luisa badino/il cappello del picchio
Luisa Badino, Il Cappello del Picchio, collage e acrilico su poliestere, 138x188cm, due lati.
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Il cappello del picchio
La sagoma, la visione sulla silhouette che dice, descrive: rimanendo bidimensionale, essa narra una tridimensionalità. Il collage come narrazione caotica dunque, l’abbraccio della bestia o la lotta con la bestia, in un momento in cui la giraffa osserva, attraverso il fissatigre, un dispositivo le cui lenti immobilizzano la scena. Il domatore di uccelli, è assorto. Il carretto di oggetti viaggia sul sentiero da scalare, perdendo pezzi: anfore, lanterne, inseguito da stormi di picchi. Come il picchio che si è abbattuto sul vetro della Colonia, il vetro illude, la luce non fa capire, il gergo rinchiude, e apre. La tela di poliestere trovata in Colonia, che sembra raso, seta: impreziosire gli scarti/i residui, altre storie incastrate/incastonate sul retro, a rilievo sul fronte. Nascondersi dietro al dipingere senza farsi vedere, solo le pennellate, si notano e si dipingono da sole, crearsi un rifugio sul retro, il poliestere come schermo, uno schermo attraverso cui passare. Picchi suicidi, illusi dal vetro, vengono domati dalla luce. Capire come funziona. Come sfruttare gli orditi, e la loro trasparenza da tende della doccia, come lasciarsi attraversare dalle luci e dalle nuvole di Casso. Come uno Storyboard, trattare la tela, la stoffa come un quaderno, in cui ogni appunto ha la sua importanza, ogni frammento è fondamentale alla costruzione dell’immagine. Il cappello del picchio che si è lanciato lo rende giullare è fuori luogo.
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L’opera è parte della mostra VACCANZA – The Mountain Tropical Experience, luglio/ottobre 2021, Nuovo Spazio di Casso al Vajont.
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