nazzarena poli maramotti/la sonno
Il vaso non porta più sé stesso né il suo contenuto, quindi. Assume, integra il carico, scioglie, sconfina e si sdraia, come una donna stracca nell’ambiente dilatatorio, prato cielo o mente che sia, si son persi i confini tra l’oggetto e il suo carico interno e l’ambiente-contesto, che è l’aria munta, si materializza un nuovo paesaggio interconnesso, pruridimensionale, che reclina, collassato nel tempo sbrecciato, allestito insieme ai piccoli pezzi-frammenti di altri lavori, che qui trovano casa. E l’idea di questa piccola intima forma domestica aperta di magma debole, incerta, nello spazio trasformante, è per l’appunto contenuta nel nome, La Sonno, al femminile dialettale, una riproposizione che dolcemente, teneramente, guida all’unione compositiva.
L’opera è parte delle mostra Detriti Frammenti Schegge Brecce, Nuovo Spazio di Casso, fino al 31 dicembre 2025