valle imperina

Il villaggio minerario di Valle Imperina si trova in Comune di Rivamonte Agordino, nelle Dolomiti bellunesi.
Il sito fu attivo nell’estrazione e lavorazione del rame dal XV sec alla seconda metà dell’800.

Qui una scheda sulla sua storia, dalle origini ad oggi.

Si tratta di uno dei complessi d’archeologia industriale più significativi di tutta l’area dolomitica. Ciò in virtù della qualità architettonica degli edifici che compongono il sito (edificio dei forni fusori, edificio delle scuderie, edificio ora sede del centro-visitatori, rudere del magazzino carbonile, ostello, edifici minori, oltre ai cunicoli minerari, attualmente non accessibili), dell’articolazione urbanistica dello stesso, del rapporto eccezionale con il contesto potente della natura dolomitica. Siamo all’interno del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.
Il complesso costituisce una risorsa potenziale formidabile. Esso è però, attualmente, quasi del tutto depresso, e pressochè inutilizzato.
L’attività di valorizzazione del sito, iniziata negli anni ’70, (Raffaello Vergani fu tra i primi a scriverne) non ha consentito, ad oggi, il suo effettivo rilancio, nonostante l’interesse di diversi soggetti, enti, decisori, attori, che non hanno mai saputo trovare un accordo funzionale ad una strategia comune.
Agli importanti interventi di restauro che l’hanno riguardato (oltre 6 milioni di euro, spesi tra il 1997 e il 2002: attivi in quella fase la Regione del Veneto e molti enti locali), non ha corrisposto una adeguata progettazione culturale, né un piano di rilancio.
Non esiste ad oggi una strategia chiara e condivisa di utilizzo per questo bene. Non si sa, in sostanza, che farne.
Questa situazione è, evidentemente, negativa. Riteniamo che non abbia alcun senso spendere alcuni milioni di euro (in arrivo altri due milioni grazie al Fondo Brancher) nella ristrutturazione di un sito di questa importanza, senza prevedere risorse adeguate, o perolomeno minime, per un progetto di rilancio dello stesso, senza avere un’idea della funzione che esso potrà svolgere, o delle attività che esso potrà ospitare.
L’uso estemporaneo di alcuni degli edifici del complesso, senza un piano strategico, non è ciò che serve a questo sito.
Non è possibile pensare che un rilancio del sito sia possibile, senza concertare una politica concreta in tal senso.
Restaurare gli edifici è, in ultima analisi, del tutto inutile, se non si ha poi la capacità di avviare e sostenere un piano reale di riavviamento per il sito, se manca una volontà e una progettualità anche in tal senso.
Altrettanto miope è il ragionamento per cui, se è vero che in questo sito si è speso molto negli anni, ottenendo scarsi risultati, allora il sito è divenuto improduttivo, o è sterile in sé.  L’altissimo potenziale di questo sito giace, oggi, perfettamente intatto, e pronto all’uso.
Valle Imperina non è un inghiottitoio di risorse, nè un luogo senza speranza.
L’assenza di risultati è il risultato della carenza di una progetto d’uso integrato al progetto di recupero degli immobli, non un triste destino.
Serve un’idea, e serve un soggetto che abbia la forza di creare una rete forte e condivisa attorno ad un’intenzionalità ideativa sensata, ad un progetto funzionale.
Cosa bisogna fare dunque? Avviare una reazione, innescare un processo di focalizzazione dapprima, e poi di azione diretta, insieme a tutti i soggetti che hanno un peso, e possono svolgere una funzione, nell’economia di un progetto su questa risorsa. Prendere questo sito, e toglierlo, finalmente, dall’inerzia.
Dolomiti Contemporanee è interessata a questo sito eccezionale, ed ha avviato una procedura d’analisi e progetto su di esso.

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