nazzarena poli maramotti/la sonno


Nazzarena Poli Maramotti, La Sonno, ceramica smaltata, 7×17,5×14 cm, composizione variabile, 2021
 
 
L’opera La Sonno è il risultato di un percorso di indagine della ceramica e della terza dimensione da parte dell’artista, il cui lavoro storicamente più noto è pittorico.
La ricerca sul modellato è iniziata nel 2020.
Un tema che ricorre spesso nei dipinti di Maramotti è il vaso di fiori, utilizzato come pretesto per sondare quella “zona grigia”, o di contatto, tra rappresentazione figurativa e astrazione.
Lo stesso accade con la ceramica, che traduce tridimensionalmente il tema-vaso nell’oggetto-volume.
Vengono quindi introdotte della variazioni, trasformazioni, decostruzioni, ridefinizioni spaziali e architettoniche della forma di base del vaso stesso, “che di per sé è già a casa propria”, chiaramente definito e riconoscibile, all’inizio, nella generica forma funzionale.
Esso, qui, invece, si inarca ed espande organicamente nello spazio. Cambia, divenendo laboratorio plastico attraverso l’interpretazione formale della struttura.
Il recipiente e il suo stesso contenuto, i fiori, vengono lavorati come elementi fluidi, che divengono sempre più incerti, perdendo progressivamente i tratti rigidi dell’oggetto convenzionale e i reciproci confini, ridisciogliendosi gli uni nell’altro, disarticolandosi dalla staticità scissoria della forma-idea originale, per amalgamarsi in un continuum, e questa sintesi trasduttiva, che rompe i confini, genera, a partire dal territorio grigio e sfumato della distanza annullata tra le due parti, un nuovo oggetto conglomerato, che altera il campo.

Il vaso non porta più sé stesso né il suo contenuto, quindi. Assume, integra il carico, scioglie, sconfina e si sdraia, come una donna stracca nell’ambiente dilatatorio, prato cielo o mente che sia, si son persi i confini tra l’oggetto e il suo carico interno e l’ambiente-contesto, che è l’aria munta, si materializza un nuovo paesaggio interconnesso, pruridimensionale, che reclina, collassato nel tempo sbrecciato, allestito insieme ai piccoli pezzi-frammenti di altri lavori, che qui trovano casa. E l’idea di questa piccola intima forma domestica aperta di magma debole, incerta, nello spazio trasformante, è per l’appunto contenuta nel nome, La Sonno, al femminile dialettale, una riproposizione che dolcemente, teneramente, guida all’unione compositiva.

 

L’opera è parte delle mostra Detriti Frammenti Schegge Brecce, Nuovo Spazio di Casso, fino al 31 dicembre 2025

Foto Teresa De Toni