la foresta aliena/alien forest – casso – 05.08-31.12 2023
la foresta aliena / alien forest è parte dell’apparato analitico e poietico Delle Foreste e Delle Acque in mostra al Nuovo spazio di Casso.
Qui una mappa che traccia una parte dei progetti che dal 2011 si sviluppiamo su siti sensibili nelle Dolomiti (il Vajont; il paese di Casso; il Trampolino Italia di Zuel; Arabba; altri).
I progetti, se buoni, sono sempre capaci di integrarsi tra loro. Si estendono e si muovono capillarmente, si sovrappongono senza intralciarsi. In questo modo, coordinandosi, ripensano e documentano (e così costruiscono) le trasformazioni del paesaggio.
Antonino Di Raimo, professore a Portsmouth e co-curatore di questa mostra, ha rappresentato in questa mappa l’attività svolta con gli studenti di architettura e di fotografia (Anatomia e Dinamica di un territorio, l’altra mostra, con la scuola di fotografia bauer di milano).
Sindromi, Alienazioni e Rigenerazioni negli ecosistemi delle Dolomiti
La foresta aliena / alien forest
La collaborazione tra Portsmouth School of Architecture e Dolomiti Contemporanee ha coinvolto due diverse Unit: Integration for Transdisciplinary Experience (Master in Fine Arts) e Thesis Design (Master in Architecture). Il lavoro e la ricerca si fondano su una serie di assunti lontani dall’idea ingenua che l’architettura e/o il design siano dei processi atti a risolvere problemi (problem-solving). Piuttosto, la convinzione è che l’architettura e il design nelle loro pratiche, sia professionali che accademiche, siano molto di più che problem-solving.
Rivendicare questa dimensione come in un gioco di specchi, implica d’altro canto, il considerare che le Dolomiti molto più che un luogo deputato alla bellezza, o all’esclusività della memoria tragica – come nel caso del Vajont o della Tempesta Vaja- o al turismo sportivo e/o contemplativo, siano un macrosistema complesso, caratterizzato da un formidabile schieramento di sindromi, alienazioni e ritenzioni culturali, e per questo il campo ideale per una prova fondamentale di rigenerazione.
Lo scioglimento dei ghiacciai, la memoria tragica del Vajont, la Tempesta Vaja, La Foresta Aliena, il complesso ecologico delle foreste che salgono lentamente, o i valori storico culturali offerti dalla Colonia Eni di Edoardo Gellner, come anche il Trampolino Olimpico, offrono nel loro essere realtà contraddittorie e incantatrici, un insieme formidabile che se interrogato riesce a dare una nuova misura e senso alle azioni di trasformazioni offerte dall’architettura e dal design. Così, l’estrangement offerto dal paesaggio verticale della Diga, può essere invece l’occasione di una ulteriore articolazione della memoria di quel luogo e la possibilità di aggiungerne un’altra a venire. Allo stesso tempo l’esplorazione degli ecosistemi e i loro rapporti multiscalari con le realtà locali e globali, interroga ciò che è loro più lontano: ovvero le pratiche astratte e rigide dei protocolli computazionali nelle procedure di progetto. Integration muove da questo livello per il quale gli algoritmi sono usati come lenti per guardare le logiche contrarie alla computazione proprie della natura delle Dolomiti e proporre interventi puntuali che negoziano con il contesto e si immergono nelle contraddizioni offerte da luoghi come la Foresta Aliena e il Trampolino Olimpico. Sia Integration che Thesis Design lavorano con l’idea fondamentale che il progetto, quale che sia la sua scala, più che essere un atto risolutivo e ideologico, possa al contrario proporre trasformazioni in grado di costituirsi come nuovi membri di un consesso fisico, ecologico, storico e culturale. Dei protocolli emergenti da azioni co-progettate (co-design).
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