daverio in dc: casso e claut


iersera philippe daverio è venuto a visitar casso, scuola / ex scuola / nuovo spazio (nei tre tempi), e il paese vecchio, quasifantasma, non per sempre ci auguriamo noi, e il movimento che proiettiamo, in generale, è esattamente in questo senso inteso, proprio come (ma guarda, una coerenza) quel raggio oltre il confine, o quei tensori rosa alla falesia: le azioni che si fanno a casso, servono, come diremo domani a cimolais (ore 15.30, sede del parco dolomiti friulane, convegno sul valore produttivo e di spinta di arte e cultura), per muovere lo spazio (fisico, mentale), non per decorare le pareti bianche (bianco anche dove, all’interno, si stagliava inutile, pleonastica e inerte c’era un foto della diga, che abbiamo coperto, finalmente), per fare spazio, guadagnare spazio, riprendere spazio, avanzare nello spazio, fare ed avere spazio, rifiutare la contrazione dello spazio; ragionare, curare, progettare, strutturare, allestire, pensare, scrivere, plasmare, programmare strategicamente, è FARE SPAZIO; daverio ha visto dunque il nuovo spazio di casso: che sembra una sorta di chiglia incastrata, tra il vecchio e il franato; la chiglia contemporanea di un bastimento incuneatosi (mica incagliato: il naufragio era prima) in uno spazio sottile, di soglia, membrana; uno spazio filtrante, tra le case, e la cosa; uno spazio che è una pellicola-motore, pellicola di proiezione, schermo su cui rifigurare, disco-mediante, proiettore interposto; tra il paese vecchio, che scricchiola, ed è pperò ur quasi preservato, nell’architettura (paradosso dell’inerzia conservativa), e quasi inerte però, nella socialità, nell’umanità, nel ristagno indotto, e il segno della frana, palestra formidabile, per il pensiero, la riflessione, l’azione (non la contemplazione, essendo questo progetto un progetto d’azione); quindi daverio, come tutti gli altri, ha spalancato la bocca, si è stupito, ha misurato i contrasti, di questo luogo, l’enormità dei contrasti, l’enorme capacità di stimolo dei segni, dei vuoti, e la forte intenzionalità che anima il progetto dc su casso: che è sempre la stessa, sempre più forte: riaprire i luoghi chiusi; rifiutare l’inerzia, e le pigrizie; rifiutare il predominio, la tracotanza, della chiusura e della morte e degli eterni sacerdoti del passato; rifiutare di opporre al nulla la retorica, le immaginette scolastiche, le candele, le cartoline, i libruzzi; rifiutare di celebrare banchettando; andare avanti, non rimanere indietro; perchè, come abbiamo detto iersera poi, al convegno di claut, sempre con daverio, e con alessandra de bigontina, CONTEMPORANEO non è concetto che afferisce ad una dimansione temporale: contemporano è sinonimo di esplorativo, ed in ciò solo presente; contemporaneo non vuol dire coevo: è ricerca, e volontà d’essere produttivi, e propulsione, attraverso uno sguardo franco, capace, deciso; produrre nuove immagini per i luoghi; attraverso l’arte, attraverso la riapertura di siti e fabbriche; mica in bandana, a raccontar favole puerili ai pupi