michele bazzana/vite senza fine
Michele Bazzana, Vite senza fine, 240x120x40 cm, motore elettrico, vite senza fine, struttura in metallo, ottone, 2025
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Un gesto che si ripete ci ricorda che ogni slancio ha il suo tempo, ogni forza la sua tregua.
Il pugno chiuso è simbolo di volontà: nella sua ascesa rappresenta l’azione, un grido muto che attraversa l’aria. La discesa, invece, introduce un contrasto.
Il gesto si ritira — non per arrendersi, ma per prendere fiato.
È una pausa necessaria, un rientro nell’ombra da cui potrà ripartire.
Questo ciclo non ha fine.
È una tensione continua tra slancio e sospensione.
Aspettiamo il momento in cui il movimento riprende verso l’alto, sapendo che senza l’intero percorso, quel momento non potrebbe arrivare.
La parte tecnica dell’opera è lasciata volutamente a vista: dichiara il suo funzionamento e rende visibile il processo stesso del moto. La macchina si fa carico di un gesto umano, lo simula, lo reinterpreta. Ma, come noi, non può restare in slancio continuo: deve arretrare, raccogliere energia, e poi ricominciare.L’opera è parte delle mostra Detriti Frammenti Schegge Brecce, Nuovo Spazio di Casso, fino al 31 dicembre 2025.
L’opera è parte delle mostra Detriti Frammenti Schegge Brecce, Nuovo Spazio di Casso, fino al 31 dicembre 2025
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Foto Teresa De Toni