bivacco dell’alpinista, dell’artista e dell’architetto: uno spazio intimo in cui sostare, dormire, leggere, scrivere e condurre ricerca.

Riferimenti storici e radici progettuali
L’ispirazione affonda nelle architetture del primo Novecento, in particolare negli anni immediatamente successivi alla Prima Guerra Mondiale, quando la scarsità di materiali impose agli architetti soluzioni costruttive ingegnose, leggere e modulari. Un riferimento diretto è la fattoria modello Gut Garkau di Hugo Häring (1923–1926), progettata secondo i principi dell’architettura organica: la forma nasceva dalle funzioni interne e dal rapporto con il paesaggio, abbandonando la rigida geometria del razionalismo per abbracciare linee curve, strutture a volte e superfici continue. Häring, convinto che l’edificio dovesse essere «organismo» e non «macchina», adottò geometrie a curvatura costante e moduli ripetibili, risolvendo strutture complesse con elementi di dimensioni ridotte e facilmente lavorabili, coerenti con la disponibilità limitata di risorse e tecniche costruttive dell’epoca.

Dal passato al presente: principi reinterpretati
Questi principi storici sono stati traslati nel progetto contemporaneo: anche qui, la forma nasce dalla funzione e dal contesto. La struttura, come la fattoria di Häring, è modulare e basata su un sistema di elementi semplici e replicabili che, messi insieme, risolvono una geometria complessa. La scelta delle tre arcate identiche, che generano una volta triangolare ribaltata, segue la logica delle superfici a curvatura costante: un sistema costruttivo economico, ripetibile e facilmente montabile. La forma, simile a una carena rovesciata, rimanda agli strapiombi dei massi d’arrampicata, intrecciando la cultura alpinistica con la sperimentazione architettonica. La copertura praticabile estende l’esperienza dello spazio, trasformando la volta in una superficie viva e percorribile, in continuità con l’ambiente esterno.

Spazio interno e funzioni
All’interno si sviluppa un unico ambiente, attraversato dalla struttura portante a rombi, lasciata volutamente a vista. Alcuni rombi spossono essere chiusi per contenere attrezzature e oggetti; altri diventeranno sedute, piani d’appoggio oppure un tavolo. Lo spazio rimane essenziale, adattabile e leggero. Per il riposo si utilizza una rete tensionata, simile a un’amaca, che restituisce un’esperienza di sonno minimale e “alpinistica”.

Materiali, giunti e montaggio
La struttura è interamente realizzata in legno: dagli elementi portanti fino ai nodi, che sono risolti con giunti incastrati in legno e fissati con viti metalliche. Questa tecnica ibrida garantisce solidità e reversibilità. Le volte si compongono di due moduli principali uno specchio dell’altro, rendendo l’intero bivacco smontabile, trasportabile e riproducibile altrove.

Sintesi
Il risultato è una microarchitettura in equilibrio tra storia e innovazione, tra memoria e funzione contemporanea: un bivacco culturale che riflette l’identità di Dolomiti Contemporanee, intrecciando sport, arrampicata, arte e ricerca per definire l’immaginario della montagna.
Mattia Menardi Menego

Ancora una precisazione, mai superflua, sull’architettura costitutiva di rete che DC, che vive e conosce la montagna e i suoi spazi, pone alla base dei processi di attivazione, e quindi sulla presenza essenziale, alla base di questi processi, di territorio e formazione, e degli assetti condivisi e costruiti che preesistono alla progettazione organica dei singoli moduli

La messa a fuoco/messa a terra delle idee che han condotto alla nascita di questo prototipo Capsula Camera Boulder, è inziata nella primavera 2025, quando Mattia Menardi Menego, Edoardo Turozzi, Dolomiti Contemporanee, hanno cominciato a pensare a un modulo sperimentale connesso all’agibilità culturale e fisica della montagna, alle funzioni di questa sonda, ai materiali, ai principi compositivi che l’avrebbero informato, alla sua tecnologia costruttiva, alla necessità di non utilizzare la prefabbricazione, che qua non siamo a Fiames, e di non montare un modulo di cristallo turistico su un albero abbracciato in un bosco pastrugnato.
La prima architettura dell’oggetto, come sempre in DC, non è oggettuale, ma relazionale: le cose che facciamo sono manifestazioni di attitudini estroverse e reti aperte e intenzioni e comprensioni convergenti, che concorrono a generare elementi non predeterminati, rinnovativi.
Cortina for Us, che organizza il Cortina Design Weekend, ha ben compreso e accolto la proposta di DC: realizzare un simile, incognito prototipo, e presentarlo all’interno del CDW25. 
Già nelle prime fasi, mentre si cercavano e trovavano le sponde territoriali che avrebbero in seguito procurato alcune essenziali collaborazioni, materiali e lavorazioni, si è cominciato a lavorare con/nel Laboratorio di Falegnameria del Liceo Artistico di Cortina d’Ampezzo, per due motivi:
– il Laboratorio è ben fornito di macchinari per la lavorazione del legno; i più importanti tra questi macchinari sono le teste di Italo Pradella, che lo dirige, dei suoi collaboratori, e di Fabio Cappelletti, docente di progettazione e design;
– nel Laboratorio ci sono più di venti giovani studenti del Liceo, che ogni giorno fanno esperienza, progettuale e creativa, con il legno; alcuni di loro han le teste platinate, giuovani campioni di hockey, non da ciò distratti, ma autenticamente interessati assai alle cose proposte, ben presenti, anche quelli che parlano poco; la formazione, sempre diciamo, in DC è qualcosa di estremamente significativo; lavoriamo con un sacco di scuole d’ogni segno e grado; siamo uno snodo intersettoriale, una membrana connettiva extrasettoriale, che scassa i confini (così scontendando gli individui pervicacemente schematici e arroccati, che non apprezziamo), e costruisce meccanismi integrati polimorfi; insomma, aborriamo l’incapacità d’intesa organica propria dei soggetti che operano in parallelo, senza compenetrare; se gli studenti incontrano gli artisti, gli architetti, i designer, i progetti, altre aree significative d’azione nella/per la montagna, gli studenti son contenti percè stimolati, e vengono, e noi li vogliamo, vedono come funziona una macchina aperta, e contribuiscono a muoverla.
Gli studenti, circa 25, provenienti dalle classi prima, seconda, terza, quarta, sono stati coinvolti dunque sin da subito, seguendo e osservando le prime fasi progettuali, partecipando con proposte legate agli allestimenti interni, alcune della quali verranno realizzate nei prossimi mesi, quando il prototipo verrà completato.
Una volta rimediati i materiali, gli studenti hanno aiutato ad assemblare le parti della struttura.
La Regola ha fornito il legname necessario: tavoloni da 4 metri di abete bostricato, tagliato nei boschi a Cortina, le travi, le tavole in larice per la copertura.
Rasom Wood Technology ci ha dato pannelli di chiusura.
Il Liceo ha ricevuto questi materiali, nel Laboratorio si è effettuata la prismatura, tagliati i pezzi di misura, per poi passarli alla falegnameria Wood Art, per realizzare con la CNC gli incastri e i tagli (Grazie Roberto Zambelli Nichelo).
Tornati al Liceo i pezzi così preparati, si è proceduto all’assemblaggio delle volte, e al montaggio delle tre pareti interne della struttura, sempre insieme agli studenti.
Beck Fastening, azienda austriaca che ha brevettato il Sistema Lignolok, ha capito e sostenuto il progetto.
Grazie a Cristina Beccari e Rainer Schneider.
Quattro pistole sparachiodi in legno Lignolok sono state donate da Beck al Laboratorio del Liceo, questo è importante, di questo stiamo parlando.
I ragazzi le utilizzeranno in futuro. Mattia Menardi Menago ha invitato al Liceo una serie di falegnameria di Cortina, a cui è stato illustrato il funzionamento delle pistole.
Formazione, certo, ma anche impresa, tutto in circolazione propulsiva. E’ bello, e funziona, il Laboratorio di falegnameria, con Italo, questo stiamo dicendo.
Poi vi diciamo altre cose, che ora andiamo al mercato.

Le foto sono di: Carlotta Tornaghi, Alessandro Manaigo, Dalila Da Col, Archivio DC