SPACE DAYS DC INAF Gran Sasso – 5 luglio/30 settembre 2024

Space Days Vol. 3 nel suo ambiente di ricerca: il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Le foto di questo post sono di Teresa De Toni.

Venerdì 5 luglio 2024, a Campo Imperatore, nel cuore del Gran Sasso d’Italia, si è inaugurata Space Days Vol. 3, di Fabiano de Martin Topranin, e si è avviata la collaborazione tra Dolomiti Contemporanee e L’Osservatorio Astronomico d’Abruzzo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Una collaborazione straordinaria, che ci porterà lontano, per le terre e per gli spazi, coniugando le ricerche.
La ricerca artistica, intellettuale e culturale, legata ai temi della rigenerazione di un sacco di cose (il pensiero, l’arte stessa, la relazione con il paesaggio, l’immaginario montano e le sue connessioni con gli Altri Spazi, fisici e mentali), e quella propria dell’Astrofisica e dell’Astronomia, che INAF sviluppa su progetti innovativi di rilevanza mondiale.

Space Days Vol. 3 nei pressi dell’Osservatorio Astronomico Inaf di Campo Imperatore, dove rimane installato dal 5 luglio al 30 settembre 2024. Foto: Teresa De Toni.

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Nella nostra veloce e densissima spedizione abruzzese, mentre installavamo questo silenzioso ed attento Cercatore al centro del suo nuovo Campo d’ascolto, dov’egli ora Campeggia come un radar, antenna, trasmissore, ricevitore, abbiamo cominciato a conoscere da vicino, dall’interno, zoom, le persone e i luoghi del lavoro di INAF, instaurando una relazione biunivoca, aperta e propositiva, con i primi confronti già, su alcune plausibili linee convergenti della ricerca, e sui modi possibili di affrontare insieme, noi apparentemente così diversi e invece no, alcuni grandi temi sbalorditivi ed arditi dell’Esplorazione di ciò che ancora non si sa, combinando le specificità, in una visione condivisa della opportunità, e necessità, di coniugare e integrare la ricerca scientifica e quella creativa, allargando lo spettro dell’azione dell’uomo, e quindi della conoscenza, senza la quale non si deve stare, perché non si può, altrimenti lo Spirito dov’è? E come e per quale motivo dovrebbe, potendolo: esprimere, promanare, l’Anima Mai Sfamata?

L’immaginazione e la competenza e la precisione qui non mancano a nessuno, questo era già evidente ai più.
Quel che non era scontato è dunque, come sempre, ciò che più conta, e che è avvenuto: una presa di contatto approfondita tra due realtà diverse (Psiche, Eros, Amore, l’Antibanale), nella quale le funzioni costruttive dell’uomo, intellettuali, ideative, immaginative, scientifiche e tecnologiche, dominando l’incostanza (Pulsar sta altrove, non è questo un caso d’intermittenza io credo, ed anche i getti di plasma li vedremo più avanti), concorrano allo sviluppo di progettualità ampie e multiformi, capaci di stimolarsi reciprocamente.

 4 luglio 2024 – Allunaggio (installazione) di Space Days Vol. 3 a Campo Imperatore, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Foto Teresa De Toni

Ma torniamo a questa scultura di legno, che invece sembra, a chiuque vi s’imbatta, un’Arca delle Sensibilità riposte (grande ma intimo), che ben stagliata osserva e incamera e specchia, le crode di grigio e di verdevestite ed i zieli sovrasti, e la sua immobilità non è che un’apparenza, così centrato quest’uomo atlantico alto, proteso in una dinamica controllata, ed è evidente com’egli non dorma affatto sotto a quell’elmo tecnologico e che fa sul serio, mentre al centro di questo circo sembra allunato per una precisa volontà solida e severa e non quindi per scherzo, ma è, per l’appunto, molto sensibile questo legno d’umano, e infatti colpisce (anche chi appena con un palpito imprevisto l’intuisce), così grande e così sincero, ha un movente evidente, che è quello di esserci, proporsi ed ascoltare, ecco perché lo trovi umano (vi trovi l’umano), la severità viene in realtà da un pudore, quello proprio dalla dignità nel coprire una gentilezza dell’animo che cerca, al di là della fragranza che t’impregna le nari, lode all’atmosfera.


 Avere la visione. Il Gran Sasso ed il Zielo riflessi. foto Teresa de toni

Ora insomma, Space Days Vol. 3, sto formidabile cosmonauta realizzato da Fabiano De Martin Topranin con Dolomiti Contemporanee per il Nuovo Spazio di Casso (la sua prima capsula, la capsula natale)n nel 2023, è uscito, e, dopo un lungo viaggio, è finalmente giunto sbarcato in Ambiente, come avevamo previsto sin dall’inizio, in un luogo aperto, una terra di scelta e d’elezione, che consente al suo Spirito franco di liberarsi e di muovere, come si libera il nostro quando lavoriamo per creare relazioni proficue tra gli enti, gli enti terrestri e celesti, che sono entrambi spaziali, o anche logici e sintattici, e fisici e psichici, diciamo, dato che DC si occupa di Logica Spaziale, di processare e riprocessare le relazioni tra gli Enti significativi ed essenziali, e noi pure da sempre indaghiamo i mondi, attraverso le cosmogonie, le filosofie, le scienze e le altre costruttività interrogative, analitiche e poietiche, incrociandole, intrecciandole, e frantumandone le rigide compartimentazioni segreganti, e dunque ma insomma, e quindi noi così consapevoli che guardare con attenzione non equivale mai a lasciarsi andare e nemmeno a star fermi contemplando, ma invece ad approfondire per agire (Logos e Pathos, Apollo e Dioniso, chi mai ha confermato davvero la loro scissione se non un ingenuo bigotto scissionista controrganico?), e dunque i surnaturalismi antispecisti, le imbricazioni polisemiche, gli umanismi mondati dallo schematismo cattedratico come dagli pseudointuizionismi olistici oshoeni, il razionalismo eversivo agglutinante, e così via.
Chi d’altro canto non capirebbe che Wittgenstein e Beckett son due Astronauti, navigatori dello Spazio, e che tale Spazio lo scriviamo maiuscolo (è interessante: in questo sito non ci sono le maiuscole e quindi non te ne accorgi e devi fidarti) perché esso conferma l’esterno dell’interno, ed il Cosmo apparentemente più vicino a noi, nel quale per primi nuotiamo, è l’Encefalo, coi suoi razzi neuraliQuesto spazio sovrano (natura naturata) e liminale (naturans, che quassù si osserva, ecco perché stiamo citando Spinoza, che al principio campava da ottico, tornendo lenti a leida), uno spazio dunque con un obiettivo doppio quantomeno, in cui, fino al 30 settembre 2024, rimarrà Space Days Vol. 3, è prossimo all’Osservatorio Astronomico di Campo Imperatore, che infatti si rifletta sull’emisfero sinistro dell’elmo. E siamo naturalmente nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, e il Parco pure è parte della spedizione, perché ha accettato di buon grado e da subito di esserci, e questa è un’altra delle cose che facciamo sempre: lavorare direttamente in Ambiente, immersi in natura, questa natura che scaliamo, e la scaliamo nella doppia accezione, nella sua estensione e col pensiero, mica tutti panteisti, e la prima accezione di questo voler scalare viene con le mani traverso l’alpinismo culturale, la seconda invece è un portato della nostra attitudine a misurare i fenomeni con-sentiti (auto-co-scienza: trovare la scala geometrica -e quindi estetica- della relazione tra gli enti, e di materia e sostanza, attraverso lo studio e l’intuizione scientifica e l’immaginazione e la percezione e così via). Il parco ha capito, carlo catonica per primo e lo ringraziamo davvero, perché, senza la sua calma e chiara presenza non saremmo andati veloci quanto serviva in quest’occasione, e così abbiamo fatto una rete ampia e bella ed estroversa e fattivamente collaborativa sin da subito, e questo incontro è robusto e intelligente, grazie anche il presidente del parco, Tommaso Navarra, avanti.

 Campo Imperatore, 2015 mdlm. Davanti al telescopio AZT-24, l’unico in Italia che consente di osservare le bande infrarosse, e quindi, ad esempio, Nuclei Galattici e Supernovae. Foto Teresa De Toni

Ringraziamo tutti gli altri, Inaf ha aperto tutto subito, alle volte capita, mica sovente, e quindi quando questa coincidenza delle attitudini delle umane sensibilità e degli intelletti si verifica e manifesta fluida, senza tentennamenti e cautele diplomatiche, si sprigiona istantanea una forza che possiede un’amplissima potenzialità di propagazione, e che poi andrà coltivata, senza alcuna fretta e assennatamente, e infatti nessuno ce l’ha, la fretta, ma le condizioni son poste già, è questo il viatico, c’è già il motore, e quando si attrezza una squadra eterogenea della ricerca, puoi star certo che andrai a scoprirne altri, di mondi, entro e fuori ai sistemi, ed eccoci qua. 

Grazie al Direttore Enzo Brocato, direttore dell’Osservatorio Astronomico d’Abruzzo, ed a tutti coloro che ciò hanno supportato, che abbiamo iniziato a conoscere, e che ci hanno raccontato una parte della loro ricerca, parlandoci di temi sui quali noi stessi ci documentiamo da decenni, e che non ci sono affatto estranei, l’astrofisica nucleare e stellare, la formazione stellare, galassie e ammassi globulari e supernovae e popolazioni stellari, ska e gaia, e avanti e in su. 
Mentre ci guidavano dentro ai telescopi bellissimi, il celebre rifrattore equatoriale Cooke di Cerulli alla Specula di Collis Uraniae, il telescopio Schmidt e l’AZT-24, entrambi ospitati nella stazione osservativa di Campo Imperatore.
E coi quali abbiamo iniziato dunque a individuare una prima serie di linee e temi e campi d’azione compatibili, a Campo Imperatore e all’Osservatorio di Collurania a Teramo, dove siamo stati accolti da amici: grazie dunque Ivan Di Antonio, Lucio Pacinelli, Gianluca Di Rico, Simone Benedetti, Chiara Badia, Eleonora Ferroni.
Grazie a Francesca Perpetuini: è lei che ha fatto il primo contatto tra Dc e Inaf.
Grazie a Simone Cametti per l’aiuto nell’installazione, ed ad giovane Leonardo, che ha menato fendenti a destra e a manca, perso il pallone, ma non ha distrutto l’opera. Ed a Alberto, Alice, Papi, Prisca.

E grazie a tutta la rete di partner che supporta DC, nelle Dolomiti, in Italia, nel Mondo e per gli altri spazi
In particolare qui grazia a DB Group, che è il nostro vettore ideale (e su gomma), per il trasporto. Ed a Procaffè, nessun dorma, che s’ha da andare.


 Collurania, risveglio al mattino e visita all’Osservatorio con Lucio Pacinelli e Simone Benedetti. il celebre telescopio Cooke & Sons, portato all’Osservatorio da Vincenzo Cerulli nel 1895. Foto Teresa De Toni

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