nicola facchini/impronta a lasciarci
Nicola Facchini, “Impronta a lasciarci”, 2022, ceramica e matite, 21×23,5 cm.
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Cuore spesso perdi colpi
giù dal petto e
dagli occhi cascate.
Piomba di sasso.
Per così poco calore vi siete
intenerite?
E insomma ste mani impresse si sono spesso spaccate, nel forno, e alla fine ma quale fine, è saltato anche il forno boom. E quindi? Quindi è così che lavora un immaginatore fattivo non prono, non iterativo. Non ci sono macchine perfette, la macchina, qualsiasi macchina, è un fuocomotore da alimentare. Ne alimenta il funzionamento, come la cura della frattura, ma anche Crash, insomma: gli incidenti. Tutte le macchine si spaccano ma non muoiono, e se muoiono si compie un passaggio, si sta lì con la macchina morta senza compiangerla, nutrendosi di quella polvere di frantumi, un po’ come quella del Sorapis della Cipessa anche, ciò dice che sempre tutto è da rifare, ma che rifacendo sarà diverso, rifecondando dunque i frammenti? Toppa. Se uno non è uno sprovveduto, essere e fare è sempre anche il perire ansimare, e la dolcezza della sbreccia, senza mai indugiar vergognosi nelle decomposizioni. Ma c’è una pace nella relazione tra il fabbricatore e il disastro immanente, cercato carezzato pilotato manutenuto. Se però non è vero che le macchine muoiono, cosè? Amor di sfacelo? Pruderia di ruina? Piacer del disfare? No, l’abbiamo appena detto. E’ il contrario, nessuna paranoia o mania necrofila, è l’amore per quella costruzione incerta, che va, Bellissimo nella cura, e il silenzio un istante dopo il rumore un poco soffocato dello scoppio, e ripartire sempre, Spostare la Residenza nell’Agibilità del fuoco.
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Il lavoro è parte di Who Killed Bambi?, collettiva detritica di DC al Nuovo Spazio di Casso al Vajont, dal 6 agosto al 31 dicembre 2022.