14 maggio 2016

George microzine è una mini-fanzine a cura di cose cosmiche e pubblicata da Arthur Cravan Foundation. Il primo numero di George tratta le modalità di organizzazione di una resistenza collettiva. If the only way to make an escape revolutionary is to pick up arms, we ask: which weapon would you tuck in your pocket? Qui di seguito il pezzo di Gianluca D’Incà Levis per
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19 marzo 2016

Quotidiana è un progetto per l’arte contemporanea attivo dal 1995, realizzato dall’Ufficio Progetto Giovani del Comune di Padova.è a cura di Gianluca D’Incà Levis il primo seminario di Quotidiana a parole, dedicato agli artisti protagonisti di Quotidiana esposizione, che ha avuto luogo sabato 19 marzo.Qui di seguito un testo che riassume le questioni affrontate durante la
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15 marzo 2016

Giuseppe Vigolo e Antonella Zerbinati partecipano con Santos Dìas alla mostra Index Roma (26 febbraio al 17 aprile 2016), presso la Calcografia Nazionale della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando a Madrid. La mostra raccoglie i lavori realizzati dai borsisti della Real Academia de España en Roma nel 2014-2015.in catalogo un testo di gianluca d’incà levis, qui di seguito riportato. — ita (scroll for esp) Santos Dìas – Giuseppe Vigolo/ Antonella Zerbinati la traiettoria circolare del proiettiledi gianluca d’incà levisma che cos’è l’arte, se non questo proiettile sottile del senso, e realmente incisivo a
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6 dicembre 2015

dolomiti contemporanee ha partecipato a Tasting the Landscape, 53esimo congresso mondiale ifla (International Federation of Landscape Architects), che si è svolto al al centro congressi lingotto di torino,  dal 20 al 22 aprile 2016. TTL intende promuovere una riflessione sul ruolo fondante dell’approccio creativo al paesaggio, che derivi da un rapporto concreto e percettivo con il luogo e che porti ad un’indagine approfondita e alla rielaborazione di quelle immagini, pratiche e segni che possono influenzare l’andamento della trasformazione di regioni e paesaggi. Dolomiti Contemporanee partecipa nel tema Inspiring Landscape, con un
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22 ottobre 2015

paesaggi contemporanei: geografie dei paesaggi economici giovedì 13 agosto 2015 forni di sopra (ud) sintesi dell’intervento del professor pier luigi sacco, ospite relatore della sessione pomeridiana di paesaggi contemporanei, dal titolo cultura, sviluppo e territorio: dall’eventificio alla comunità di
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7 ottobre 2015

Contest  Il 1BBDC (First Borca Boulder Dolomiti Contest) è un contest di bouldering in ambiente, che Dolomiti Contemporanee prevede di realizzare nel 2016 all’interno dell’ex Villaggio Eni di Borca di Cadore, “cantiere di arrampicata culturale” inaugurato a luglio 2014 con Progettoborca. Si tratta di un progetto culturale, che si sviluppa nel PBLab. L’Associazione Party BLock (Belluno) curerà l’evento sportivo. Dolomiti Contemporanee e Progettoborca Nel 2014, l’attuale proprietà del sito (Gruppo Minoter-Cualbu) ha affidato a Dolomiti Contemporanee l’incarico di avviare un programma di valorizzazione culturale e ripensamento
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#pblab0 – Cane a sei zampe, rebranding Quasi ogni oggetto, all’interno dell’ex Villaggio Eni, è brandizzato: il celebre cane a sei zampe, logo storico di Eni, campeggia su ogni piatto, tazza, coltello. E sulle coperte in lana, che allora furono realizzate da Lanerossi, e che ancora utilizziamo nella Residenza di Dolomiti Contemporanee a Borca. Oggi, due giovani artisti e designers di moda, Anna Poletti e Giorgio Tollot, hanno preso queste coperte originali, e le hanno trasformate in cappotti vintage. Rebranding, rigenerazione, e coltivazione rinnovativa del patrimonio storico, attraverso le idee e le arti. E’ questo uno dei primi progetti
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12 aprile 2015

Keeping tensions up: a reflexive analysis of the (strategy)-making-of Dolomiti Contemporanee, short-paper coautorato da Maria Lusiani (Maclab, Cà Foscari) e Gianluca D’Incà Levis, che è stato accettato al call for papers EGOS 2015
 (Sub-theme 30: Fostering Change for Responsibility: Forms of Reflexivity in Engaged
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18 marzo 2015

qui di seguito, un’intervista di luciana apicella a gianluca d’incà levis, nella quale il curatore di dolomiti contemporanee (DC) si sofferma su diversi aspetti fondamentali della pratica culturale del progetto, e sul significato dei processi artistici e rigenerativi intentati. a questo link, una riduzione del testo integrale dell’intervista, pubblicata su il fatto quotidiano a marzo 2015. Dolomiti Contemporanee: l’arte come impresa funzionale, che riapre i siti industriali dismessi, e ripensa la montagna e il territorio come un perenne cantiere di stimoli. LA: Come e quando nasce l’idea di Dolomiti Contemporanee? GDIL: Dolomiti
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31 ottobre 2014

Qui l’audio integrale della conversazione tra gianluca d’incà levis e marc augè dal titolo L’uomo è il territorio, inserita in Paesaggi Contemporanei, Forni di Sopra, 17 agosto 2014. Qui, scaricabile, la trascrizione della conversazione.L’evento è stato promosso dalla Provincia di Udine. foto: L.
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le fogge delle rocce – prime prese

 

le fogge delle rocce nella storia dell’arte – studio comparativo per musei con l’iphone. esclusivamente i DETTAGLI, spesso -non sempre, spesso- in cornice fondale, di pietre e montagne, portati a macro, estratti-isolati (scavàti), prim’abbozzo di un progetto di estetica iconografica geologica montana, rassegna di pittogeologia alpina, abaco delle crode oleate, etc.

Pietro del Donzello (?), 1487, La partenza degli Argonauti. (architetture del vello).

Bramantino, L’adorazione dei Magi, 1500, National Gallery.

e ancora nel ‘500 (quando mai oggi più), l’artista gli era l’architetto della natura pure sapiente (delle nature pure), da cui qua la capanna del bambin, rinata come palazzo di piero e sbrecciato, l’edifizio armato nelle rette geometrie, per aprire dal varco il paesaggio alla colonna-montagna, che le crode all’inizio dell’opera erano vere e proprie ancor più squadrate TORRI, che infatti torreggiano ancora assai, e, appunto dicevamo, questa particolare natura alpina architettata, completa d’archi e contrafforti e corpi in aggetto (e d’un demone) non sottende una perfetta cosmogonia razionale, ma è senz’altro un gratta-zielo, fatto della stessa materia delle cornici: e prima.
mentre dopo, ecco che si congiungono finalmente in ruina, azzerando il divario temporale, le due parti che furon costruite, ricomposte grazie ai crolli, rifuse in un’unica massa coeva, delle ere rampanti (diamine d’un angoletto quantistico, la reciprocità della radiazione rinascimentale).

le fattezze delle rocce.
altro scorcio angolo destro alto .
bartolomeo di giovanni, gli argonauti in colchide, 1487, sempre sul vello, che non ci interessa, come non ci interessa qui il quadro -mai in questo album del dettaglio di croda.
le figure dei picchi azzurrati, come certe figure grafiche di buzzati o quinte (più ardue) magrittiane, nel simbolo totemico in profilo, a destra cala un becco rotto camuso, prominente a spiovere la fronte strapiomba, e la cresta slanciata in quota al giallo dei cieli all’indietro.
poi quindi l’uomo in armatura o altra bestia (d’aria o anfibia) sotto alla coffa sinistra.
ma anche il sasso verdeslanciato in primo piano a destra, porta stagliato profilo antropo-moai, alla foggia rinascimentale fiorentina.

Agnolo Gaddi (1370/96), Il Sogno di Eraclio, Racconto della Leggenda della Croce, Santa Croce, Firenze.

Negli episodi settimo e ottavo del ciclo, Michele Arcangelo sfiora le crode in volo, e muove Eraclio alla Guerra Santa, cosicchè la Croce, che è di legno, viene riconquistata in Gerusalemme.
Nell’ottavo affresco in particolare, ste crode giù dal Monte degli Ulivi ancora più SI FENDONO, aprono, separano, schiudono, calando in terra come panneggi di ghisa, in gruppi o grappoli ridossati, che a loro volta s’addossano alle torri di porta, e in generale si compie un rapporto organico e di trasformazione alchemica colle architetture che si trovano accanto ad esse rocce incappucciate, ma anche sopra di esse in esile composto modello, accompagnate e appoggiantesi, mentre fan la terra e la quinta nei confrafforti tellurici in spinta, e nel portico schiuso stretto le pietre-colonne vanno ancora coi fusti arborei sottili, etcetera.
Poi, per connessioni ardue da introdurre criticamente qui, prendiamo a rimembrare The Monolith Monsters (J. Sherwood USA 1957), ma questo lo riprendiamo più tardi, verso le 3:30.

berto xavinio, monumento ai giocattoli, olio su tela, 80,5×65,5 cm, 1930.

dai, corrotto, diciamola sta oscena banalità coronata: le montagne non sono giuocattoli.

è un’idea incolta e superficiale e assai stratta questa, che inquarta savinio tra gli eclettici: l’aggettivo inglorioso.
era ed è invece lui un classico integrale e basta, come capisce chiunque tranne qualunque, non occorrerà citar sciascia e apollinaire per suffragare quest’affermazione che non è affatto una tesi ma un’intuizione d’evidenza anzi un foglio squadrato d’intendenza (intendere intenzione e tendere). che spesso questo concettazzo prossimativamente speso di versatilità non depone che la confusione dei valiloquenti (pensatori) monocratici distratti e pazzi, per dire singolo-versi (ottusi schematici funzionari delle geometrie primitive o impiegati portatori della subdoleria contraNORMALE), peresempio quelli che quando vedono il farsi di un creare attraverso due ceppi diciamo (dicono) distinti, diciamo (diciamo) la pittura e la letteratura, non riescono a scorgere l’immagine-una restituita nelle quiete agitate vastità del divenire e della sua rappresentazione nel/del mondo, che c’è sempre quella precisa misura e poetica dioscura (dueinuno) in rocco (grecità), che nulla ha a che vedere con la fantasia, [mentre invece] con gli stravolgimenti riferiti condizionati perrieriani böckliniani, nelle manipolazioni giuochincrociate da reinach, olimpichetitaniche ma “posate in natura” e tutti sti volti d’una volta (mito e storia) in volto (architettura d’emergenza marina), volt’oblungo del pesce inviso men sempre della violenta tumorata infezione umana (sempr’involto), più in generale particolare in ogni anellagione o struzzamento o morganatismo, ma anche per gli psichismi rievocazionarii, che tutto concorre a questo, che xavinio è uno solo e intero e xavio nienteaffatto policromo e poliforme né un tesoriere d’ecuba (non è uno scrigno charmes), né guardiano dei fari giocattolo delle deserte isole dell’arcipelago dei ciclopi, ‘somma neanche polidor’o polifemo, e invece l’umano umanista del plastico intendimento riaggrumato nel chiaro costrutto delle variabilità regolare, attributi e funzioni questi che non schiantano gl’alberi spezzano i rami per eccesso di peso, come fa la neve fradicia d’acqua coi rami degli abeti infami.