23 giugno 2018

La Residenza di Brain-tooling a Pieve di Cadore.Un discorso semplice. Per chi capisce già, per chi non capisce ancora, per chi non capirà comunque – noi intavoliamo sempre. Che cosa sono l’arte e la cultura. Cos’è una mostra di Dolomiti Contemporanee. Cos’è una Residenza. Cosa sono l’arte e la cultura? Dolomiti Contemporanee sta lavorando alla messa a punto della mostra collettiva d’arte contemporanea che, sabato 30 giugno, riaprirà stabilmente il Forte di Monte Ricco. La mostra, che vede all’opera 25 giovani artisti italiani e stranieri, rimarrà allestita fino al 30 ottobre prossimo (orari su www.dolomiticontemporanee.net e sui websites degli
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2 giugno 2018

Batteria Castello  sta sull’altura sopra a Pieve di Cadore, a pochi metri dal Forte di Monte Ricco. Anticamente, qui si trovava il Castello di Pieve di Cadore, prima fortificazione cadorina: numerosi i documenti, anche molto antichi, che vi si riferiscono. Pare (forse) che il Forte Monte Ricco e Batteria Castello fossero collegati direttamente da una poterna: dalla copertura verde (e irrisolta: come irrisolto è, ad oggi, haitutti, il rapporto tra il Forte e il paesaggio) del Forte, volgendosi a Nord-Est, la facciata della Batteria Castello appare tra gli alberi, assai vicina (cinque minuti a piedi). Quando, nel 2017, Dolomiti
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16 maggio 2018

campo di curva: curvaturaquale curvatura (ribadisci sempre, ripeti)questo spazio è un fondo piatto, ribaltato, emerso, inastatoarcipelago eploso verso l’alto la connessione dalle pratiche ai luoghi, la totale connessione, nel presente, di spazio (i siti) e azione (la pratica nel tempo, oltre i nodi sclerotici della storia – la storia eventistica, non processuale)lo spaziotempo, nella sua continuità mobile, eccolo nella curval’unione tra paesaggio e moto generativola coincidenza, nel valore, tra senso e spazio ancora: lo spazio, che è il senso nel tempo (moto) la montagna curvamontagna in curvaturaisolacurva, atolli connessiquesta forza applicata,
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28 gennaio 2018

Gli atti del convegno alpi, architettura, patrimonio, svoltosi a novembre 2015 tra politecnico di torino e di milano sono stati pubblicati da Mimesis editore a gennaio 2018, per la cura di Davide Del Curto, Roberto Dini, Giacomo Menini. qui il saggio di gianluca d’incà levis presente nella pubblicazione, titolato cura e rigenerazione di paesaggio e
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31 dicembre 2017

Gli atti del convegno strategie di rigenerazione del patrimonio industriale, svoltosi il 30 e 31 marzo 2017 presso l’ex lanifico maurizio sella di biella, sono stati pubblicati da Edifir Edizioni Firenze a dicembre 2017, per la cura di Cristina Natoli e Manuel Ramello. qui il saggio di gianluca d’incà levis presente nella pubblicazione, titolato dolomiti contemporanee: inessenzialità del budget, concretezze
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27 maggio 2017

Cultura in Friuli 3,  Atti della Settimana della Cultura friulana (5-16 maggio 2016) raccoglie gli interventi dei relatori dell’edizione 2016 della Setemane. Edito dalla Società Filologica friulana, il volume è a cura di Matteo Venier e Gabriele Zanello.Si riporta qui il contributo del curatore di Dolomiti Contemporanee, Gianluca D’Incà Levis, al convegno: L’educazione al patrimonio culturale, il ruolo dei musei promosso dalla Magnifica Comunità di Cadore e svoltosi a San Vito di Cadore l’11 maggio
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20 maggio 2016

dolomiti contemporanee ha partecipato a Tasting the Landscape, 53esimo congresso mondiale ifla (International Federation of Landscape Architects), che si è svolto al al centro congressi lingotto di torino,  dal 20 al 22 aprile 2016. TTL intende promuovere una riflessione sul ruolo fondante dell’approccio creativo al paesaggio, che derivi da un rapporto concreto e percettivo con il luogo e che porti ad un’indagine approfondita e alla rielaborazione di quelle immagini, pratiche e segni che possono influenzare l’andamento della trasformazione di regioni e paesaggi. Dolomiti Contemporanee partecipa nel tema Inspiring Landscape, con un
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14 maggio 2016

George microzine è una mini-fanzine a cura di cose cosmiche e pubblicata da Arthur Cravan Foundation. Il primo numero di George tratta le modalità di organizzazione di una resistenza collettiva. If the only way to make an escape revolutionary is to pick up arms, we ask: which weapon would you tuck in your pocket? Qui di seguito il pezzo di Gianluca D’Incà Levis per
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19 marzo 2016

Quotidiana è un progetto per l’arte contemporanea attivo dal 1995, realizzato dall’Ufficio Progetto Giovani del Comune di Padova.è a cura di Gianluca D’Incà Levis il primo seminario di Quotidiana a parole, dedicato agli artisti protagonisti di Quotidiana esposizione, che ha avuto luogo sabato 19 marzo.Qui di seguito un testo che riassume le questioni affrontate durante la
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15 marzo 2016

Giuseppe Vigolo e Antonella Zerbinati partecipano con Santos Dìas alla mostra Index Roma (26 febbraio al 17 aprile 2016), presso la Calcografia Nazionale della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando a Madrid. La mostra raccoglie i lavori realizzati dai borsisti della Real Academia de España en Roma nel 2014-2015.in catalogo un testo di gianluca d’incà levis, qui di seguito riportato. — ita (scroll for esp) Santos Dìas – Giuseppe Vigolo/ Antonella Zerbinati la traiettoria circolare del proiettiledi gianluca d’incà levisma che cos’è l’arte, se non questo proiettile sottile del senso, e realmente incisivo a
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Cibiana di Cadore

Cibiana di Cadore è un paese di circa 400 abitanti, situato a circa 1000 m. s.l.m. Siamo nelle Dolomiti bellunesi. Risalendo da sud la Valle del Boite, poco dopo il paese di Venas di Cadore, e ad una decina di chilometri da Borca, si lascia la Statale di Almagna e si attraversa il torrente Boite, ed eccoci dunque nella Valle del torrente Rite, la si risale e si giunge agli abitati di Cibiana, con le sue borgate cinte di crode.
Ancora su per tornanti, fai i tornanti e arrivi al Passo Cibiana, 1.530 m. s.l.m.
Qui trovi i rifugi, gli attacchi alle camminate e alle cime, una pista da fondo bella erta come piace a noi.
Sali sul Monte Rite, e trovi il Museo delle Nuvole, uno dei feudi alpini di Reinhold Messner.
Poi svalichi, e scendi in Val di Zoldo, e da lì se vuoi sali ancora a Nord verso il cuore della terra ladina, per Passo Staulanza. Su di là, andando verso Falzarego, ci interessa eccome, il Castello di Andraz (geografia delle percorrenze a reinnsco).
Oppure pieghi ad Ovest: il Passo Duran ti conduce nell’agordino, valle imperina e avanti.

Nella storia, Cibiana è nota per le minere di ferro, e per la coltivazione di questo metallo, e per le chiavi quindi.
Questo tema ci interessa da zempre.
Tallo ad esempio ha lavorato da Zoppè di Cadore, ecco il suo Pojat di Corte.
Tomè ha lavorato a Zoppè: anche sui ferri, e unendo le valli.
Insomma, da anni e lo si sa, poniamo e riattrezziamo relazioni di senso nel territorio dolomitico, questi sono alcuni dardi.
Tomè e Tallo vengono a Cibiana? Non saranno i soli, giusto Roberto?

Ora accade che Cibiana si apre al contemporaneo, nei prossimi tre anni ci sarà un fermento nuovo quassù, e noi, con Dolomiti Contemporanee, e con le nostre reti, contribuiremo ad alimentare questo fuoco critico, che entrerà nella vita e tra le pietre del paese, in relazione con il-resto-di-questa-terra-montagna, dato che ogni focus necessita di respirazioni più ampie, se non vuoi star lì nel buco, ogni ragione centripeta ne esige evidentemente un’altra centrifuga, che non è affatto compensativa, e così via.
La nostra logica operativa è sempre aggregativa: vediamo una montagna e la vediamo bene: siti e spazi vanno interconnessi, altrimenti crei delle monadi.

Nel 2022, gli artisti Caprioli e Orombelli hanno iniziato a lavorare a Cibiana, nella ex fabbrica di occhiali Dolomit.
Son pionieri ma non son piante, la retorica neovegetativa non fa per noi, ora portiamo su anche gli altri.

vista-dalla-ex-fabbrica-dolomit

 Vista di Cibiana dalla ex Dolomit. (foto Teresa De Toni)

 

Cosa faremo esattamente a Cibiana, comincerai a vederlo nei prossimi mesi, ma insomma si va, e bene.

Quissotto, alcuni siti e temi che ci interessano a Cibiana, e che tratteremo nelle ricerche, e insieme con gli artisti, e con gli altri cacciatori-raccoglitori che portiamo qui.

 

Le prime esplorazioni a Cibiana con il sindaco Gosetti.

Ci accoglie e ci accompagna. Lo ascoltiamo.
DC continua a scavare e esplorare il territorio. Sotto i spighe de Roan e sù, per il torrente. L’acqua divide, unisce e a volte distrugge. Sfredda le fucine di chiavi e campioni. Dalla fabbrica di chiavi Mattia ci indica un’apertura nel bosco aldilà del torrente (verso pian gioanin): si vede il dente e due colonne. I resti di un trampolino per il salto con gli sci.

Nel 1950, individuate le giuste pendenze, gli abitanti iniziarono i primi disboscamenti e dopo due anni di lavoro inaugurarono il primo trampolino di Cibiana (ne seguirono poi altri). Non era il trampolino di Zuel, era un’architettura minima, essenziale, che sfruttava la conformazione del paesaggio (aggiustato ad hoc dalle braccia dei thubianoti) per saltare lunghe distanze. Bisogna esser bravi (guardar bene) per fare il minimo. E quindi, nel marzo del ’52, nonostante la scarsità di neve (oggi come allora?), era tutto pronto. Mancava solo Guerino, uno dei più impegnati ideatori e promotori dell’idea, costretto a casa perché troppo malato. Per lui, i paesani, realizzarono un sistema di altoparlanti in grado di raggiungere la finestra della sua stanza. Fu abbastanza, gli consentì di seguire la telecronaca dei primi salti e la grande festa. Pochi giorni dopo si lasciò andare.
Soddisfatto?
“In pausa pranzo c’era il tempo per un piatto di pasta e due salti” ci dice il sindaco.
Si saltava sempre.
Cibiana diventò una valida palestra d’allenamento per molti saltatori. I ragazzi iniziavano dai tetti delle case: ogni pendenza era un possibile atterraggio. Tre lustri di illustri saltatori. Sempre tutti con gli occhi all’insù. Sassolungo di Cibiana, Croda de Cuz, e le nuvole? No, i spighe, le crode del Rite. Poi, nel 1966, l’alluvione distrusse quasi tutto.
Timidi i tentativi di ripristino.
Ora i resti. E il bosco se li mangia e noi pure, se non stiamo attenti.

Cibianotti Olimpionici non solo nel salto. Sci Club Cibiana si occupa di tutti gli sport invernali. Fondo, discesa (nota a Cibiana la pista della madonnina, guarda bene), e non per ultimo il bob.
Lo vedi davanti al comune, un bob, assieme ad un paio di sci da salto. È di Nevio?
Quando tornò dal Giappone era già li. Simbolo e strumento d’orgoglio. La Lorenzina e le altre si fecero sentire bene. Il paese tutto, era in festa. Era vicecampione olimpico. “Il Beethoven delle serpentine gelate“ (Osvaldo Da Col – Quei ragazzi nati sotto i spighe de Roan). Abile autista in budelli d’acciaio e ghiaccio. Prima sto sport si praticava per le strade: eran libere, ci si allenava spesso e tutti sognavano discendere queste valli in bob. I primi pezzi in legno, poi ferro e vetroresina, plastici, disegnavan traiettorie sempre più veloci. S’alza il rischio se non si studia. La testa il casco? Anche lo stomaco ci vuole.

Ora ci torniamo trai murales, le chiavi, gli sci el bob. In molti.
Paolo e il biliardo ci aspettano.

 

 

Qui altri link:

Museo delle nuvole di Reinhold Messner

nella vecchia Bottega della signora Maria (ora di Luciana Furlanis)

altre informazioni su Cibiana

archivio fotografico

2021 – un tentativo di ripristino dell’attività del salto con gli sci

“La grande estasi” - Alessandro Pagani

Campagna pubblicitaria Martini “the right one” – 1970 – qui un episodio sul salto

Viagra Boys – Sports – 2018