Delle Foreste e Delle Acque: le foto dell’opening


Sabato 5 agosto 2023 si è inaugurato Delle foreste e delle Acque, il complesso di mostra dc’23 al Nuovo Spazio di Casso.

Prime foto dell’Opening.
Le altre foto vengono dopo, spero: Jack ha rotto l’hard disk.
Quindi abbiamo inaugurato ancora, per l’ennesima volta.
Un ennesimo dispositivo ricognitore critico è stato avviato a Casso, dove ora ci sono ‘ste tre mostre accese, che mostrano, in sintesi, (diverse e integrate, se sei organico nell’intendere e nell’incedere), alcuni bracci della nostra ricerca applicata che da sempre Scala lo Spazio, il Paesaggio, il territorio, la Montagna.
Lo Spazio: lo attraversi come un turista sensistico. Oppure contribuisci a determinarne la forma, ovvero la funzione. Autore. Non spettatore.
Per farlo bene, devi surfare sui venti dello Spirito: ma quei venti non ci sono se non soffi, ecco Mattia a risuonare i flussi alle montagne, né zampogna né rampogna: una Via, processo, andare, chi non è sordo ci sente.
Delle Foreste e delle Acque è un apparato complesso, che, da tre prospettive almeno, e son compatibili tra loro e autoaggreganti, ri-scala il territorio, che in sostanza vuol dire: analizza e trascende il mondo.
Analizzare approfonditamente.
Avere la capacità non evanescente di uscire dalla forma automatica e segregativa delle cose isolate, per fornirne una chiave epistemologica, che però è ontologica.
Insomma, ogni ricerca è una gnosi, e noi siamo qui, intrinseci ai sistemi, che cogeneriamo, per la parte nostra, altrochenò.
Nessuna mostra è mai ferma quassù da noi, che la Residenza liquida (Campi Base ai Cantieri Alti), e l’indefessa dinamica esplorativa (ieri si producevano altre organiche pitture a Casso, nello Spazio, ed entro ad altri spazi clatanti che ancora non disveliamo), animano le relazioni, cosicché lo Spazio sia pulsante, antiamorfo, trasformativo, critico, mutante, propositivo.
Le tre ricerche sono: quella plastica (la mostra d’arte contemporaneraa); quella analitica-rappresentativa (la fotografia di Anatomia e Dinamica del Territorio con Giorgio Barrera e il Bauer); quella progettuale (La Foresta Aliena con Antonino di Raimo e l’Università di Architettura di Portsmouth).
Neoformazioni forestetiche dunque: è la mostra collettiva d’arte contemporanea che apre tutto, venticinque artisti dai tronchi sciolti in progressione celeste, mica angeli, ma insomma.
Qui dentro, si trova anche questo oggetto mobile sensibile, che è una costruzione ed una poesia e una specie di cordata plastica e un serio cimento. Parliamo della Tavola delle Foreste e delle Acque, che viene realizzata da quattordici artisti, che attrezzano le relazioni tematiche e le relazioni tra loro stessi nello spazio condiviso della tela brulicante, brulicante ma architettata, e ad oggi gli interventi lanciati sono sette, Sebastiano, Anna, Giorgia e Silvia. Quindi Mattia. Quindi Alan e Marco. E poi inzieranno Nicola e Ariele e Badino, e quindi Riccardo e Giulia Maria e Scardi, e Filippo: e in effetti fa quattordici, ma chissà dove ci porterà la moltiplicazione, delle forme, delle relazioni, e bisogna vedere e prender spazio e lasciarne, fare i varchi e chiuderli, e ne diremo bene ma non ora, e questo pannello si muoverà fino a dicembre, e lo vedrai cangiare e cangiare ancora.
La Foresta Critica/Aliena è l’apparato di ricerca (progetto) sviluppato con l’Università di Architettura di Portsmouth, che espone, in una buona sintesi, alcuni grumi di alcuni dei trenta progetti di Master sviluppati negli ultimi tre anni, capocordata Antonino di Raimo (che viene a Casso sabato prossimo con Simone Sfriso), lo trovi al primo piano.
Anatomia e Dinamica di un territorio procede dal 2020: la mostra, curata da Teresa e Stefano, con Don Barrera PG, è un atomo dell’archivio già pasciuto, anzi una molecola perlomeno, ben pesata, ed anche qui trovi molta informazione se la cerchi. Cercala.
E’ venuta tanta gente a Casso perciò: Largo all’Avanguardia e sempre spingere il cuneo in fessura.
Fukte e Nodolby hanno suonato assai bene, forti e sensibili lorpure, un ritmo d’acque costruito, un muro poi nell’ultima presa, fiume paradosso, Paolo ha sversato ancora sul pavimento, amiamo il suo tremore, ci tocca tenerlo, fetente.
Il resto dopo, che ora andiamo ad Andraz dai Cobraz.
Che ogni spazio-sito-cantiere qui e lo si sa: è integrato agli altri in questo flusso. E chi lo avverte ha capito, e sabato abbiamo rocondiviso tutti l’assetto, un Opening è un grumo rifondativo, come ribadire la forza in circolo e ce n’è: quindi grazie a tutti quelli che l’espandono e attrezzano sempre. E andiamo avanti, forse anche questo era piuttosto chiaro, e così via.


Le foto sono di Chiara Beretta, Teresa De Toni, archivio DC

 

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