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daniele pezzi/climbing up the walls

 

Daniele Pezzi, installazione

 
Alpeggio (Mondeval), still da video (11’38”), courtensy Jarach Gallery Venezia, 2011

 

 

Luoghi di dimora, luoghi di sepoltura, china su carta lucido e cartoncino,  28,3×28,3 cm, 2012

 
Uomo di Mondeval, china su carta lucido e stampa b/n, 21,8×33,3 cm, 2012

 
Coppia che contempla la distruzione di Atlantide, china su carta lucido e carta tabacco, 19,2×28,7 cm, 2012

 

Boots by mail, 2 polaroid, 39,3×24,5 cm, 2010

 

Elefant rocks, 2 polaroid, 39,3×24,5 cm, 2009

 

 

Alpeggio (Mondeval): Il film è stato girato nel 2011 in 5 ore sui pascoli dolomitici di Mondeval (2500m di altitudine). L’intento era di rievocare contemporaneamente l’esperienza rituale dei pastori (la pratica dell’alpeggio) e il nomadismo dei viandanti che per secoli hanno attraversato le Dolomiti. Il protagonista è un viaggiatore che cogliamo nel suo attraversare a piedi gli immensi prati di Mondeval. Si ferma quando il paesaggio cambia attorno a lui. In queste pause provvede a montare e quindi a smontare la tenda che porta con sè. Un’azione che racconta una spiritualità nomade che sì esprime nella rituale e accurata esecuzione delle attività quotidiane*.

L’azione si ripete fino al tramonto e il personaggio esce di scena continuando il suo cammino nell’oscurità.
Per DC il film Alpeggio diventa parte di una più complessa installazione che vede la definizione di un piano a 1.8m. Un livello rialzato dove diversi elementi (una tenda, tappeti persiani, disegni a china e polaroid, contribuiscono alla definizione di un immaginario visivo che espande le premesse del video moltiplicando le  possibilità interpretative dell’opera. L’accesso a questo nuovo livello è accessibile da una scala verticale. Il pubblico è costretto ad arrampicarsi e in questo modo l’installazione diventa un esperienza fisica oltre che estetica.

 

* Questa affermazione deriva dalla lettura di una ricerca fatta dall’antropologo Fredrik Barth sulla tribù nomade dei Basseri nel Sud della Persia. Lo so che non centrano con le Dolomiti ma sono culture nomadi che ci possono aiutare a capire come funzionassero gli aspetti sentimentali/spirituali per culture che spesso si considerano primitive a priori (e a volte proprio perché non stanziali). I Basseri non presentavano rituali di stampo religioso di nessun tipo. Nonostante la loro vita si svolgesse in area marcatamente islamica. Barth concluse che era il viaggio stesso il rituale, che la strada che portava alle vallate assolate (i Basseri erano pastori) era la Via, e che il piantare e smontare tende acquisiva un peso equivalente alla preghiera nella moschee.

 

opera inserita in
Climbing Up The Walls
Doppia personale di Andrea Dojmi e Daniele Pezzi

a cura di Jarach Gallery Venezia in collaborazione con Dolomiti Contemporanee

Blocco di Taibon – spazio APL 4

22 settembre – 21 ottobre 2012