Silvia Listorti/Forse un mattino andando in un’aria di vetro
Silvia Listorti, Forse un mattino andando in un’aria di vetro, serie di 3, grafite su carta di riso, 18×24 cm, 2023.
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Come ha scritto Italo Calvino sul margine dei versi montaliani di Forse un mattino andando in un’aria di vetro – per quanto noi si ruoti su noi stessi spingendo[lo] dAvanti ai nostri occhi, non riusciamo mai a vedere com’è lo spazio in cui il nostro campo visuale non arriva.
Come la chiamiamo questa linea [?].
Monte Penna.
tempo
spazio
materia
il colore è qualcosa che accade e qui come nell’haiku abbiamo tre tempi:
posizione
sospensione e
conclusione
il tempo si riscatta e annulla tornando su se stesso, ma le sue tracce ne rivelano la fissità: la realtà autentica non è dunque presenza, ma assenza; non è sostanziata di materia ma di immaterialità
in un’aria di vetro
aria sottile e tersa
che temperatura, che segno?
di fronte, sopra il versante boscato e oltre lo scroscio del cucchiaio
la duna-crinale del penna
ma lo sa solo chi piano ha socchiuso gli occhi fermi su ed oltre quella linea, se si può
avvertendo dietro
alla tunica opaca
l’opzione dello spazio
che dell’intender penia
sono piene le sclere.
poco più ad occaso, il gran masso massiccio protrude
l’ammasso di trono
in cui quest’aria lievepesante
non sprofonda
e non s’accampa per nulla
lo sguardo
e mai sarà troppo tardi, se non sempre,
mentre il segno lievedeciso, che non è una lingua-pennello
ma il centro della visione
entra ed esce
non s’ammassa raddensa e ancora respira
nel palpito ritmo della successione
e il movimento di questa scansione è un muovere
il cui trascorrere pone la differenziazione
del divenire
nelle rarefazione, condensazione
il principio ‘spirante
indeterminato, determinato
nei quali per anassimene rispondono i due primi contrari anassimandrei
che temperatura? che segno?
il caldo, il freddo
pneuma, principio dell’anima sgombra
come può esser deciso e lieve
il corpo
dell’immenso animale, vivente
se lo scruti attentamente
raddensandolo, rivuotandolo
senza prenderne tutta la pressione
ma lasciandola fiatare
e rifiatare
tornando
nella pulsazione
interiorizzata
che non sgorga selvaggia
ma prende la misura
d’un alito
il soffio
nel canone ordinato
fuori dal migma
nella figura spaziale
che non è il numero
e lo spazio va fatto ancora, e ancora
e a ciò non bastano gli elementi, e il contrasto
bisogna tendere l’aria, non fenderla
e metter su quella corda
il dardo
che è un circolo
che non fa un gorgo
ma una termica
tepida
ascendente
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Le opere sono inserite nella mostra Neoformazioni forestetiche, Spazio di Casso al Vajont, dal 5 agosto al 31 dicembre 2023.
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Foto: Teresa De Toni e S. Listorti