Veronica Bisesti/Geografie del vento

Veronica Bisesti

Geografie del vento, 2019, infisso e vetro, gelée di fragole di bosco, lamponi, ciliegie, albicocche, pesche, arnica e camomilla, 162,5 x 93 cm.

Come sappiamo, il 29 ottobre 2019 Tempesta Vaia ha colpito.
Milioni di metri cubi di alberi son finiti a terra, nelle Dolomiti e nel Triveneto, modificando sensibilmente ambiente e paesaggio.
Anche il Forte di Monte Ricco è stato interessato: schiantati o svettati i faggi secolari della salita al colle. Uno degli infissi del Forte, divelto dalla forza dell’elemento, è finito anch’esso schiantato a terra: le crepe radiali a imprimere sul vetro la forza distruttiva dell’evento.
Eccolo.
L’opera visualizza ed esplora alcuni effetti dell’azione di Vaia prendendo avvio dal tema degli schianti da vento. In base al grado di intensità, le raffiche possono avere degli esiti profondamente distruttivi nel paesaggio e sull’ecosistema specifico, ma sono portatrici allo stesso tempo di un potenziale rigenerativo capace di dar vita a nuove forme di esistenza che si sviluppano peculiarmente grazie ad esse.
Con la volontà di indagare questo duplice aspetto, il lavoro propone delle geografie inedite in cui alla trama delle fratture del vetro si sovrappongono dei layer di natura vegetale.
L’azione avviene primariamente sulla superficie del vetro ove è stata distribuita una gelée realizzata con frutti selvatici e fiori edibili raccolti nel territorio di Pieve di Cadore. Il composto organico, simile ad una confettura, è pennellato su tutta l’area e trova un habitat fertile tra le crepe del vetro e – in un sol punto – nell’intercapedine esistente tra le due lastre. Durante il periodo della mostra si manifesteranno gli effetti naturali di un processo di trasformazione (con decomposizione e nuovo sviluppo) della materia organica che entra in relazione, si modella e si accresce negli interstizi offerti dalle fratture ed in rapporto con le condizioni specifiche del sito. Proliferazioni di colonie pluricellulari, stratificazioni di muffe nobili, adesioni proto-epidermiche della sostanza organica. L’opera dà forma al vento attraverso gli effetti del suo agire e tutto ciò sarà un esito tangibile della relazione tra i due elementi. L’intervento offre inoltre un’interessante possibilità di riprocessazione dell’oggetto architettonico che, da elemento autonomo, diviene parte di una nuova entità organica in continua trasformazione. Grazie alla progressiva proliferazione micotica (atossica) si genererà un nuovo microambiente di cui si può conosce la configurazione finale ma che definirà certamente una possibile traiettoria di rigenerazione.

opera in:
to be here and there (cantieredivaia)
a cura di gianluca d’incà levis e evelyn leveghi
forte di monte ricco

12 luglio – 22 settembre 2019

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