Alessandro Pagani/Cranium
Alessandro Pagani, Cranium, 50×70 cm, olio su tela, 2011
Cranium nasce relativamente ad una tematica che indaga le collezioni dei musei di storia naturale nel mondo. Ma che sia il cranio di una tigre (preistorica?) non è il punto; piuttosto andando al momento della sua creazione e osservandone io stesso, a posteriori, la struttura pittorica, non posso che pensare di essere stato (consciamente o meno) guidato dal ricordo di Creeping flesh (1973). Peter Cushing è il professor Hildern, che torna dalla Nuova Guinea con uno scheletro di un umanoide primitivo e scopre che immergendone le ossa nell’acqua i tessuti dell’essere si rigenerano. La carne della cosa ha un aspetto e un colore indefinibile, screziato. In questo senso la pittura, che sembra simulare un gesto espressionista nel modulare il cranio, si può intendere come l’inizio di un ritorno della carne, la carne strisciante come reciterebbe la traduzione letterale del titolo (deturpato nella versione italiana).
L’opera è inserita nella mostra Le Fogge delle Rocce, Nuovo Spazio di Casso al Vajont, dal 27 luglio al 31 dicembre 2024.
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Foto: Teresa De Toni