DC, lavori || 9 gennaio 2012


antonio guiotto/something happens, slowly…

 

Antonio Guiotto, Something happens, slowly but happens (transformation of some marble slabs, from refuse to ennobled material, with something once it were wine, maybe wine for aperitif?), Scarti di marmo, pallet, aceto diluito e bicchieri di vetro, dimensioni variabili, 2011.

 

dal testo di Pierluigi Basso Fossali apparso su Semioticaviva.com:
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Come oramai d’abitudine in Dolomiti Contemporanee, i prodotti degli stessi sponsor divengono materiali di partenza degli artisti in residenza. Ma sono soprattutto gli spazi espositivi a divenire elementi pertinenti all’opera, come nel caso di Antonio Guiotto, che ha fatto riprodurre parte del soffitto di una stanza della foresteria su una parete. La trasposizione spaziale di tale semplice installazione comporta una defunzionalizzazione parziale dell’esemplare originario e una sua tentativa rivalorizzazione estetica. Tutto ciò non sarebbe di particolare interesse, così come potrebbe apparire stucchevole la titolazione Ultimo tango a Sospirolo, usata forse per richiamare simpaticamente L’ultimo tango a Zagarolo di Nando Cicero; il fatto è che gli artisti come Guiotto, impegnati a lavorare al pianterreno della foresteria, hanno in parte inscenato assieme una sorta di archeologia della loro stessa permanenza a Sass Muss. Lo stesso Guiotto ha concepito un’installazione (Something happens, slowly…) fatta di lastre di pietra dove bicchieri rovesciati, ma ancora ripieni di una soluzione acqua/aceto, finiscono per intaccare e disegnare lentamente il loro supporto. Per quanto “azione lenta”, essa è quasi uno scorcio temporale sull’abitare il luogo per anni, ripetendo rituali come aperitivi, bevute, lavaggi. E contrastivamente, questa archeologia di pratiche che corrode lo spazio prima del tempo, è sorretta da europallet precariamente accatastati. È una duratività indifendibile, talché l’anticipata e sconcertante corrosione delle lastre di pietra, con le loro differenti reazioni, pare investire semanticamente anche l’intaccamento del luogo da parte di pratiche conviviali. Siamo di fronte a un segno accelerato di appropriazione e di convivenza rispetto a uno spazio eletto a residenza, nel mentre viene mantenuto uno sfondo semantico di provvisorietà (la precarietà della base in europallet). [...]

 

l’opera era inserita nella mostra dolomitenhof resort, a cura di Associazione E, sass muss, retro edificio pizzocco, 17 settembre-18 ottobre 2011