CdA step ll: format e strategia territoriale del progetto/le opere di tomè e degiorgis

Con l’inaugurazione della mostra “I Bareloi”, di Mario Tomè, lo scorso 20 dicembre, il progetto Chiavidiaccesso ha definitivamente preso il via da Zoppè di Cadore.
Disponibile on-line la a questo link la scheda-mostra completa.
Ricordiamo che Chiavidiaccesso è promosso dal Gal Alto Bellunese, in collaborazione con Magnifica Comunità di Cadore, Dolomiti Contemporanee, Museo Mario Rimoldi di Cortina d’Ampezzo.
Qui alcune foto dell’opening di Zoppè del 20 dicembre scorso (foto: Giacomo De Donà).

E ieri, lunedì 22, presso la sede della Magnifica Comunità di Cadore a Pieve di Cadore, si è inaugurata la seconda mostra di CdA, “Cima” di Nicolò Degiorgis, alla presenza dei rappresentanti di ognuno degli enti e delle realtà coinvolte nel progetto. 
Ed è proprio grazie a CdA, che si è cominciato tra questi soggetti a sviluppare diversi, interessanti, ragionamenti di cooperazione e condivisione di una serie di intenti culturali ed operativi a favore del territorio dolomitico cadorino ed altobellunese (e del cantiere progettoborca, che, come sempre ed anche in questo caso, non viene inteso da Dolomiti Contemporanee come un “feudo” proprio, ma come una piattaforma contemporanea del territorio, e un’opportunità di operare in modo innovativo all’interno di spazi eccezionali dell’ambiente-montagna).
Codesti spunti e riflessioni verranno messi a punto nelle prossime settimane e mesi, ed è estremamente positivo rilevare come gli opening di CdA, oltre a presentarci i lavori che gli artisti hanno dedicato a temi e soggetti identitari della cultura di queste terre, siano utili proprio a costruire rapporti tra alcuni dei soggetti, pubblici e privati, maggiormente propositivi ed attivi sul territorio. In questo modo, CdA dimostra di saper essere un’energia nuova, dinamica, di attivazione: l’impressione ora è che davvero questo modello, che non sempre in passato ha funzionato al meglio, sia venuto definendosi correttamente nella struttura e negli obiettivi (in particolare grazie all’azione del Gal Alto Bellunese), e che esso possa dunque crescere ancora.
Come è stato ripetuto anche ieri, queste inaugurazioni non consistono dunque semplicemente nell’apertura di un ciclo di mostre, quanto piuttosto nell’apertura di un canale, della definizione di una modalità, dell’avviamento di un processo di azioni esplorative, nelle quali enti, artisti, realtà artistiche, curatori, sappiano collaborare ad un obiettivo comune e condiviso, che consiste in una valorizzazione rinnovativa dell’economia culturale dei propri territori. Adottare il contemporaneo quale categoria consapevole della necessità di rinnovare le metodologie di approccio al territorio, quale modalità d’analisi, restituzione, progettazione, del presente e futuro del territorio e delle sue relazioni intrinseche ed esterne, è a nostro giudizio una condizione fondamentale perchè, nel giro di pochi anni, questo territorio non si trovi bloccato all’interno di procedure e sistemi di azione superati, obsoleti. Gli strumenti di lavoro vanno costantemente rinnovati, il territorio va continuamente mosso ed aperto, lo spazio va costantemente costruito, e ricostruito, da chi sa avere di esso visioni e chiarezze. L’arte contemporanea, e uno sguardo aperto e chiaro sul valore della propria realtà  -realtà che in generale e nel suo complesso definiamo come “patrimonio” (o mezzo patrimonio)-  possono senza dubbio contribuire a mettere a punto strumenti di lavoro utili alla governance e alla valorizzazione del territorio. Diciamo che la realtà, il territorio, sono solo “mezzo patrimonio”, proprio perchè siamo convinti del fatto che l’altra metà indispensabile sia costituita dalle idee nuove, e dalla volontà e capacità di trasformarle in azioni significative, armonizzandole con la cultura e con l’identità storica dei territori, che in tal modo vengono continuamente riportati ad una vita presente, esperiti quotidianamente, e non solo conservati nelle teche di un passato lontano e fermo.

E questo, oltre ad essere, come andiamo dicendo, il lineamento per una possibile, responsabile politica d’uso del territorio-risorsa, che, crediamo potrebbe tra qualche anno risultare lungimirante, è esattamente l’approccio scelto da Tomè e Degiorgis per realizzare il proprio lavoro aertistico in CdA.

Abbiamo già descritto qui il lavoro di Tomè su “I Bareloi“.
Per quanto riguarda “Cima“ di Degiorgis, ieri si è dunque presentato al pubblico l’esito della sua ricerca.
Degiorgis ha lavorato con la Magnifica Comunità di Cadore, esplorandone il territorio, e soffermandosi su un elemento che contraddistingue l’ente: la Magnifica è un ente privato, che gestisce risorse pubbliche, ricavando da esse parte del proprio sostentamento economico. Le principali risorse che alla Magnifica vengono dal territorio, sono le cave, oltre al bosco.
La ricognizione fisica di Degiorgis, è partita proprio da cui: dalle cave di Cima Gogna.
Il lavoro di Degiorgis connette abitualmente due pratiche: quella fotografica, e quella editoriale.
L’artista lavora prevalentemente attraverso la fotografia: anche in questo caso, egli ha raccolto una serie numerosa di scatti, i cui soggetti sono state le cave, e quindi le cime delle montagne di quest’area.
Gli scatti, sono stati ricomposti, secondo un concept ciclico, all’interno di una pubblicazione, una fanzina appositamente realizzata, e presentata ieri, dal titolo “Cima”.
Degiorgis è cofondatore di una casa editrice: da diverso tempo ormai, i suoi progetti fotografici  trovano forma definitiva attraverso le edizioni, meticolosamente studiate e curate in ogni dettaglio, attraverso le quali egli ricombina e compone criticamente i materiali d’immagine.
Una delle sue ricerche lo porta da qualche tempo a descrivere, per immagini ed edizioni, il territorio del Nord-Est,  che l’artista attraversa, in una sorta di viaggio a tappe, per osservarlo, acquisirlo, trasporlo in immagini a stampa.
Anche per “Cima”, come sempre, la copertina del volumetto è una mappa, una mappa storica della Magnifica sul Cadore.
Nel libro, cave e montagne si susseguono ed inseguono, in un montaggio ad incastro delle foto di cime, in cui ogni montagna è vista, secondo una sequenza che ci conduce dalla notte al giorno alla notte ancora, e dall’estate all’inverno, attraverso la giustapposizione delle due metà di due montagne differenti, così suturate a centro pagina, in un percorso continuo e fluido di scorrimento.

 

In attesa, lunedì prossimo, della terza inaugurazione di CdA, con Michael Fliri al Rimoldi di Cortina d’Ampezzo.

www.chiavidiaccesso.it