ariele bacchetti/tre paesaggi dal vero, fascia giapponese
Ariele Bacchetti e Nuvola camera: confronto sul paesaggio
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Ariele Bacchetti,
Benzina, 33x24cm, olio su tavola, 2023
Fosforo, 22x28cm, olio su tavola, 2023
Eclissi, 28x33cm, olio su tavola, 2023
Black Bodhisattva, 25×30 cm, olio su tavola, 2023
Eye-punched Bodhisattva, 25×30 cm, olio e monotipo su tavola, 2023 After Hiroshige, 21×25 cm, olio e monotipo su tavola, 2023
Trittico della fascia dei paesaggi dal vero
E’ stato divertente, ma non proverò mai più a dipingere insieme ad un altro artista in residenza
Il mio sodalizio con Nuvola Camera è iniziato per caso quest’inverno mentre cercavamo dei riferimenti ad un trombettista jazz sovietico di cui non era rimasto altro che un video live registrato piuttosto male. Da allora la stima reciproca e la molteplicità di stimoli mi ha portato a voler sviluppare il mio rapporto con lei anche attraverso un’esperienza immersiva di ricerca artistica presso l’ex Villaggio Eni, in Progettoborca. Trovo questo metodo ideale, per esplorare a fondo il mio rapporto con una persona.
È in questo contesto che, vedendola lavorare e ragionare, mi è venuto il desiderio di immedesimarmi nel suo punto di vista, ed ho dunque iniziato a fotografare brani di paesaggio intorno a me e a dipingerli partendo dalle foto che avevo fatto, però provando ad immaginarmeli brulli, innevati, violenti e ghiacciati, immersi in condizioni ambientali proto-surreali.
È stato davvero divertente provare ad immedesimarmi in questa mia ottima compagna di viaggio e di giochi a Corte; è stato anche giustissimo osservare come la mia testa mi porti e riporti sempre e comunque ove vuole lei.
Trittico della fascia giapponese
Nello paesaggio naturista giapponese in stile Ukiyo-e ciò che mi ha sempre colpito di più è il senso di immobilità e la totale disattenzione per l’evocazione del dinasmismo e di moti dell’animo riconducibili alla violenza e alla frammentazione.
Domina invece l’assoluta morbidezza dei rapporti cromatici e spaziali, il senso di continuità e il desiderio di pace e armonia e la narrazione riporta alla dolcezza familiare delle scene.
Mi pareva giusto partire da tutto questo, per stravolgerlo completamente, attraverso la trasfigurazione cromatica e compositiva volta a una lettura esacerbande del folclore di queste scene.
Volevo insomma, per contrasto, trasformare questi paesaggi in vedute stomachevoli ed ispide che raccontassero la forte repulsione che immediatamente mi coglie la bocca dello stomaco quando, ad esempio, mi capita di attraversale un centro rurale di montagna desolato in mezzo a neve e ghiaccio. Sono sentimenti misti e contrastanti: lampi su esperienze passate ma sempreverdi.