dc ad independents/artverona con protocombo



dolomiti contemporanee
partecipa ad artverona/independents, dove presenta una mostra di protocombo, che riflette sul tema della “bolla”.

abuso della bolla, inflazioni caotiche.
independents, artverona, 9-13 ottobre (padiglione 12).

protocombo è: michele gabriele, t-yong chung, jonathan vivacqua.

protocombo in residenza nel camping del villaggio eni di borca di cadore
nella foto: protocombo in residenza a borca di cadore

innanzitutto diciamo che non vi è una bolla: le bolle piuttosto, sempre e ovunque, piene e vuote (vuote e piene). lo stesso eterno ritorno muove in circolarità di bolla, e sulla durata del suo eterno ciclo nulla è dato sapere (tranne nella presunzione della bolla): e scienziati, astrofisici, filosofi, preti perfino, si trovano finalmente insieme, nel cerchio agnostico, dove kant tiene newton, il realismo si curva a relativismo, i mistici saltano al centro, come rane. i mistici -la maggior parte di loro- non son mistici, ma rane, e personaggi del circo. poi vengono gli artisti, talora liberi, se qualcuno non li ingabbia, e non li bolla, e contrassegna (i circuitori, le bolle loro colme di forfora, e paccottiglie sclerotizzanti a mucchi sottobraccio e corteccia, etcetera).

ricordiamo che, alle piccole scale, le schiume quantistiche (che evidentemente non sono uno shampoo) ribollono un poco, dando così luogo a certe fluttuazioni di energia, che effettivamente producono bolle, le quali spesso si sgonfiano però presto, cosicchè questi universi derivati non producono strutture galattiche significative, se non in misura minima, e qualche warmhole, e infatti iniziano presto a contrarsi e sbollono, ecco qui una pochezza d’indipendenza.

la bolla può essere dunque uno spazio circoscritto, agilmente figurabile: bolla geometrica. e anche potrà essere -ci si ostina ad esplodere (!) quest’accezione- un non-spazio indefinibile e aggressivo, il luogo etereo dell’irrealtà ipertrofica che ha sconvolto disfatto il senso compiuto dei fatti etcetera, delle azioni, dei valori (di mercato e d’idea) della società mondiale globalizzata etcetera, nello scorcio del XXI secolo. questa bolla di non-essere, ha potuto sissignore informare di sé l’essere delle cose. essa possiede dunque una geometria liquida, caratteri atopici, morfologia d’apparenza. generata dall’uomo, lo ha schernito, mettendo in crisi il suo sistema consolidato di valori, che ora fluttua. e dunque?
“tre artisti che appartengono alla stessa generazione, distinti nelle proprie singole ricerche, si trovano a galleggiare assieme in una bolla fragile, leggera. uniti dalla loro capacità di condividere sentimenti, che utilizzano come un metodo, come un mondo, dove tutto viene messo in discussione, dove anche le opere devono mettersi da parte per esaltare la convivenza, per sottolineare l’arbitrarietà delle scelte in quanto tali.” dice protocombo. 
“I gesti nascono e salgono (piccole bolle? atomi?) verso una stessa direzione, fino ad unirsi, a fondersi, a crescere sempre di più, fino ad disintegrarsi per diventare qualcos’altro, di non previsto, che fugge dall’uno e inesorabilmente esiste.” 
può questa azione, vissuta come un momento per mettere a fuoco punti in comune e differenze, incrociare quella non azione, e sgonfiarla? 
cosa può l’uomo? cosa può l’arte? quanta forza vale una forma, concepita e realizzata? è possibile opporre bolla-a-bolla, vuoto formale a vuoto di senso, per generare plasticamente altro senso? 
poi vengono dunque gli artisti, se qualcuno non li mette in bolla, e contrassegna (i circuitori, le bolle loro sazie, ben colme di forfore; e le vecchie giovani zie e ancora le paccottiglie a messi, etcetera).
i multiversi, abbiamo visto, se deboli le parti, van poco, dimostrando che non ogni teoria del multiplo e del connesso è coerente, e neurale (vale per i falsi mistici, per gli asili-arcobaleno, etcetera). 
la ricerca della connessione rimane però l’unica arma, di filologia organica. ecco perchè le dichiarazioni d’indipendenza, perfino loro (teniamo giusto il 1776, anche se, all’articolo 4 essa recitava, sbollando il re malversatore: “ egli ha convocato assemblee in luoghi incomodi e lontani”: ecco dunque un re-curatore, e si intende lontani dal senso, reale, neurale), come ogni parola monumentale, come ogni formula-bandiera, come ogni editto tranciante, hanno spesso il sapor vuoto di bolla estemporanea (al primo, leggero contatto nel cavo, i denti lacerano una membrana troppo sottile, splosione di bolla, l’aria si espande, il gusto nemmeno metallico del vuoto riempie la bocca, per un istante -poi se ne esce dal naso, più piano che da dietro).
independents, dunque: ma siete sicuri? io direi di no, e che i pirati non stanno alle fiere, almeno fino a quando, dalle polveri interstellari, non possa generarsi del nuovo protoplasma, anche in frittura (sebbene tutti sappiamo come ogni tela perfino sia uno scorcio possibile e ognuna possa dunque in sé contenere un universo, ecco dunque un’altra teoria del multiverso da-chiodo-a-chiodo, con la quale ci leghiam le stringhe). 
quindi, non esiste alcuna possibilità di independents, a stringhe.
ma bolle, cicli, e sversamenti panici (il tondino giallo coi cementi oscillanti, vien dalla discarica grande di borca).