23 novembre '24 - casso - saggio di gamma - Vie e Troi della Geodiversità

 
Sabato 23 novembre 2024
Nuovo Spazio di Casso e territorio
Saggio di Gamma
un talk su Vie e Troi della Geodiversità

Orario: 9.30 - 17.30

Un talk sulla costruzione di processi culturali e dispositivi rinnovativi di comunicazione che hanno a che fare con ricerca e studio di itinerari significativi tra le crode.
Con un’escursione a Cava Buscada lungo un tratto del World Heritage Dolomites Geotrail.

--

Dobbiamo?
Si Vuole?
Costruire vie e percorsi, fisici e culturali, che possano guidare ad una conoscenza non banale, non improvvisata, ma approfondita, di aspetti propri della Montagna.

Rispetto a questa attitudine costruttiva, la geologia costituisce uno strumento di riferimento, che ci consente di leggere il territorio, penetrandone suoli e pareti.
La costruzione e la fruizione di itinerari tematici, la progettazione di un sentiero geologico e di alcuni tipi di guide che ci consentano di approcciare scientemente il paesaggio. Assumere la percorrenza dei limiti geologici come strumento per rimpossessarsi del limite umano (oddone).
Questi alcuni dei temi trattati nel talk.
La conoscenza e l’informazione scientifica, il geotrail e l’escursione geologica.
La comunicazione come strumento della conoscenza e della diffusione di contenuti relativi alla montagna.
L'arte e le geologia insieme, a cercare una reciprocità di scambio.
Il progetto di un libro d’artista che è anche una guida ad uno specifico itinerario, in cui un dottorando geografo (Michele Guerini) e un’artista (Chiara Peruch) collaborano per immaginare la presentazione, raccontata e disegnata, del percorso e degli aspetti di geodiversità che lo caratterizzano.
Guerini presenterà un contributo scientifico intitolato: Science, art, and legends in geotourism: A multidisciplinary geotrail approach in Alagna Valsesia, Sesia Val Grande Geopark (NW Italy).

E siamo ancora all'interno di Le Fogge delle Rocce, la collettiva 2024 di Dolomiti Contemporanee al Nuovo Spazio di Casso.
Le Fogge delle Rocce
è già un dispositivo complesso, molto articolato, nel quale 54 artisti hanno costruito opere a tema geologico, interagendo con questa scienza ed i suoi contenuti, così stimolanti.

Qui, lo scorso 11 ottobre '24, abbiamo sviluppato il dialogo nelle rocce, un altro spettro di contatti e conglomerazioni tra artisti, geologi, connettori spaziali, antropologa, persone, val zemola.

Ora ancora, in questo nuovo talk, incontriamo, vengono, mettiamo a contatto, sensibilità territoriali e attenzioni intellettuali, immaginative e analitiche e progettuali, artisti e geografi rivalutativi -questi due, Michele e Chiara, in uno scambio ideativo, con Alice, ad impostare l'edizione di una guida che è un librino d'informazioni sceverate anchepinte.
siamo a contatto con la geologia, e con la produzione di alcuni dispositivi che comunicano conoscenza in modo non banale, a chi attraversa i territori e li guarda e li vede, insomma, a chi scava, e non si accontenta di una guida di superficie.
e tutti ancora (gli ospiti relatori) sono diversi tra loro e reciprocamente interessati alla combinazione di parti di altri metodi della ricerca, questo dialogo è un saggio di gamme aperte che si spargono e alzano lo sguardo, via dal proprio leggìo per portare, d'altro canto siamo sempre in gemmazione (tanto per non chiudere un titolo in un evento; non c'è alcun evento in dc, ma una processazione continua delle cose relate in ritmo-rinzaffo di rivoluzione razionale) tra le crode insature, e gli studiosi della montagna parlano con gli artisti e i curatori insieme ad emiliano oddone, che qui in dolomite lavora accuratamente e vive, come noi, aprendo la mente, dai tempi della realizzazione del dossier di candidatura delle Dolomiti a Unesco, mentre marco franceschi è stratigrafo e sedimentologo, ed è su questi fondi che si fondono che noi tutti architettiamo e manteniamo pratiche penetrative di speculazione operativa e rivendicazione critica, ovvero in sostanza scaliamo e mastichiamo una visione dell'amor corretto degli esseri attenti nei confronti degli altri enti sorprendenti, da cui gamma di valori, scelte selettive, pratiche rimodulatrici, reti antitrinceramento, avanti che'l sol vegne fora, presenti.

Al centro della grafica di questo talk campeggia un'opera di Per Kirkeby (1938-2018).
Non l'abbiamo scelta a caso.
Kirkeby fu artista e geologo, costruiva complesse architetture fantastiche, unendo aspetti formali geologici e geometrici ad una lettura sentimentale della natura, contemperando gli aspetti scientifici con quelli empatici.

Nel talk presenteremo anche Storie Pallide, un libro d'artista che raccoglie una serie di racconti legati a miti e leggende e storie della montagna contemporanea, scritti da Riccardo Giacomini e illustrati da Giulia Maria Belli.

--

Introducono il talk:
Antonio Carrara, Sindaco di Erto e Casso
Pierpaolo Zanchetta, Servizio biodiversità della Regione Friuli Venezia Giulia e Comitato Tecnico Fondazione Dolomiti UNESCO

Partecipano al talk:
Gianluca D’Incà Levis, curatore della mostra Le Fogge delle Rocce
Emiliano Oddone, geologo, Dolomiti Project
 Srl
Marco Franceschi, geologo, stratigrafo e sedimentologo, Università degli Studi di Trieste
Michele Guerini, dottorando Università degli Studi di Torino
Giulia Maria Belli, artista
Riccardo Giacomini, artista

--

Svolgimento della giornata:
Ore 9.30/12.20 talk a Casso
Ore 13.00 Pranzo al sacco nei paraggi di Casera Mela
Ore 13.30 Escursione geologica a Cava Buscada (un'ora emmezza ad andare)
Ore 17.00/17.30 Rientro a Casera Mela

L'escursione si svolgerà meteo permettendo.
E' necessario essere attrezzati per una camminata in montagna, abiti pesanti, giacche antipioggia (o neve) e pedule, liquidi di conforto.
Meglio portarsi una torcia frontale, rientreremo verso il crepuscolo.
Se il tempo non sarà stabile, all'ultimo sceglieremo un trekking geologico nei pressi di Casso (Trui del Sciarbon).

--

questo talk è parte del programma di dolomiti days 2024, iniziativa promossa dalla regione autonoma friuli venezia giulia, che si realizza in collaborazione con la fondazione dolomiti unesco, la magnifica comunità di montagna dolomiti friulane cavallo e cansiglio, insieme al comune di erto e casso.

--

info@staging.dwb.it/dolomiti

Immagine in grafica: Per-Kirkeby
Grafica Teresa De Toni


12/27 ottobre '24 - Gemmazione (Cristalli Sparsi) - Openstudio Progettoborca

admin

GEMMAZIONE (Cristalli Sparsi)
Openstudio Progettoborca
dal 12 al 27 ottobre 2024

Corte di Cadore, ex Stazione ferroviaria di Borca, Cinema Antelao a Valle di Cadore

L’Openstudio quest’anno l’abbiamo chiamato GEMMAZIONE perché, come per le spugne ed i coralli, le nuove cellule Danno Luogo Sempre Alle Nuove Colonie, è così che ci si espande a grappolo nello Spazio, e quindi quest’anno le attività le svolgeremo sì nella Colonia di Corte, ma anche nell’ex Stazione ferroviaria di Borca, che finalmente viene riavviata, e nel Cinema Antelao di Valle, un’altra delle architetture un po’ subacquee di Edoardo Gellner, sulla quale val carto la pena di agire, e così via.

Programma Spazi: 



Discovering Bagagliera – Prologo all’Openstudio GEMMAZIONE
Primi Cristalli con Fondazione Malutta 
all’ex Stazione ferroviaria di Borca di Cadore
12 ottobre sabato – Inaugurazione della Bagagliera
19 ottobre sabato – Inaugurazione Personalini Formiche, di Fabio De Meo
22/26 ottobre – Workshop di pittura pittura e immagini AI, con Aleksander Velišček
26 ottobre sabato – Inaugurazione Personalini Prato Stabile, di Giovanna Bonenti

25/27 ottobre – Openstudio GEMMAZIONE, Colonia di Corte (programma completo in calce a questo post, in costruzione)

26 ottobre – RIFRAZIONI, una rassegna di film e video prodotti in DC – Cinema Antelao di Valle di Cadore

Leggi concept e programma completo di GEMMAZIONE (Cristalli Sparsi) su www.progettoborca.net


10 ottobre '24 - Riabitare Casso - IUAV

RI-abitare Casso
Laboratorio 1 architettura sostenibile
Barucco-Manzelle-Schibuola

sopralluogo/seminario a cura di Maura Manzelle
Casso 10 ottobre 2024 dalle ore 10

Ore 10:00
Introduzione
Maura Manzelle – Università Iuav di Venezia

10.15
Casso: visione, aperture, reti, arte, progetto, formazione 
Gianluca D’Incà Levis – Dolomiti Contemporanee

11.00
Crisi, traumi e ottimismo in un patrimonio mondiale. Azioni e della Fondazione Dolomiti Unesco per il futuro della montagna
Pierpaolo Zanchetta – Fondazione Dolomiti Unesco

12-13.30
sopralluogo guidato a Casso
Fernando Carrara, Sindaco di Erto e Casso

14.30
sopralluogo guidato nella valle: Erto, la diga del Vajont, Longarone
a cura di Maura Manzelle e Matteo Mazzoni

--

La formazione e le reti, da sempre, interessano Dolomiti Contemporanee.
La formazione di una coscienza, rispetto all'uso e riuso di strutture, architetture, infrastrutture, aree territoriali, montagna, paesaggio.
La formazione didattica, che consente di imparare, approfondire, pensare, interpretare.
Quest'anno, il caso studio al centro del laboratorio di progettazione sostenibile Iuav di Maura Manzelle è l'abitato di Casso.
In questa occasione diverse case a torre tipiche dell'architettura rurale del paese, ed alcune stalle, vengono aperte dagli abitanti del paese, e mostrate agli studenti in questo primo sopralluogo.
A breve distanza, si trovano le piccole cave di pietra da cui si cavavano le lastre utilizzate per i tetti.
Gli studenti vengono accolti a Casso da Dolomiti Contemporanee (DC), che dal 2012 vi opera, dopo avere riaperto l'ex scuola elementare, facendone un Centro sprimentale per la Cultura e la Rigenerazione di Paesaggio e Territorio, ed avervi ativato una Residenza (grazie sempre a Don Augusto).
Da allora, DC lavora nell'area del Vajont, attraverso l'arte, le scienze, l'architettura, la formazione.
Con il sostegno del Comune di Erto e Casso, del Servizio Biodiversità della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, della rete dei propri partner.

--

l'evento non è aperto al pubblico (ad eccezione dei residenti di erto e casso)

 

 


Alberto Bettinetti

nato a Monza nel 1967
laureato in Graphic Design presso la Nuova Accademia di Belle Arti Milano
vive e lavora tra Monza e Milano
mezzo espressivo: scultura, installazione, disegno, pittura, stampa e performance.

 

 

 

Opere in DC: 
Tentativi di geometrizzazione, Nuovo Spazio di Casso, 2024[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]


ottobre - le apertura dello spazio di casso

 

Nel mese di ottobre, lo Spazio di Casso sarà aperto al pubblico in queste date:

sabato 5 e domenica 6
venerdì 11 (solo al mattino)
domenica 13
domenica 20

Nel mese di novembre:
domenica 3
sabato 9
domenica 10
sabato 23 (con il talk saggio di gamma)
domenic 24

negli orari consueti: 10:00-12:30 e 14:00-18.30

--

Ricordiamo che lo Spazio di Casso ospita la mostra collettiva Le Fogge delle Rocce.

venerdì 11, nello spazio si potrà assistere al talk dialogo delle rocce.

Nell’ultimo finesettimana di ottobre invece, lo Spazio rimarrà chiuso, perché dal 24 al 27 ottobre avremo il nuovo Openstudio di Progettoborca, Gemmazione, all'ex Villaggio Eni di Corte di Cadore (info a breve qui e su www.progettoborca.net).

--

Foto: Teresa De Toni


11 ottobre '24 - casso - dialogo nelle rocce

Dialogo Nelle Rocce

Venerdì 11 ottobre 2024
Ore 10:00/16:30

Nuovo Spazio di Casso al Vajont

un talk su forme e proiezioni della montagna
e un'esplorazione geologica della Val Zemola 

con:

Gianluca d'Incà Levis, curatore di Dolomiti Contemporanee
Emiliano Oddone, geologo, cofondatore di Dolomiti Project
Iolanda Da Deppo, antropologa, Gal Alto Bellunese
Evelyn Leveghi, artista
Caterina Erica Shanta, artista
Kristian Sturi, artista

 --

programma

Ore 10:00/12:30
Nuovo Spazio di Casso
un dialogo su alcune fogge e pratiche e visioni umane, culturali, artistiche, della ricerca, della montagna

pranzo libero

Ore 14:30/16.30
con Emiliano Oddone, se non piove, in esplorazione della Val Zemola

--

Venerdì 11 ottobre 2024, Dolomiti Contemporanee propone un talk all'interno della mostra collettiva le fogge delle rocce.
un dialogo, aperto al pubblico, nel quale un curatore, un geologo, tre artisti, un'antropologa, ovvero un gruppo di persone con una formazione culturale differente (ogni mente attiva è una forma, o, preferibilmente, un calco, stampo, matrice, spugna, filtro: e un imbuto), resi definitivamente compatibili dall'inclinazione al dialogo transdisciplinare, ovvero aperti e animati da una visione intersecante, discutono insieme delle fogge dei concetti e delle pratiche che animano la montagna contemporanea, quando essa decide di leggersi e muoversi come un contesto eterogeneo, ovvero quando si decide di guardarla nella sua complessità multiforme, accostando molte paia di occhi e ile sensibilità e i cervelli, senza semplificarne la lettura, ed integrando ad essa una serie di fattori eterocliti, per costituire un costrutto composito e non una definizione conchiusa, dato che nemmeno la montagna è eterna e perennemente eguale a sé stessa, e invece cambia di continuo, con il tempo e con l'uomo, e l'uomo ha dunque - inevitabilmente, - il ruolo di agente trasformativo, per la montagna stessa, nel bene e nel male, e questa trasformazione deve essere bene e opportunamente ragionata, in modo tale da non disfare paesaggio, contribuendo invece, con le attività intellettuali e le azioni, ad una gestione di tutele e rinnovativa, ed è questo di cui discutono queste persone diverse insieme: chi siamo? dove andiamo? come ci muoviamo? cosa tolleriamo? cosa prospettiamo?

insomma, per affrontare un'entità complessa in modo non semplificatorio o schematizzate, occorre adottare un approccio multiprospettico (metamorfismo culturale), analizzando quel sasso da ogni parte e prospettiva,  e mettendole poi insieme, queste parti e prospettive, spigolandole o levigandole, a seconda che si voglia tenerla al suo posto piuttosto che farla scivolare a fondovalle, la montagna, che però non è né un cubo né una sfera, per cui in realtà le misurazioni da effettuare non sono cinetiche, ma strutturanti e cumulative.

i tipi multipli, difformi e complementari della visione alimentano le realtà intellettuali immaginative che sono prodromi di cambiamenti fisici progettati.

siamo all'interno della mostra collettiva le fogge delle rocce.
che significato ha questo titolo?
in un primo senso, più generale, esso significa: che forma sai dare all'ambiente in cui vivi e di cui ti occupi?
che razza di montagna vedi?
cosa fai nella montagna, con quali strumenti operi, perché?
sono fermi i sassi, fossili imperturbati?
oppure li muoviamo?

riportiamo qui di seguito alcuni passaggi dal concept di le fogge delle rocce, che puoi leggere qui, e che contengono già, tra altri, gli elementi che sviluppiamo in questo confronto a casso.

abbiamo scritto: 
tra i temi principali che informano la stagione 2024 di dolomiti contemporanee, c’è la geologia, quale lente e piccone a scavare ancora le specificità del territorio e della montagna [...]
utilizziamo dunque la geologia, innanzitutto, come scienza, per far conoscenza. 
sapendo che, senza le funzioni creative, quelle conoscitive diventano compilative, e crollano esangui  [...]
ecco dunque che gli ambienti di formazione, attraverso le rimodulazioni semantiche, possono condurre al metamorfismo culturale, che è quel che ci interessa, come ogni sommovimento della crosta stanca, come ogni trasformazione della terra e della lingua piatta, e così via  [...]

 altre domande, senza le quali non esistono risposte:
cos’è una roccia, cos’è montagna? 
i diversi metodi dello scavo, gli approcci compatibili all’indagine del sottosuoloquali sono i caratteri fisici, e intellettuali, che caratterizzano gli strati sedimentari? 
quando una roccia è fatta?
cosa e come stratifica l’uomo?
si tende in tal modo, favorendo le connessioni e le interazioni, nella descizione come nella produzione, all’eteropia di facies, alimentando e mescolando ambienti sedimentari diversi, ecco la formazione della nuove faglie, e pieghe.
gli artisti dunque, al lavoro, all’opera, accanto ai geologi appercettivi, che attraversano i territori come rabdomanti scientifici, continuamente colpiti, bombardati, dalla straordinaria ricchezza delle crode e delle loro definizioni, queste crode che sono concentrazioni fisiche di processi ancestrali, macchine del tempo, ed anche sculture fantastiche, colle loro durezze policrome, che sono il contrario di una grigia mollezza, queste arche evocative, arche perché se le apri e le carichi si spalancano e si mostran gravide nel loro recare il senso delle cose, e così via.

capito?
questo talk, insomma, si integra alla mostra e ne sfrutta il potenziale, esplodendone alcune micce.
si discute dei tematismi presentati attraverso le opere e anche di alcune possibili “modalità integrate e rinnovative di comunicazione dei contenuti della Geologia e delle altre scienze attraverso il medium artistico e l’azione culturale integrata”.

è ben chiara a tutti noi che qui parliamo, l’opportunità, e la necessità culturale e sistemica, di intersecare i diversi saperi con le pratiche, e di procedere organicamente all’indagine e alla lettura dei territori, per arricchire e implementare le ricerche, integrando le competenze e gli approcci compatibili (biodiversità culturale; rifiuto dell’approccio disgiunto alla politica e alla pratica del territorio e della ricerca)

Per usare quest’espressione piuttosto abusata e frusta, ma essenzialmente corretta: si tratta di operare sul binomio Arte e Scienza, ed anche sulla triade cultura/arte/territorio; ricerca e rappresentazione; ricerca e comunicazione. E, come sempre, su Paesaggio e Patrimonio, Patrimonio storico, culturale, architettonico e artistico, ambientale, geologico: tutte parti di un unico grande campo dell'esperienza, umana, e della ricerca.
Il talk è un momento aperto di dialogo e confronto, rinnovativi, attraverso in quale si articolando visioni dinamiche e composite, che servono, anche, a non presentare gli argomenti ed i temi connessi al territorio in modo banale o ripetitivo o prettamente accademico, come non di rado avviene. Si vogliono d’altronde frammischiare le competenze, per favorire reti ed inneschi, e proporre progettualità articolate, accurate, qualitative, diffuse.

e così via.
il talk è aperto al pubblico.
primo pomeriggio, se non piove, si và in val zemola con emiliano oddone.

--

questo talk è parte del programma di dolomiti days 2024, iniziativa promossa dalla regione autonoma friuli venezia giulia, che si realizza in collaborazione con la fondazione dolomiti unesco, la magnifica comunità di montagna dolomiti friulane cavallo e cansiglio, insieme al comune di erto e casso.

--

info@staging.dwb.it/dolomiti

Immagine: cristalli minerali Pietra di roccia sedimentaria silicea, incisione, 1967 WOLLASTONITE

 

 

 

 


Space Days Vol. 3 - Maxxi l'Aquila - settembre/ottobre 2024

Space Days Vol. 3, di Fabiano de Martin Topranin: terza tappa, al Maxxi dell'Aquila.

--

Questa scultura viaggia eccome, e continua ad esplorare gli spazi, altri spazi.

Ricordiamolo: prima tappa, l'origine. Nel 2023 quest'opera fu realizzata per la mostra neoformazioni forestetiche, che stava all'interno del nucleo di esposizioni di Delle Foreste e delle Acque, al Nuovo Spazio di Casso al Vajont, che sta nelle Dolomiti, quelle friulane.

Seconda tappa, la prima nello spazio esterno.
Dal 5 luglio al 24 settembre 2024, Space Days Vol. 3 ha traguardato il Gran Sasso.
Installato a breve distanza dall'Osservatorio Astronomico d'Abruzzo, a Campo Imperatore, il cosmonauta solitario ha sorvegliato questo territorio, un'antenna dispiegata, in ascolto silente.

Terza tappa.
Ora, il 26 settembre 2024, l'opera verrà trasferita e reinstallata al MAXXI L'Aquila - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, dove rimarrà fino al 29 ottobre.

Giovedì 26 settembre, Space Days Vol. 3 verrà presentato al pubblico, nel corso di un talk, che si svolgerà alle ore 19.00 presso il MAXXI L’Aquila, Piazza Santa Maria Paganica 15, L’Aquila.

Partecipano all'incontro:
Fabiano De Martin Topranin, artista
Gianluca D’Incà Levis, curatore di Dolomiti Contemporanee
Enzo Brocato, Direttore INAF – Osservatorio Astronomico d’Abruzzo
Modera:
Chiara Badia, INAF - Osservatorio
Astronomico d'Abruzzo. 

--

In occasione di Sharper – La Notte Europea dei Ricercatori, viene presentato Space Days Vol. 3, il progetto curato da Dolomiti Contemporanee in collaborazione con l’Osservatorio Astronomico d’Abruzzo dell’INAF - Istituto Nazionale di Astrofisica, che presenta il terzo grande esemplare di cosmonauta ligneo con cui l’artista Fabiano De Martin Topranin a sua volta esplora lo spazio della scultura e del paesaggio.

Scolpito in legno di cedro atlantico, alto due metri e trenta centimetri,  il cosmonauta, che durante l'estate si è integrato nel nuovo ambiente riflettendo con il suo casco specchiato il paesaggio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, in prossimità dell’Osservatorio Astronomico - giunge nel centro storico della città.

Il suo arrivo nella corte del MAXXI L’Aquila è previsto il 26 settembre 2024 e sarà l’occasione per raccontare il progetto e proseguire le riflessioni già avviate su arte e scienza, come  pratiche che implicano la creazione di immagini e la produzione di saperi trasformativi.

Oltre all’artista, parteciperanno alla presentazione Gianluca D’Incà Levis, curatore di Dolomiti Contemporanee, Enzo Brocato, Direttore INAF - Osservatorio Astronomico d’Abruzzo e Matteo Ludovico, Hyverno Lab, docente Accademia delle Belle Arti dell’Aquila.

L'evento rientra nell’ambito della collaborazione triennale di MAXXI L’Aquila con i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per la Sharper - Notte Europea dei Ricercatori.

“Noi astronomi siamo nomadi, mercanti, gente di circo, la nostra tenda è la Terra intera”.
Esplorare spazi, porre domande e guardare con stupore.
Lo stesso vale per la cultura d'innovazione, e per l'arte contemporanea. Dalle Dolomiti al Gran Sasso: un viaggio curato da Dolomiti Contemporanee, con Fabiano De Martin Topranin e l'opera Space Days Vol. 3.

--

Le immagini e il commento del viaggio di Space Days Vol. 3 da Campo Imperatore al MAXXI l'Aquila (25/27 settembre 2024)

Abbiamo fatto un’altra trasferta in Abruzzo, e non sarà l’ultima.
Durante Sharper - Notte Europea dei Ricercatori, abbiamo trasferito Space Days Vol. 3 di Fabiano De Martin Topranin da Campo Imperatore nel
Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga al MAXXI L'Aquila, dove l’opera rimarrà per un mese, per poi spostarsi ancora, e già programmiamo i prossimi viaggi, ma di questo parleremo più avanti: lo Spazio è vasto, e noi vogliamo aprirlo
sempre.

 


Abbiamo rafforzato la nostra relazione con INAF Osservatorio Astronomico d'Abruzzo e questa relazione, che consiste in una confluenza della visione, umana ed umanistica, che connette l’arte alla scienza, è molto buona, e quindi può preludere ad altro, e un giorno ve ne parleremo, ora ragioniamo insieme, sympatheia.
Inaf ci ha ospitato ancora a Teramo, a Collurania, dove abbiamo approfondito la conoscenza del Museo, e degli astrofisici e ricercatori dell’Osservatorio, che sono ottimi scienziati e tecnologi, e persone assai gentili e bravissime, e dei loro strumenti.
Grazie al direttore Enzo Brocato, a Ivan Di Antonio, a Lucio Pacinelli, Chiara Badia, Eleonora, Gaetano, Gianluca, Simone, ed a tutti gli altri assai gentili e disponibili.
E grazie a Carlo Catonica, che abbiamo ritrovato al Pardo del Gran Sasso Parco, e che è già un amico, che ci ha compreso e favorito dall’inizio.

 


Ed è stato bello, all’Aquila, ritrovare persone già passate per DC in Dolomite, e conoscerne altre interessate al nostra lavoro, come Ugo Manicucci, Presidente della sezione aquilana del Cai.
C’eran trenta gradi in Abruzzo, e così
siamo scesi fino alla Riserva naturalistica del Borsacchio, tra Roseto e Giulianova, niente tartarughe ancora ma abbiamo lavorato con un granchio e danzato sull’arenile con tre Fratini e preso i bagni e c’è questo abuso d’edificio pericolante sulla spiaggia, che vien giù, ed i ferri pendenti dei suoi cementi spaccati come cavi intrecciati disegnano e rallineano il cielo, ed anche questa è una misurazione celeste, estetica. A Nicolò ricorda Varosha. A noi un Teatro d’Orizzonte ed una griglia di metallo oscillante che taglia la tela e l’affila, comeincollato dinamico calderiano, Controguardia Paesaggio.


 

Foto: Teresa De Toni


Andrea Grotto/Brucialuce

Andrea Grotto, Brucialuce, 184,5 x 250 cm, olio e acrilico su tela, 2018

Questo grande lavoro realizzato nel 2018, ha segnato un punto nella ricerca di Grotto sul paesaggio e sui suoi mutamenti.

Una visione “diretta” ad altezza uomo, di una successione di stratificazioni minerali e vegetali che si ergono fino a suggerire una linea d’orizzonte, un paesaggio concitato in cui la luce brucia perché forse è l’alba o forse è la fine di una giornata in cui unici testimoni sono due fuochi ma fatui.

--

L'opera è inserita nella mostra Le Fogge delle Rocce, Nuovo Spazio di Casso al Vajont, dal 27 luglio al 31 dicembre 2024.

Foto: Teresa De Toni

 


Roberto De Pol/Roccia della Val d’Oten, legno, pvc, moquette

Roberto De PolRoccia della Val d’Oten, legno, pvc, moquette, dimensione site specific, 2024

Durante l’inaugurazione de Le Fogge delle Rocce, tre blocchi di ghiaccio sono stati soprapposti alle opere di Menchini, Fung, Radak. L’installazione è stata concepita e realizzata da Roberto De Pol. Lo scioglimento ha progressivamente svelato i lavori, e i disegni riportati sui diversi supporti. I sassi vengon tutti dalla Val d’Oten, ‘sto luogo di ghiaie tra il Monte Antelao e le Marmarole, che i quattro artisti hanno scelto come luogo comune di origine del processo, a partire dal quale lavorare insieme. Le opere singole, raggruppate dunque su questa tavola, come i sassi di una colata detritica. Questo lavoro è un prodromo, che, attraverso la  mostra, avvia una collaborazione, che si protrarrà, e produrrà altre esplorazioni, ed esiti, intellettuali, e formali.

 

Nelly Radak, Alkebu-lan, 30x40cm, Stampato su plexiglass

Alkebu-lan…il nome originale del continente africano anni fa, prima dell’invasione straniera. Questa è solo una piccola parte di ciò che non sappiamo del nostro continente...di ciò che è stato cancellato e sostituito. La donna rappresenta la nostra rabbia e frustrazione collettive per tutto che abbiamo perso...

la nostra cultura, la nostra identità, la nostra storia, la nostra gente. Alkebu-lan è conosciuta come la culla dell’umanità...La geologia ha svolto un ruolo importante nello scoprire questo e nel tracciare le nostre radici come umani.

Proprio come le rocce su questo pezzo esplodono e rivelano quello che c’è dentro, speriamo di scoprire qualcosa di ciò che abbiamo perso.

Cristiano Focacci Menchini, Fogge invisibili, micro pigment su carta, 30x40 cm, 2024

Fogge Invisibili presenta una lastra di ghiaccio semitrasparente, con una pietra al suo interno, catturata in un momento di sospensione. Sotto di essa, un disegno a china evoca le forme e le venature di una pietra raccolta nella Val D’Oten, uno degli approcci al Monte Antelao. Con lo sciogliersi del ghiaccio, segni e geroglifici nascosti emergeranno lentamente, creando un dialogo tra ciò che è visibile e ciò che rimane celato. Questa trasformazione non è solo un fenomeno fisico, ma un simbolo dell’immanenza del tempo e del fluire inarrestabile delle cose, dell’inesorabile mutamento della natura, testimoniando la loro inevitabile perdita.

 

Adam Fung, Senza titolo, Pietre della val d’Oten, carta trattata, pigmento, acqua, 2024

 

 

 


Philipp Messner/Render

Philipp Messner, Render, 29x19 cm, Marmo Lasa, inchiostri, pigmentati, silicato, 2018

Nell’opera Render, dell’inchiostro a pigmenti nello spettro dei colori CMYK viene applicato al frammento di marmo in un processo incontrollato che si infiltra nello strato poroso della roccia. Il trattamento del marmo è paradossale: non mira a plasmare il materiale, ma piuttosto opera con la formazione e la porosità del materiale stesso. Lo spettatore si trova di fronte a un’esplosione diffusa di colori sulla pietra che ricordano le nebulose galattiche a spirale o immagini psichedeliche. Nella serie Render, i confini tra il naturale e l’artificiale, l’oggetto e l’immagine, la scultura e la pittura, il fisico e la superficie sono sfumati, privando così il materiale sottostante del suo significato ed utilizzo storico.

L'opera è inserita nella mostra Le Fogge delle Rocce, Nuovo Spazio di Casso al Vajont, dal 27 luglio al 31 dicembre 2024.

Foto: Teresa De Toni


Fabio Talloru/Apofenia sedimentaria

tallo_5

Fabio Talloru, Apofenia sedimentaria, vetro (vari), carta (varie), carbone vegetale, polvere di carbone vegetale, pigmento di carbone vegetale, inchiostro, pregiudizio cognitivo (vari), dolomia, 2024

--

Il cervello, per economia interpretativa, istruisce l’occhio per vedere cose che là fuori non vi sono.
Questi segni sono memorie dell’azione.
Queste memorie si sono depositate e stratificate.
Eppure vi si può vedere altro.
Dalla frantumazione del carbone, alla polverizzazione, ai lavaggi di estrazione delle impurità, all’asciugatura, alla ri-scomposizione, ai test di viscosità, ogni passaggio, ogni fase, produce tracce di memoria pura della materia. Queste testimoniano l’azione fisica, non la volontà di generare una forma estetica.
Questo è un non-libro di studio comportamentale dell’azione pragmatica.
Sono tratti d’inchiostro, polveri asciutte (ex-liquide), errori sbagliati ed errori necessari del processo produttivo.
Il frammento di carbone ha forma accidentale: si è rotto.
Anche la montagna.
Qui non ci sono le montagne, eppure, se osservi bene, si son formate anche qui.
Qui sono libere da sagoma-profilo-contorno.
Sono forme nate libere dal pensiero e significative nel solo pensiero.
Se vedi la montagna, non c’è.

l’opera è inserita nella mostra le fogge delle rocce, spazio di casso al vajont, dal 27 luglio al 31 dicembre 2024.

foto: teresa de toni

 


Josephine Baker/Mountain Security 01

Josephine Baker, Mountain Security 01, Aluminium foil, bulkhead light with formed plastic cover (PETg), paint, pigments, 24.5 x 13 x 15.5 cm, 2024

Nuova versione di una luce da paratia della serie Mountain Security, un’installazione di costruzione di paratie nell’ambito della mostra personale Clear out the wounds closest to the sun presso V.O Curations, Londra (2021). Baker ha sostituito le coperture originali con quelle formate da vedute aeree che fanno riferimento a paesaggi montani, valli, fiumi e infrastrutture di dighe.

L'opera è inserita nella mostra Le Fogge delle Rocce, Nuovo Spazio di Casso al Vajont, dal 27 luglio al 31 dicembre 2024.

Foto: Teresa De Toni