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DC Next Start + “questa sosta non è un orto”, performance di mario tomè
Sabato 16 giugno, dalle ore 15.00, dolomiti contemporanee presenta il programma generale d’eventi per il 2012, introducendo i nuovi siti in cui si avvieranno i progetti estivi ed autunnali. Dalle ore 18.00 si svolgerà la performance “Questa sosta non è un orto“, di Mario Tomè. Tutti gli eventi in programma di svolgeranno nel Cubo di Palazzo Crepadona (Belluno).
Questo il programma di sabato 16 giugno:
ore 15.00: anticipazione alla Stampa del programma delle iniziative previste per l’estate/autunno 2012
ore 15.30: Presentazione delle Tesi di Laurea di quattro studentesse dell’Università Cà Foscari di Venezia e dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, che negli ultimi mesi hanno approfondito alcuni temi dei progetti Dolomiti Contemporanee e Gabls. Le studentesse sono Irene Brunello (UNTITLED, Cantiere aperto per progetti innovativi nell’arte contemporanea), Mariairene Didoni (Luoghi ritrovati e spazi inconsueti per l’arte contemporanea: alcuni casi di studio in Veneto), Francesca Gaio (Arte Contemporanea in provincia di Belluno: GaBls, Perarolo, Lorenzago Aperta, Dolomiti Contemporanee), Federica Perin (Non profit un nuovo metodo di fare arte).
ore 18.00: “Questa sosta non è un orto”, di Mario Tomè.
L’artista realizzerà una performance installativa che riflette su alcuni temi propri dell’arrampicata e del rapporto tra l’uomo e la montagna, sospendendosi alla piramide sommitale del Cubo, all’interno di un volume/bivacco. ore 19.00, Foyer Cubo: un pò di aperitivo, poche tartine Si ringraziano il Comune di Belluno e gli sponsor che hanno contribuito alla realizzazione di quest’evento e della mostra Gabls Faces, che si inaugurerà anch’essa alle ore 18.00 nel Primo Loggiato di Palazzo Crepadona. Grazie a: D’Incà & C., CLM La ferramenta, Cuprum Elettromeccanica, Dolomiti Rocce, Tela Blu, Vini Bioasiotto, Panificio Casol, Pasticceria Fiabane, TrueWine, Radiobelluno, Mario Padovani, il Rochin, Krea. Grazie anche a tutti gli altri sponsor di Dolomiti Contemporanee, che ci aiuteranno nel corso dei prossimi mesi, e che verranno presentati nel corso della Conferenza Stampa ufficiale del prossimo luglio.
qui la photogallery e un testo sull’evento.
qui il video.
Mario Tomè “questa sosta non è un orto”
performance a cura di gianluca d’incà levis
12 giugno 2012, ore 18.00, Palazzo Crepadona, Belluno
allestimento in opera fino a sabato 1 luglio
Sabato 12 giugno 2012, nel Cubo di Palazzo Crepadona (Belluno), Dolomiti Contemporanee presenta la performance di Mario Tomè: questa sosta non è un orto Attraverso un’azione di sospensione e sollevamento, l’artista propone la propria riflessione su temi legati alla montagna, all’arrampicata, alla condizione naturale/artificiale che investe l’uomo durante la progressione della salita. La sua montagna capovolta è costituita stavolta dalla piramide rovesciata che campeggia al centro dello spazio del Cubo (12 metri lungo largo alto), al cui vertice superiore (reverso inferiore) egli è collegato ed assicurato con tecnica di rocciatore. La montagna è girata. Tomè compie la propria ascensione da sotto, ma la cima non si erge, e già lo guarda dall’alto. La montagna, bianca, è dentro, costretta tra le nere pareti del Cubo, apicchi perpendicolari. Nell’arrampicata la salita non è sempre lirica, o libera. Ma quale free-climbing. Alcuni, assorti o superstiziosi, vogliono ritenere, o sostenere, che salire equivalga ad un atto di libertà. Ma la liberazione dalla costrizione è sempre parziale, la liberazione dalla gravità un’illusione letteraria (letteratura a basso costo). L’uomo che sale non è libero che a tratti, come l’uomo nel mondo. La progressione verticale è un processo, fisico e mentale, che prevede un’alternanza di situazioni, stati naturali e artificiali, movimenti e soste, slanci e procedure tecnico/meccaniche di assicurazione. I passaggi liberi e armonici si alternano alle lunghe fasi di immobilità e attesa e di costruzione della sicurezza, l’illusione della leggerezza al peso della fatica. La progressione, tranne in alcune fasi di trance, procede per stalli, anche all’interno della fluidità d’azione. L’atomo della successione è scisso, fermo: è collegato al successivo grazie ad un connettore. Per procedere, bisogna fermarsi. Andare è dunque anche stare. Bisogna saper stare, per poter andare. E’ necessario saper realizzare un sistema di collegamento e connessione. L’”ottimo punto di ancoraggio” è anche un sicuro punto di osservazione sullo spazio attorno. A partire dal 2009 (Skyhook, Semplicemente Contemporaneo, Padova; Suspensions, 2010, GumStudio, Carrara), Mario Tomè ha sviluppato una riflessione sui temi dell’arrampicata, del rapporto dell’uomo con l’ambiente della montagna, concentrandosi in particolare su alcune pratiche, alpinistiche ed estetiche. La performance “questa sosta non è un orto” insiste su un elemento nuovo, intervenuto nell’esperienza di lavoro e di vita dell’artista. Nell’ultimo anno, Tomè ha lavorato come rocciatore per una ditta che esegue lavori temporanei in quota con l’impiego di sistemi di accesso e posizionamento mediante funi. Questo tipo di attività viene generalmente svolta in montagna, e consiste nella messa in sicurezza e nel consolidamento di pendii e versanti rocciosi. In questo genere di attività, il lavoratore è “esposto costantemente a rischi particolarmente elevati” (rischio di caduta dall’alto), che vengono controllati attraverso l’impiego di sistemi di ancoraggio, attrezzature, dispositivi meccanici e corde, la cui perfetta conoscenza risulta indispensabile. Questa conoscenza tecnica particolare, è uguale o simile, per molti aspetti, a quella impiegata abitualmente nell’alpinismo. I sistemi di assicurazione, trasferimento, sospensione, sono più elaborati, dato il carattere complesso e delicato delle manovre da eseguire. L’apprendimento e la metabolizzazione di questa tecnica, e la necessità di un’attenzione costante, hanno modificato l’atteggiamento di Tomè, che ha inserito questa nuova pratica d’attenzione, a la conoscenza acquisita, nel proprio lavoro artistico legato alla montagna e al concetto di salire. Il suo sguardo diviene più circospetto, la sosta conta quanto la cima, senza la sosta non vi è alcuna cima. Una componente, necessaria, di artificialità, è intervenuta nel ragionamento. La progressione è una complessità, che si sviluppa per cesure, soste, procedimenti. L’arrampicata, nella realtà, non è quasi mai libera, ma condizionata da diversi fattori di vincolo. La sosta in sicurezza è uno degli elementi imprescindibili. La sosta è necessaria al movimento, sua parte integrante. Se non si sa attrezzare adeguatamente una sosta, non si è in grado di salire: meglio rimanere nell’orto condominiale.
sosta 1KN la sosta non è un orto criteri e dotazioni/criteri di esecuzione
requisiti di sicurezza lavori temporanei l’operatore è direttamente sostenuto dalla fune dispositivi di protezione individuale anticaduta piattaforma di lavoro/bivacco sospeso accesso caduta dall’alto frazionamento posizionamento ancoraggio tirante d’aria fune in tensione corda semistatica imbrago dispositivi di ancoraggio connettore cordino assorbitore di energia fettucce discendore dispositivo assicuratore carrucola