Gian Maria Marcaccini/Hit The Balls As Hard As U Can


Gian Maria Marcaccini, Hit The Balls As Hard As U Can #3, Legno, oggetti, generi alimentari, materiale elettrico, dimensioni variabili, 2025

Hit The Balls As Hard As U Can #3 è la terza installazione dell’omonima serie. L’opera si presenta allo spettatore come una grande parete divisoria in legno che separa e nasconde parzialmente uno spazio. Sulla superficie frontale, due fori posti ad altezza occhi attirano la curiosità, invitando il pubblico a scoprire cosa si cela dall’altra parte. Attraversando questa barriera visiva, o aggirandola, si scopre il retro dell’installazione: una scena che contrasta nettamente con la pulizia del fronte. Qui, l’opera mima un rifugio improvvisato, un luogo vissuto e poi lasciato in fretta e furia. Lo spazio è ingombro di oggetti quotidiani e beni di prima necessità disposti in modo caotico: coperte, una piastra elettrica, bottiglie d’acqua (alcune accartocciate), cibo in scatola, cavi e utensili. La disposizione volutamente disordinata, amplifica la sensazione di provvisorietà e urgenza. Questa dualità tra un fronte espositivo quasi minimalista e un retro funzionale e disordinato è il fulcro concettuale del progetto. Funziona come una metafora della vita contemporanea, dove una facciata di apparente ordine e stabilità spesso nasconde una realtà frammentata, incerta e precaria. L’installazione non è statica ma richiede un’esplorazione attiva, spingendo lo spettatore a interrogarsi su cosa si nasconde dietro le apparenze e a riflettere sulla propria condizione. L’opera invita a una riflessione sulle contraddizioni del presente.

ancora (Giapo Cittì):
L’installazione Hit the Balls as Hard as U Can #3 di Gian Maria Marcaccini si inserisce coerentemente nel percorso di ricerca dell’artista, focalizzato sull’esplorazione della precarietà e delle tensioni del mondo contemporaneo. L’opera agisce come un dispositivo critico che, attraverso un’esperienza spaziale e concettuale, mette in scena le contraddizioni del nostro tempo.
La parete frontale, pulita e impenetrabile se non per i due fori, rappresenta la facciata, l’apparenza controllata che la società e l’individuo proiettano all’esterno. I due fori diventano un elemento chiave: un invito a guardare attraverso, che rende lo spettatore complice e non più passivo. Questo atto trasforma l’osservatore in un avido inquirente, costretto a confrontarsi con una realtà nascosta. Il retro è la rivelazione di questa realtà: un coacervarsi di ogni tempo, di ogni segno che prende la forma di un rifugio tanto fisico quanto simbolico. Gli oggetti accumulati – bottiglie, coperte, una piastra elettrica – non sono solo elementi scenografici, ma simboli di una lotta per la sopravvivenza, di un’esistenza che diventa resistenza. L’allestimento caotico e disordinato riflette una condizione di emergenza che è intesa sia come stato di pericolo sia come ciò che affiora da e all’essere. L’opera diventa così testimonianza di un conflitto sociale e di un’urgenza esistenziale. Marcaccini non dipinge, ma assembla la realtà, utilizzando oggetti reali e quotidiani per costruire una narrazione visiva. Il disordine non è casuale, ma è un’attenta rappresentazione dell’entropia, della crescita del disordine che, citando Calvino, segna la dissoluzione dell’universo in un pulviscolo senza forma.
In Hit the Balls as Hard as U Can #3, l’arte diventa un esercizio epistemologico, una riflessione sulla nostra condizione di esseri gettati nel mondo.
L’opera non offre risposte, ma pone domande , costringendo lo spettatore a guardare oltre la superficie e a riconoscere la complessità, la fragilità e il disordine che ci accompagnano.
È un invito a rallentare, a osservare attentamente e a prendere coscienza di una precarietà che non è solo una condizione da subire, ma forse anche un’opportunità per creare, per riorganizzare, per trasformare.

 

L’opera è parte delle mostra Detriti Frammenti Schegge Brecce, Nuovo Spazio di Casso, fino al 31 dicembre 2025

Foto Teresa De Toni