Bruno Fantelli/doppio paesaggio


Bruno Fantelli, doppio paesaggio, 23x32cm, olio, pellicola filtrante e metalli su pc, 2024

Si entra in un paesaggio dove ci si ritrova storditi, alla minima variazione tutto cambia, si vede il riflesso del nostro ambiente, quello che c’è dietro non è chiaro e non sembra stare bene. Da parti di un vecchio pc nasce una visione alterata e su più strati di un mondo immondo colonizzato da creature erranti. Silicio, Palladio, Cobalto, Litio, Cerio, ecc., si trovano imprigionati in un mondo non loro. Sono le famose terre rare, così importanti ed impattanti sugli aspetti geopolitici globali e di conseguenza sulla nostra vita. Terre rare che non sono così rare ma i processi di estrazione e lavorazione come quelli di riciclo comportano dei costi altissimi. La loro richiesta è in aumento costante, dato che sono indispensabili per la produzione di tutti quei prodotti tecnologici che fanno sempre più parte della nostra quotidianità e indispensabili in vari settori, da quello medico, a quello aerospaziale, a quello militare. Questi materiali vengono dal sottosuolo, da quell’ambiente fossilizzato, stratificato e comunque soggetto a tanti cambiamenti. Columbite con fratelli e sorelle vengono estratti, raffinati e drogati. Entrano a far parte di un’altra realtà che spesso dura poco e una volta consumati finiscono per perdersi e vagare alla ricerca della vecchia casa/madre, “la Terra”, oppure si ritrovano imprigionati in bare piene di altra ricchezza abbandonata. Non si riesce più ad avere quella chiarezza che consente di mettere a fuoco permettendo di orientarsi con decisione. Da questa visione alterata si vuole far riflettere su quanto sia complessa e fragile la nostra Terra e quanto ne siamo legati anche con gli oggetti che ci allontanano da essa.

L’opera è inserita nella mostra Le Fogge delle Rocce, Nuovo Spazio di Casso al Vajont, dal 27 luglio al 31 dicembre 2024.

Foto: Teresa De Toni