4 agosto 2014

su exibart, intervista di chiara ianeselli a gianluca d’incà levis, curatore di dolomiti contemporanee. leggi qui l’intervista
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1 agosto 2014

mercoledì 6 agosto dolomiti dontemporanee organizza un nuovo sopralluogo presso l’ex villaggio eni di borca di cadore, sul quale è stato da alcui mesi avviato un importante cantiere culturale ed artistico, denominato progetto borca. entro una settimana, sarà on-line il website dedicato www.progettoborca.net, che raccoglierà molte informazioni, dati, materiali d’archivio, su questo sito, oltre ai progetti specifici attivati su di esso da dc. nel corso della visita esplorativa, verrà esposto il progetto di valorizzazione e rifunzionalizzazione di parte delle strutture del villaggio, a cui si lavora da alcuni mesi in collaborazione con la proprietà.
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29 luglio 2014

Si amplia ulteriormente la rete delle collaborazioni internazionali di Dolomiti Contemporanee.La Real Academia de España en Roma è nuovo partner culturale di DC.Domenica 3 agosto 2014, l’artista spagnola Begona Zubero Apodaca giungerà in Residenza presso il Villaggio Eni di Borca di Cadore, dove sono in arrivo anche i primi due artisti francesi che DC ospiterà all’interno della piattaforma franco-italiana di
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21 luglio 2014

martedì 22 luglio, alle ore 21.30, alla fondazione merz di torino, si svolgerà la performance Something uncovered can’t be covered again di michael fliri. l’evento fa parte de Il meteoririte in giardino 7. la fondazione merz è partner di DC: il 12 settembre prossimo, il meteorite verrà inaugurato a
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19 luglio 2014

il concorso artistico internazionale twocalls è entrato nella piattaforma di piano: il D.C.A., associazione dei centri d’arte francesi, lo rilancia agli artisti
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10 luglio 2014

affidata a DC la copertina del numero estivo di artribune magazine, dal titolo viaggio in italia. una foto d’orgia naturale, nella quale la giungla dolomitica, incontrollabile, cannibale, letteralmente divora una delle 280 villette di edoardo gellner sparse nel complesso d’ettari dell’ex villaggio eni di borca di cadore, nuovo grande cantiere sperimentale che DC sta attivando. all’interno del magazine, un’intervista a gianluca d’incà levis, curatore del progetto. a breve on-line il website dedicato a borca,
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7 luglio 2014

Pubblicata un’intervista di Stefania Crobe a Gianluca D’Incà Levis nella sezione arte e imprese de il giornale dell’arte. Nell’intervista il progetto DC dagli esordi ad oggi e le prospettive di lavoro per il 2014: Nuovo Spazio di Casso, Twocalls e Progetto Borca. leggi l’articolo
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30 giugno 2014

DC segnala la partecipazione di Gianluca D’Incà Levis al Workshop Impresa contemporanea: un gesto artistico?, che si svolgerà  sabato 5 luglio, ore 18.30, all’interno di Pulsart restart, a Schio, presso lo spazio ex Lanificio Conte. Introduce e coordina Fabrizio Panozzo (Università Ca’ Foscari, m.a.c.lab).Intervengono e commentano: Valter Orsi (Sindaco di Schio),  Gianluca D’Inca Levis (Dolomiti Contemporanee e Università Ca’ Foscari, m.a.c.lab), Paolo Gubitta (Università di Padova), Matteo Lavezzo (Officina Creativa), Massimo Pupin (Artworks), Nadia Ugolini (Ugolini srl), Maurizio Zordan (Falegnameria Zordan).qui il programma
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21 giugno 2014

nuovo articolo di massimo mattioli su dolomiti contemporanee pubblicato su cult veneziepost sabato 21 giugno 2014. leggi l’articolo
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15 giugno 2014

Giovedì 12 giugno è stato avviato il Concorso Artistico Internazionale che coinvolgerà l’area del Vajont, teatro nel 1963 della Tragedia del Vajont.Il Concorso si propone di individuare, di qui alla fine del mese di ottobre, due opere di public art, che verranno realizzate su due luoghi emblematici che ancora oggi rappresentano la Tragedia e la morte: la Diga del Vajont e la facciata sud dell’ex scuola di Casso, ora Nuovo Spazio di Casso.

Il Concorso è dotato di una Giuria qualificata, e sostenuto da una ventina di partner isituzionali, e da alcuni partner privati, tra cui Acqua Dolomia. E’ proprio
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Depuratore di Borca di Cadore – Infrastruttura paesaggio

 

Cronache d’attualità.
Sarà pur chiaro come quella di paesaggio non sia una definizione inchiodata, perchè il paesaggio non è un’ente che cerchi una rappresentazione univoca, ma una permanente trasformazione d’ambito?


Nessun paesaggio è dunque bloccato, né bloccabile, in una forma definita, impermeabile al cambiamento che gli corrisponde – a meno che non ne stiamo considerando una singola configurazione definita, cosa che facciamo volentieri quando ad esempio approfondiamo la storia delle sue declinazioni ad opera dell’uomo.

Questo però può essere fatto mai nel senso più generale (al di fuori quindi dei casi progettati), nemmeno a ragione di tutela (voler essere responsabili non deve portare a divenire esclusivamente conservativi, ovvero anacronistici. L’uomo deve abitare la terra).
Il Paesaggio non è una cosa ma un divenire (della cosa).

Il paesaggio geologico, ad esempio, si crea, cambia, si definisce, attraverso la tettonica, la perturbazione, il sommovimento. 

Le definizioni storiche di paesaggio sono differenti, hanno codificato alcuni modelli, e si sono spesso generate a partire da posizioni o sensibilità particolari, selettive e critiche, e in ciò arbitrarie (paesaggio inglese, italiano, francese, etc.), legate alle caratterizzazioni della cultura proponente, o ad alcune ambizioni intellettuali e artistiche (creative), anch’esse soggettive.




E’ impossibile dunque calcar paesaggio, ovvero pretendere di concedere di esso una definizione univoca ed universale.

Paesaggio è, al limite, la sommatoria degli approcci, dei pensieri, delle pratiche, delle azioni, che determinano la cogenerazione, e quindi la forma, di quella parte d’ambiente naturale corredata dai fattori antropici.

Se non ragioni in termini dinamici, produci rappresentazioni (definizioni) del paesaggio schematiche e rigide, ovvero non coerenti con la sua plasticità – così facendo inibisci l’aggregazione e la disposizione delle omeomerie, e carichi solo una parte di realtà (la censura è antiestetica. la cecità esclusiva, naturale o premeditata, è colposa e dolosa.


Gli elementi dell’architettura, stabili o semistabili, concorrono a modificare e ridefinire ambiti di paesaggio.
Laddove si realizzino strutture, manufatti, infrastrutture, è possibile, e appropriato, parlare di cantiere-paesaggio (trasformazione continua).



La relazione, spesso frizionale, tra struttura costruita e ambiente, è d’interesse, rispetto alla composita morfologia d’impianto dell’ambiente lavorato, e rispetto ai valori plastici che il progetto e le tecnologie costruttive e le macchine industriali (come certo le fabbriche: le fauci delle macchine divora-paesaggio sputano fuoco e vanno ingaggiate) consentono di realizzare, ricavando spazio fisico dal contesto, per adattarlo alle esigenze materiali dell’uomo.


I valori plastici connessi all’economia del paesaggio, e alla sua percezione, vengono trattati dall’estetica.
Non tutti possiedono facoltà d’intuizione estetica, non tutti quindi possono (o vogliono: è lo stesso) comprendere valori formali qualitativi legati al progetto d’architettura o alla relazione dell’oggetto d’artificio con lo spazio d’occupazione e con la sua trasformazione. Una cosa la sai se la intuisci e se la studi. Di una cosa hai conoscenza se essa ti interessa: aggancio.

Se una persona decide di scegliere tra la foglia e la geometria, questa persona è settaria, la sua educazione deludente e incompleta, il suo manicheismo antidialettico: autolimitare la percezione conduce alla noia, impedisce la carburazione, trafuga lo scandaglio.
Se una persona, ad esempio, non possiede orecchio musicale, o sensibilità nei confronti della poesia, se alcuni sono in alcosa deprivati, bene, spiacenti per loro, nulla cambia (alcuni non cambiano), la musica e la poesia non divengono mai noiose, e continuano a rimanere ambiti necessari e stupefacenti, paesaggi della sensibilità dell’uomo, luoghi dell’invenzione e dell’espansione della mente e dello spirito, zone dello sviluppo, antagoniste delle arbitrarietà (spesso presuntuose) proprie delle fissazioni.
Se una persona, ad esempio, non possiede orecchio musicale, o sensibilità nei confronti della poesia: bella noia, e di cosa dovremmo parlare? Della fragranza del germoglio?

Poi una capsula tecnologica candida precipitata dal cielo o in costruzione nella foresta ci ricorda sempre una rampa puntata, un razzo spaziale in allestimento, quasi pronto a raggiungere lo spazio profondo, paesaggio poligono? o abbandonato durante le fasi interrotte della sua costruzione, le stazioni fantasma come germi o massi allettati (boulder) in attesa del muschio. space in the landscape force base, dardi.

Allo stesso modo, come non tutti vogliono architettura (ingegno e forma: spesso snobbati dallo sciatto ambientale), non tutti studiano foresta e roccia, non tutti vanno ad erborizzare. Ebbene, fare entrambe le cose è meglio che farne una sola: una non basta, negli ecosistemi complessi. tenere sia bosco che cemento, tenerli (buona presa), e tenerli bene.
Se guardi una cosa da un’unica prospettiva, non produci di essa un’immagine coerente: in tal modo, che tu lo sappia o no, contribuisci invece ad impoverirne lo spettro. Ma la realtà è poliedrica, mobile, cangiante, relata.



Chi in ambiente non ammette cemento, ma pretende solo natura, desidera una riserva, mentre noi osserviamo gli spazi vitali, e lavoriamo sulla relazione tra quella e questi. Anche l’uomo è natura.
Non chiudere l’uomo in una riserva: non ci deve stare.
Non chiudere la natura in una riserva: per alimentare paesaggio, non bisogna arrogarsi la facoltà di paralizzarlo in un’immagine protettiva (l’egoismo feroce del tutelatore intransigente è ottuso).

Vedi le forme straordinarie, ed ordinarie, della natura? Dovresti vedere anche quelle dell’architettura.
E, soprattutto, dovresti poter concepire la loro relazione.
Ma poi, vieni con noi a Bajkonur.



Il nuovo depuratore di Borca.

A Borca di Cadore proseguono i lavori di Bim Gsp per la realizzazione del nuovo depuratore biologico a fanghi attivi.

Vedi i grigi setti cementizi dell’impianto sorgere inquadrati dai verdi cupi del bosco a Salieto, vicino al ponte di Villanova.
Le colonne (aula, navata), i pilastri, i fili dritti dei pannelli dei tamponamenti, così netti, così omogenei, così immobili, prendono il vento dalla fronda scossa, lo prendono in luce coi suoi fischi facendosi schermo, riproiettano i quadri-paesaggio e ne inaugurano un archivio cinematografico.
In questo fondare e salire della casa chiara (che per ora corrisponde ad un’automacchiazione), le linee diritte, o inclinate, inquadrano all’improvviso brani di cielo e di foresta, brani nuovi, sequenze inedite, il taglio del candido marmo conglomerato.
Questo inquadramento non è schematico: è una variante propositiva, che spinge a considerare nuovi approcci o misure di scala.
Alcuni oggetti temporanei (o costruendi) consentono di immaginare relazioni non stabili, progressioni, sviluppi, inclusioni, scarti. una volta finiti, gli oggetti tecnici spesso scompaiono: l’unico baluginio è stato all’inizio, nel momento in cui le bancate grigie intonse son state infisse nel terreno, come superfici di proiezione, ecco la proiezione.
La regolarità della struttura basica dell’oggetto, inserita tra il bosco e le crode, genera un’atmosfera, della quale fanno parte la sorpresa per la nascita di un nuovo campo geometrico (il volume impatta silenzioso, nelle sue forme nette, puoi anche vederlo come la casa sorgiva dell’acqua); la sua relazione cromatica di contrasto con il contesto prevalente del bosco; un’aspettativa (evidenza dell’incompletezza della struttura rispetto alla dinamica del cantiere in atto: simultanea presenza e assenza del tempo).
Questi elementi chiari, nitidi, nuovi, statici, stagliati, piatti, da poco sguainati, non finiti, riportano alla mente la trattazione del corpo dell’oggetto o dell’architettura propria della pittura metafisica (enigma di un pomeriggio di primavera), i cui oggetti plastici ad impatto, semplici, monumentali, non ancora sbavati dalle efflorescenze, certe volte, in virtù di posizione e misura e gravità e solitudine, emergono subitanei, e suggeriscono l’aleggiare d’altre presenze, o una sospensione, la sospensione che anima qualsiasi cantiere-meccanismo, nei casi in cui esso venga avvertito come un passaggio transeunte, ovvero un orologio, e non come un mero elemento fisico di incontrovertibile datità.



Il rapporto tra l’oggetto d’architettura nudo (struttura della costruzione) e lo spazio in cui esso viene inserito, viene analizzato attraverso le categorie della ricerca infrastruttura paesaggio.

Foto Teresa De Toni (aprile 2024)



Qui alcune informazioni tecniche sul depuratore.

foto: teresa de toni