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i colori del contesto naturale, prato arso/prato nuovo, terre e roccia, sono entrati direttamente nella composizione cromatica di zucco, che li ha ricomposti e trasportati sul proprio muro. la natura inerpicata sulla facciata, ha preso l’edificio, o forse ne è trasudata fuori, e ora è lì.  quando, al pomeriggio, dopo le 2, il sole viene e la bagna, si accende dall’interno. grandi macule d’argento, ed efflorescenze auree sfumate, creano la base metallica, il campo che pulsa e s’incendia, nella luce del sole, generando una sorta di fulcro di energia che sembra collassare o esplodere come se stesse richiamando a sè o come se avesse appena generato tutto il paesaggio che lo circonda…
…mi interessa che la facciata si fonda con il paesaggio richiamandone i colori, tramite le forme fondere cielo, terra e montagne, mentre i piccoli interventi ad olio creano una lettura dal particolare all’universale, microscopico e macroscopico, un parallelo tra organismi biologici composti da strutture elementari come atomi, molecole, cellule, fino ad arrivare a grandi strutture complesse come le galassie e lo stesso cosmo nel suo insieme…
lo stesso andamento del colle, che sale da nord verso il piede del muro, è ripreso dal corpo cromatico principale (elemento dendritico), che lo asseconda organicamente, lo completa, lo porta su. gli scuri metallici ora scudi argentati, e alcuni invece conservati intonsi, la forometria originale che entra nella composizione, come i fiori di malta, le fessure, i segni che eran già sulla parete, che entrano nel quadro. questi elementi preesistenti vengono assunti nell’opera, inglobati, tracce tenute, azione sensibile a tenere le parti, valorizzandole. l’opera si è nutrita di ciò che ha trovato dunque: i colori della natura, e questi segni e parti, talora minimi, che eran già in facciata.
(gianluca d’incà levis, agosto 2013)

opera inserita in
open in painting
a cura di gianluca d’incà levis
rifugio brigata alpina cadore, nevegal (bl)
13/25 agosto 2013