Sabato 15 novembre – Host Rock, Fluidi Connati e minestre di sassi a Casso – le foto


Host Rock (Fluidi Connati) – Nuovo Spazio di Casso – Sabato 15 novembre 2025
 
I Connati sono gli affini, abbiamo detto, Spiriti et Intelletti.
Che i cognati son talvolta dei conati, invece, e fratelli e parenti non parventi vanno scelti e non subiti, ovvero il sangue di famiglia si realizza in parapiglia (scartando gli automatismi, montandone l’ossigeno nel tino con l’uncino).
La familiarità, la parentela, ancora, la intendiamo come un’opzione derivata, mica automatica o contrattuale, che va dunqu’edificata, e che però poggia su una linda matrice morale, potremmo dire: si sta solo con chi è bene, ovvero correttamente, disposto, ed ha una luce ferma, e non un soldo veloce, nell’occhio propenso, che riflette le sensibilità d’impegno, mai strumentali ai fini mondani, e se non sei e non fai così non puoi arrivarci mai, nè avvicinarti, non puoi infatti anelare al zielo dalla cassa, non puoi impetrare omeomerie, e così vie (il zielo zurro d’altrocanto può ben stare in suola nova, con l’autunno terreni in inversione pel gambale, come ci ha mostrato Kristian Sturi in fabula trabeata, a noi, Cavalieri).
Con ciò ancora intendendo dire che le relazioni di senso si costruiscono per istinto e costruzione di convergenza.
Amiamo le cose ben fatte e le teste non piatte, non le astuzie da bordello che rigonfiano il borsello (rifiuto della volgarità opportunista).
Per questo non stiamo con mercanti, lacchè, trafficanti, ma insomma, alle cose, che son lingue incarnate dell’anima.
Anche ieri dunque è stato ricco e pieno a Casso, parlare ed esserci, per le suddette ragioni di fertile confluenza.
Una mattinata d’intelligenze e traccianti e scandagli profondi, ogni intervento ben scandito, una sorta di orologio o metronomo aperto, ticchettio dello Spirito Ad Orologeria, che ha sparso attorno frammenti e faville di tempo rqddensato nel senso, un secreto denso di pensiero, critica, propulsione produttiva, architettura proposizionale (variabilità d’inferenza), costruttività organica, razionalità poetica, e così via.
Le voci si son susseguite, una dopo l’altra, una dietro e dentro l’altra, una serie di pacate e decise osservazioni dissertazioni incrociate conglomeranti, che han scavato grotte nei fondo di croda e di pensiero, adoperando l’acqua per scavare tracciare le vie interne, per esporre le vene, per protrudere effondere e colare le lave ed i magmi, creando fessure reticolate nel ventre, diciamo nel ventre della terra, cosicchè per queste crepe dilatate possano correre i venti silenti o sferzanti, camere e cripte espanse come lobi, QUESTA terra somiglia ad un encefalo, corre a fiumi e ruscella, il sangue, per i ramificati vasi cerebrali, fa paesaggi interstiziali, che poi emergono come tesi e assetti posturali.
Emiliano Oddone ha tracciato ancora – mentre Francesco Ardini reimbricava la copertura della Vecchia Scuola o Nuovo Spazio di Casso (ch)e Sia – questa acuta e distesa tettonica di contrafaglia contaminante; le polveri perse e ritrovate, nel naso insieme agli effluvi Prometeici, che Lorenzo era là con noi, di sopra di sotto e nel piatto fumante.
Emiliano apre le brecce in frattura e vi precipita sapere e alate proiezioni che spezzan catene, proprio come facciamo noi, per l’appunto, i connati, generando tasche capienti, nelle quale pullulano e si muovono organismi e batteri agenti: altro che inerzia del fossile, contaminazioni e generazioni e interposizioni plastiche delle scale dei pensieri e dei tempi.
Beppe Vigolo non era previsto; Beppe è un Raccomandabile Imprevisto, ed ha Inciso anche lui, nel dialogo.
Kristian, cielocalzino a parte, ha portato anche lui altra massa densità di pensiero e pratica, la sua velocità in DC non è effimera nè frettolosa, abbiamo detto, altre polveri a spargersi e fissarsi per lo Spazio e certe intermittenze millesimate, che non segnano decadenza di sorta, ma dinamica ritmica, variazione d’intensità, turbamento dello stato di quiete, tutto quel che serve per trasformare l’inerzie di base, alchimia o filosofico fastidio pei gerani della zia che sia.
Massimo Barbierato ci ha spinti portati tra i frantumi del pack ceraceo, senza sgretolare altre banchise che quelle troppo acquiescenti, questo rimodellamento sobbollente degli acidi degli esteri impenna le forme e ipotizza modelli, ci interessa questo fluire del fluido raddensato, lo percorreremo ancora.
Teresa De Toni ci ha mostrato i frammenti di un enorme archivio fotografico che mappa il territorio con Infrastruttura Paesaggio, che lei costruisce insieme a tutti gli altri valorosi esploratori che coinvolge, e molti degli oggetti tratti mostrati ieri hanno a che fare con l’acqua e con la sua presenza o carenza, e se non attraversi il territorio non sai nulla dei suoi corsi e delle serre, e noi invece lo facciamo e quindi lo sappiamo e vi interagiamo di continuo, guarda dattorno.
Tutte queste bellissime e gravide e lussureggianti e sintetiche chiacchiere e argomentazioni son risultare precise e aeree al tempo stesso, per volare oltre allo spicco serve l’ingegneria d’ala se no fai un buco per terra, e di ciò ringraziamo i parlanti, così quieti e decisi e interroganti.
Lorenzo Barbasetti di Prun ha raccontato brani e schegge coese della sua ricerca al tavolo delle finzioni e dei paradossi delle manie e delle collezioni e delle fissazioni delle fissazioni degli uomini compilativi e concupiscenti, ben fatto, e quindi ci ha servito ancora e per l’ennesima volta con Prometheus_open food lab delle cose buonissime, che a quel punto era ora di trasformar fragranze e odori in masticazioni e ruminanze.
Abbiamo mangiato fuori, e c’era il sole.
C’erano anche Pierpalo Zanchetta e Francesco Dainese, che capiscono tutto e pensano sempre Paessggio e Montagna insieme a noi.
Il menù di Lorenzo ve lo diamo dopo, ma tanto non c’eravate, sei scemo o mangi sassi, la minestra non si legge.

Ci vediamo poi da Ariele il 16 frimaio, anche lì, solo anime connnate, niente consorterie dannate.

Foto Teresa De Toni

l’evento è parte del programma dei Dolomiti Days 2025, iniziativa promossa dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, che si realizza in collaborazione con Fondazione Dolomiti Unesco, Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti friulane Cavallo e Cansiglio e Ecomuseo Lis Aganis, insieme al Comune di Erto e Casso.