17 agosto 2017

  Nessun paesaggio preesiste all’uomo: uomo e ambiente sono profondamente interconnessi. Il paesaggio non vive dunque di sé stesso, ma delle pratiche che l’uomo vi attiva, abitandolo e costruendolo ogni giorno. Smach, Costellazione di arte, cultura e storia nelle Dolomiti, è un progetto che porta l’arte contemporanea in seno al paesaggio, coltivandolo, vivificandolo. L’edizione 2017 di Smach ha visto la partecipazione di 140 artisti, nove dei quali sono stati indicati dalla Giuria (scroll) quali vincitori. Le opere proposte dai nove artisti selezionati sono dunque state realizzate e installate in ambiente. Ognuna collocata in un sito differente, tra San
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11 luglio 2017

Tra le numerose attività artistiche, culturali e d’innovazione coltivate dal 2014 dell’ex Villaggio Eni di Corte di Cadore attraverso la piattaforma di Progettoborca, molte hanno carattere laboratoriale e sperimentale. Nell’estate 2016, Dolomiti Contemporanee ha realizzata un programma di formazione che ha messo in connessione la didattica legata al digitale, alle pratiche della rigenerazione, all’arte contemporanea e all’ambiente dolomitico: il Dolomiti Digital Camp è stata un’esperienza significativa, sviluppata in collaborazione con H-Farm. In questo contesto, Giuseppe Vigolo, artista e docente, affiancato da Alberto Balletti e da
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5 luglio 2017

Anche per l’estate 2017, Dolomiti Contemporanee e Minoter garantiscono la possibilità di visitare la Colonia ed alcune altre strutture dell’ex Villaggio Eni di Corte di Cadore. I visitatori, accompagnati dal personale di Progettoborca, potranno percorrere gli spazi principali dell’immensa Colonia realizzata da Edoardo Gellner, comprendere il progetto di rigenerazione del sito, e scoprire le opere realizzate nella Colonia stessa dagli artisti in Residenza. A partire dal 13 luglio, il pubblico potrà accedere al sito ogni giovedì pomeriggio, nei mesi di luglio e agosto. La visita inizia alle ore 15.00 in punto, presso gli uffici
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25 giugno 2017

Parlano gli uomini, e s’incontrano, nella pratica della cura e dell’arte.Quando siamo arrivati al Forte di Monte Ricco, e abbiamo visto il restauro, abbiamo pensato subito: di certo un artista prenderà le scritte da questi muri, le farà proprie, le farà vivere ancora, portandole nel presente, lasciandole ciò che sono, e facendone altro. Ciò che è, è anche altro: se lo si prende. Ed abbiamo atteso.Il primo è venuto ora, ed è ancora Alessandro Sambini, che non è un fromboliere: è un artista, che pare qui un regista dell’arte, che raccoglie governa (i sedimenti immoti) e li trasforma, muove
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21 giugno 2017

Il progetto di Alessandro Sambini in Fuocoapaesaggio è Grand Tour. Sabato 24 giugno 2017, il processo estetico e sociale e culturale e pittorico e metapoietico innescato da Sambini muoverà ancora lo Spazio del Forte, che gli artisti in Residenza continuano a modificare, trattandolo come una stazione di esplorazione del Paesaggio dolomitico (viaggiano ogni giorno tra Pieve, Borca e Casso, tra le crode ed i siti, i boschi ed i laghi, entrandovi, entrando negli spazi). Abbiamo scritto: …“Alessandro Sambini fa un grande lavoro di rete, in Fuocoapesaggio, attrezzando una serie di relazioni, concettuali, estetiche, umane, sociali, morali, politiche. Questo Grand
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20 giugno 2017

Giovedì 22 giugno 2017, al Politecnico di Milano, si svolge una Giornata di studi dal titolo: VTAB Villaggio Turistico Agip Borca – Conoscere e valorizzare il villaggio Eni di Edoardo Gellner a Corte di Cadore.a cura di Stefania Varvaro e Rossana Garbaglio.Aula Gamma, Via Ampère 2, Politecnico di Milano. Dolomiti Contemporanee vi partecipa con un intervento di Gianluca D’Incà Levis, curatore di Progettoborca. La giornata di studi pone l’attenzione su una delle architetture più note di Edoardo Gellner. Il villaggio Eni a Borca di Cadore è sicuramente l’opera più importante che Gellner ebbe la fortuna di realizzare per ferma
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19 giugno 2017

Lunedì 19 giugno 2017,  Debora Serracchiani, Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, è salita al Vajont. Dapprima in visita alla Diga, insieme ai Sindaci, al Vicepresidente Bolzonello, ai responsabili dell’impianto di Enel.E dopo la Diga, la presidente è salita a Casso, dove l’abbiamo incontrata, raccontandole cosa siano Dolomiti Contemporanee e il Nuovo Spazio Di Casso, ed il Concorso Artistico Internazionale TWOCALLS for vajont, che con questo progetto di Andrea Nacciarriti cambierà la Diga stessa. E le abbiamo raccontato di paesaggi contemporanei, e dei nuovi progetti che stiamo attivando, in Friuli, nelle Dolomiti, ed attorno ad esse – in quel
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5 giugno 2017

    Sabato 10 giugno, Gianluca D’Incà Levis, curatore di Dolomiti Contemporanee e di Progettoborca, parla sul tema La generazione del Paesaggio.L’incontro, aperto al pubblico, si svolge presso il Museo Casa Giorgione a Castelfranco Veneto (tv), ove, dal 28 maggio al 2 luglio 2017,  è allestita la mostra Intorno alla Tomba Brion. Carlo Scarpa e il paesaggio, a cura di Stefano  Volpato. Programma della giornata:Intervento e visita guidata di Gianluca D’Incà Levis | sabato 10 giugnoore 15.30 | Museo Casa Giorgione, Castelfranco Veneto ore 17.30 | Tomba Brion, San Vito di Altivole Una lettura “intorno alla Tomba” si definisce nel confronto
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D-Shape è un grande innovation-partner di dolomiti contemporanee.All’ingresso del Forte di Monte Ricco, dal 18 maggio scorso, si trova un rocciuto oggetto stampato, che nella grana e nel color del materiale ci torna al calcare dolomitico. Si tratta di un elemento sperimentale, realizzato dall’azienda in collaborazione con Segre Difesa, Direzione Armamenti Terrestri, nell’ambito del Piano Nazionale di Ricerca Militare.
Il primo mattone di un Bunker/Camouflage, che dovrebbe venire impiegato a protezione di postazioni e siti artistici/culturali rilevanti ed a rischio (Patrimonio) in Iraq.Il progetto, molto innovativo, è di interesse del Pentagono. La
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8 maggio 2017

il viaggio immobileuna conversazione sull’andare e sullo stareCon Marc Augé (antropologo), Gianluca d’Incà Levis (curatore) Venerdì 26 Maggio 2017 ore 21:00Vicenza, Cortile Palazzo Barbarano – Contrà Porti, 11Festival Biblico — Naturalmente, il viaggio nutre l’uomo, aprendolo ai contesti. L’uomo sempre è diviso tra l’andare e lo stare: spesso, andando, riempie lo zaino, acquisisce elementi. Elementi che in seguito, fermandosi e stando, metabolizza e fa propri. Eppure, il mezzo più potente per viaggiare rimane lo spirito, lo zaino più capiente è la mente.Talvolta, la necessità di una riflessione approfondita impone la rinuncia e
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Gli aperti, i ladri. Chi dona, chi ruba.

 andrea visentiniCi è sempre successo, sempre ci succederà, abituati siamo già (lo sappiamo), mai ci abitueremo (non lo accettiamo).
Per quanti uomini buoni e capaci si mettano insieme, in interi mucchi policromi dai riflessi accecanti (fantescenze, fantescenze naturali), il grigio cretino non lo si debella. 
Uno dei motivi per cui si agisce bene, ed uno del metodi di contrasto attraverso cui si può rilevare la differenza stessa tra bene e male, è appunto la presenza dei cretini. I cretini sono degli indicatori indiretti di intelligenza: l’intelligenza brilla di per sé stessa, e poi anche nel confronto con la cretineria. 
Questo chiaroscuro, è la vita sul pianeta terra (l’intelligenza è più bella, risalta, accanto alla stupidità; le pacificazioni ecumeniche sono illusorie quanto l’idea d’un cielo eternamente azzuro). 
Ma insomma, non spingiamoci troppo in là, con questa lode al cretino, e pennelliamolo un poco, come si merita.

Perché ci ostiniamo a chiamarli CANTIERI, questi spazi dell’azione e dell’incanto, che DC genera e alimenta dal 2011?Li chiamiamo cantieri, e non chiamiamo mostre o eventi le azioni che compiamo su di essi ed attraverso di essi sui PAESAGGI TERRENI, perché questi siti morti, terraformati fino ad una nuova estroversione, sono grandi laboratori sperimentali, stazioni di collegamento stese sul territorio, basi neurali lanciate tra i piani (alti) e le cime, centri di rivoluzione, batterie d’artiglieria, e, soprattutto e semplicemente (nella loro ardua complessità), spazi dell’apertura.La gestione dei siti-cantiere, fabbriche o complessi o villaggi, chiusi e immobili da lustri, e poi finalmente aperti, è cosa complessa. Spazi siffatti, ripresi alle inerzie lunghe, non sono mai agilmente controllabili, e d’altro canto nemmeno li si vorrebbe controllare, e mettere a regime, e ordinare completamente, o gestire definitivamente, secondo una prassi d’ordine.
Di solito, chi è capace nel voler e saper aprire, non sa né vuole gestire, ha in spregio l’ordinaria ragionevolezza necessaria appunto a mettere e tenere le cose a regime, a conservare e ripetere. Chi apre rompe: rompe gli schematismi che non consentivano un’azione positiva ed efficace.
Per gestire, occorre l’esperienza, e l’applicazione di regolamenti. Si apre invece, quando ci si fa beffe delle esperienze pregresse (quelle grige prassi continuamente ribadite, ferme), e si stracciano i regolamenti (quelli ottusi: la maggior parte lo sono), e si cerca di far qualcosa di nuovo, dando impulso, forza, idea.
E insomma, siti come il muss, il blocco di taibon, e borca, sono grandi e complessi. Organismi che respirano e performano, nel moto nuovo portato loro. Non possono, questi siti, essere gestiti in modo ordinario: tutto, in loro, come nei progetti che mirano alla loro rigenerazione, è straordinario.
Quando un artista inizia a pensare un’opera che andrà installata o collocata in questo genere di spazi, deve già prevedere che essa potrà venir danneggiata, o rubata. Non è possibile, infatti, vigilare continuamente e su tutto, se questo tutto è un gigantesco complesso di 30.000 metri quadri, finalmente aperto al paesaggio, ai mondi, alle persone (ed ai cretini privi di contrassegno evidente).
L’artista dunque, nel momento in cui accetta di collocare la propria opera in questo contesto formidabile e impresidiabile, accetta di condividere un’impresa, esponendo con ciò il corpo dell’opera ad una serie di rischi e pericoli. La condivisione dell’intento, e la sperimentalità della situazione, sono più stimolanti e più potenti dei meccanismi conservativi, della protezione stessa che si dovrebbe riservare all’opera.
L’artista, dunque, mette la propria opera a disposizione di chi verrà a vederla, e lo fa per ben DUE VOLTE; la prima volta mentre fa l’opera, che egli fa per farla, e per esporla; la seconda volta quando decide di metterla a rischio, donandola in tal modo, anche, ad un cretino, che qui è un ladro, che dunque tradisce e ruba due volte.
Da un lato la fiducia di chi apre, ed invita tutti poi, a vedere il meraviglioso sito ristorato, armato dei suoi costrutti plastici responsabili (le opere rigeneratrici), donando idee, oggetti e fiducia.
Dall’altro, il cretino ladro e vigliacco, che, ritrovatosi per caso, alla fine della giornata, in coda ad un gruppo; dopo che centinaia di persone prima di lui passate, hanno visto, capito, apprezzato, immaginato, trasecolato; per ultimo, come si confà al suo rango, esso cretino prende da un tavolo sei acquerelli di andrea visentini, e se li ficca nella scarsella, e li ruba.
Il figlio d’una vacca.
Speriamo di non trovarlo mai, per lui, e per noi pure. Perché i cretini a noi non possono stare vicino, e la distanza che costoro scavano, in un istante e con un atto ignobile, tra noi e loro, è un alveo vasto, in realtà vasto quant’era già prima, ma pieno ora, pieno di un arido nulla.
Questo insegna, ancora, che non son le cose ad esistere, ma le idee. Nessuno ruba un’idea, un impegno, una fiducia, un dono. 
Il cretino possiede ora sei acquerelli di andrea? 
No, possiede il loro cadavere, il proprio vuoto, il nostro disprezzo sommo, e l’appellativo scientifico di “figlio di vacca”.
Venne lo stesso gaglioffo al muss ed al blocco di taibon, uno su 10.000, ogni anno, a rubarsi un tocco, negandone il senso. Possessivo, tignoso, avido: a rubare un feticcio, per nasconderlo poi in un armadio. 
Comunque: se lo prendo lo taglio, col machete da Colonia.

Gianluca D’Incà Levis, curatore di Dolomiti Contemporanee.

 

Borca, 10 agosto 2015