11 novembre 2014

dc racconta la propria esperienza a cityvalue venezia 2014 di sintegy. l’evento è in programma per venerdì 14 novembre dalle ore 10.00 presso la cultural flow zone, Zattere, Dorsoduro. l’evento non è aperto al pubblico, possono parteciparvi solo i soggetti che si sono iscritti attraverso il form on-line. l’evento è realizzato in collaborazione con gli archivi della sostenibilità – università ca’ foscari
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2 novembre 2014

Il Premio Lissone 2014 ha i suoi vincitori.Eccoli:GRAN PREMIO DELLA PITTURADavide Mancini Zanchi, con Mustang, 2014, quadro, carta adesiva carbon look e neon, 30 x 160 x160 cm.Premiato per la declinazione verso stilemi, concetti e soluzioni formali inerenti l’attualità della pittura. L’opera testimonia la vitalità di un medium espressivo più volte condannato a morte ma che invece dichiara la propria immortalità e la sua innata capacità di rinnovarsi. PREMIO ACQUISTO MACMarco Bongiorni, con Untitled, 2014, olio su tela, pagina di catalogo e carta scenografica, 150×112 cm.Premiato per la disseminazione del linguaggio, in cui convergono pittura, disegno,
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25 ottobre 2014

Nella sezione Io Design/Spazi di Io donna, inserto del Corriere della Sera, di sabato 25 ottobre,  un articolo di Lia Ferrazzi sull’Ex Villaggio Eni di Borca e Progettoborca, dal titolo: Segnali di vita dal pianeta Gellner (qui le foto di Laura Fantacuzzi e Maxime Galati-Fourcade). Segnaliamo anche, su Nova, inserto de Il Sole 24 Ore di domenica 26 ottobre, un’intervista di Mauro Garofalo all’antropologo Marc Augé, che è stato ospite di Dolomiti Contemporanee a Casso, a Forni di Sopra e a Borca ad agosto di quest’anno. Qui un video con
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20 ottobre 2014

matera capitale della cultura europea 2019 insieme a plovdiv.questa volta ha vinto la candidatura migliore.tra le città della short list, matera ha senza dubbio la risorsa più formidabile e originale, basta guardare. non si tratta di una città bella con dentro i monumenti. il mondo (e l’italia meravigliosa in particolare) è piena di città-scrigno, che contengono le gemme del patrimonio, che vengono trattate però alle volte appunto come gemme; come oggetti isolati dal tessuto (le città-contenitore; i monumenti pellegrinati). ma questo luogo è invece, simultaneamente, città e territorio e paesaggio: in questo, è unico, integrato, intatto.la città scavata
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16 ottobre 2014

un video di sogni nei cassetti, sul lavoro di gianluca d’incà levis con dolomiti contemporanee in m.a.c.lab (laboratorio di management delle arti e della cultura) e progetto iccs. Progetto X: Gianluca D’Incà Levis from Sogni nei cassetti on
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10 ottobre 2014

dolomiti contemporanee aderisce alla decima giornata del contemporaneo dell’amaci, prevista per sabato 11 ottobre, con le mostre meteorite in giardino (il meteorite in ambiente) e paths, allestite presso lo spazio di casso.fino al 30 ottobre inoltre è possibile partecipare al concorso internazionale two calls for vajont. i vincitori saranno proclamati il 20 novembre. per maggiori informazioni clicca qui
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1 ottobre 2014

Proseguono le visite al Villaggio Eni di Borca di Cadore, dove, da alcuni mesi Dolomiti Contemporanee e Minoter hanno avviato Progettoborca. Domenica 5 ottobre, alle ore 11.00, appuntamento presso l’Ufficio Vendite del Villaggio. La visita si svolgerà tra le 11.00 e le 13.00, e riguarderà in particolare la Colonia e la Chiesa, oltre alle strutture utilizzate dagli artisti che da alcuni mesi vivono e lavorano nel Villaggio, all’interno della Residenza. Nel pomeriggio, dalle ore 14.30, si svolgerà un open-studio presso la Capanna-bassa della Colonia, da alcuni mesi trasformata in laboratorio artistico. Saranno presentati i lavori di Elisa Bertaglia, Chiara
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24 settembre 2014

Domani, giovedì 25 settembre, presso il Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, si riunisce il Comitato di selezione del PREMIO LISSONE 2014, che determinerà gli esiti del Concorso.       Componenti del Comitato di selezione: Alberto Zanchetta, Direttore artistico del Museo d’Arte Contemporanea di LissoneFlavio Arensi, Critico d’arteGianluca d’Incà Levis, Curatore di Dolomiti Contemporanee, direttore del Nuovo Spazio di CassoAlberto Mugnaini, Critico d’arteGianluca Ranzi, Critico d’arteLorenzo Respi, Critico
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20 settembre 2014

Dolomiti Contemporanee partecipa al seminario internazionale remixing cities, curato da gai (associazione per il circuito dei giovani artisti italiani) e associazione ics.La giornata di lavoro, prevista per venerdì 26 settembre a partire dalle ore 9.30, presso il complesso monumentale di san domenico maggiore (Napoli), intende individuare modelli di interazione tra i centri di produzione culturale indipendente e le istituzioni pubbliche con la definizione di una carta d’intenti che tenga conto delle problematiche emerse. Interverrà nel corso della giornata il curatore di Dolomiti Contemporanee e Progettoborca, Gianluca D’Incà Levis. Qui il
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17 settembre 2014

dopo il doppio opening di venerdì 12 settembre (meteorite in giardino/paths: le due mostre sono visitabili a casso fino al 2 novembre, ogni giorno, tranne il lunedì), è stata avviata la sessione autunnale di residenze di DC. a partire da ieri, una nuova serie di artisti ha cominciato ad arrivare nei siti di casso e a borca. dopo jérémy laffon e elvia teotsky, ancora attraverso la piattaforma di scambio franco-italiana di piano (pianoproject), è giunta ieri lise lacombe. sandra hauser, gino blanc, marco andrighetto, sono da oggi a borca, dove saranno presto raggiunti da altri artisti, tra cui stefano
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trampolino italia cortina d’ampezzo: il riuso

trampolino Italia cortina d’ampezzo – un gruppo di lavoro e un’idea di rete per rigenerare la struttura, ripensandone l’uso.

Il Trampolino Italia è il grande simbolo di Cortina d’Ampezzo, dalle Olimpiadi del 1956.
Oltre sessant’anni dopo, è opportuno (necessario) riflettere sulla potenzialità di riuso di questo manufatto, tanto iconico e peculiare, collocato in una posizione logistica tanto strategica rispetto all’eccesso a Cortina.
Il Trampolino, ripetiamo già da alcuni anni, è (dovrebbe essere) il tedoforo naturale di Cortina 2021 e di Milano-Cortina 2026.
Esso potrebbe (dovrebbe) già funzionare da tempo come faro e landmark del territorio, tracciando la rotta verso il 2021 e 2026, ma soprattutto ridiventando qualcosa di attivo e di utile per il proprio territorio, in una prospettiva di continuità, che vada ben oltre l’evento sportivo.



Dal 2014, Dolomiti Contemporanee (DC), progetto che attua la rifunzionalizzazione di grandi siti sottoutilizzati o abbandonati nelle Dolomiti-Unesco, opera anche in Cadore.
Dal 2014, con Progettoborca, la Colonia dello straordinario ex Villaggio Eni di Borca di Cadore è venuta trasformandosi in un laboratorio sperimentale della cultura e dell’arte, assai attivo, e oggi ben noto in tutta Italia e all’estero (quest’anno il progetto è nel Padiglione Italia della Biennale di Architettura di Venezia).

DC lavora anche a San Vito di Cadore, nel progetto SanVito Apede, che, insieme all’amministrazione comunale e all’Università degli Studi di Padova, ripensa al destino del paese proprio in vista dei lavori d’infrastruttura viaria legati a Cortina 2021, ed a Pieve di Cadore, dove, dal 2016 al 2018, si è operato alla costruzione di una nuova identità per il Forte di Monte Ricco e Batteria Castello (ma l’han capita qui, la funzione di attivatore strategico che il contemporaneo può avere? capire è credere, sostenere, fare, costruire, perseverare).

Centinaia sono i partner, istituzionali e produttivi, pubblici e privati, che alimentano la rete DC, partecipando all’impresa di riattivazione di questi siti e spazi sopiti, intendendoli quali risorse preziose per il territorio e straordinari segni nel paesaggio, che vanno responsabilmente riportati alla vita.

L’arte contemporanea è uno degli strumenti, concretamente operativi, attraverso cui molti siti preziosi, dal 2011 ad oggi, sono stati rivalutati e riaccesi.
L’arte contemporanea all’interno di un sistema delle reti, abbiamo detto, che riesce a coinvolgere ogni volta soggetti diversi, e che integra l’architettura, il design, i paesaggisti, gli economisti, i partner, le aziende e i soggetti istituzionali.
L’arte contemporanea, intesa quale intelligenza ideativa e plastica, che sa focalizzare sul valore di un “bene” che va riprocessato.

Come nel caso, per fare un esempio, della Diga del Vajont, che, attraverso un Concorso artistico Internazionale lanciato da DC nel 2015, porterà nel 2019 alla realizzazione di una grande lama di luce, un’installazione permanente alta 80 metri, ideata dall’artista Andrea Nacciarriti. La Diga verrà trasformata così, da inerte luogo-simbolo della tragedia, in uno Spazio dell’azione e della riflessione, proiettivo, dal quale l’uomo possa traguardare il futuro, e non solo guardare ad un passato imprigionato in una memoria fossile.


 
L’interesse di DC per il Trampolino Italia rientra dunque in una politica culturale ampia, che si configura come una pratica e una sorta di “geografia della rigenerazione”, che consente di riattivare, temporaneamente o in permanenza, a seconda dei casi, i siti su cui si opera, mettendoli in rete.

Da alcuni anni ragioniamo dunque su un possibile riuso della struttura del Trampolino e delle tribune.
Una ulteriore dimostrazione di interesse rispetto a tale manufatto, è costituita da una Tesi di laurea (2019) nata da un’idea dei giovani architetti Gabriele Bee e Mattia Menardi (laurea magistrale dell’Università IUAV di VeneziaDACC Dipartimento di Architettura Costruzione Conservazione).
Relatore di tesi il prof. Paolo Faccio, responsabile del progetto di ricerca Cluster Lab IUAV HEModern.
Lo studio sul Trampolino, che si sta sviluppando ultriormente, ha portato dunque alla nascita di un gruppo di lavoro, che include gli stessi archietti, il loro collega Walter Stefani, lo IUAV con il prof. Faccio, e Dolomiti Contemporanee.
Il progetto includerà una proposta legata al restauro del bene, e una proposta di riuso, articolata per fasi (prima, durante, e dopo il restauro della struttura) e per funzioni.
In tal senso, l’interesse dell’Ateneo, e la collaborazione con DC, potrà condurre ad elaborare una proposta sensata e sostenibile di riutilizzo del trampolino, il cui potenziale è evidente a tutti (ma in realtà vedere è risolversi a fare: viceversa, non vi è che un’oziosa contemplazione di potenziali inerti e perduti).

Il Cluster Lab IUAV HEModern, è un raggruppamento interdipartimentale e interdisciplinare dello IUAV, con interessi comuni rivolti alla necessità di definire ambiti, obiettivi e metodi per la conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale moderno e contemporaneo, anche attraverso interazioni con l’arte, ancora in una chiave di nework aperto.

In questa fase, si analizzano dunque le potenzialità del trampolino, ovvero il valore del manufatto, la sua stategica collocazione rispetto alla viabilità, le funzioni che esso potrà accogliere durante l’Olimpiade Milano-Cortina 2026, un programma di riuso e valorizzazione, anche funzionale, attraverso l’arte contemporanea, e, naturalmente, le funzioni che esso potrà ospitare all’indomani dei grandi eventi sportivi.

Parallelamente a ciò, il gruppo di lavoro ha cominciato a costruire una serie di ragionamenti di rete, che includono soggetti, pubblici e privati, potenzialmente interessati ad un programma di rigenerazione e riuso, e che vanno dunque condotti collaborativamente all’interno del gruppo d’interesse.
Nei prossimi mesi, cominceremo a descrivere i lineamenti della proposta di riuso.
 
 
Gianluca D’Incà Levis, ideatore e curatore di DC e Progettoborca, direttore del Nuovo Spazio di Casso al Vajont – Borca di Cadore, 6 agosto 2018

Storia, colore.
(Testo e immagini: Mattia Menardi, Gabriele Bee, Walter Stefani).

 

Il primo trampolino venne costruito a zuel nel 1923 grazie al finanziamento del barone franchetti.
la struttura, costituita da un telaio in legno di larice, consentiva di saltare fino a quaranta metri.

nel 1926 furono apportate modifiche che consentirono di aumentare la portata dell’impianto fino a cinquantadue metri.
la struttura era composta da cavalletti in legno di larice controventati e raggiungeva un’altezza massima della rampa di lancio di ventinove metri.
nel 1940 il vecchio trampolino venne sostituito da una nuova struttura costruita in legno di larice.
progetto e calcoli furono eseguiti dall’ingegner mario giacobbi in collaborazione con federico von tershack.
dal nuovo trampolino si potevano ora raggiungere i settantacinque metri di salto e l’altezza della pista di lancio venne portata a quarantotto metri.

nel 1952 i giochi olimpici invernali si svolsero ad oslo e le gare di salto vennero disputate nella storica collina di holmenkollen.
nello stesso anno la commissione tecnica comunale comunicò che il trampolino italia doveva essere sostituito perché la struttura lignea presentava grossi problemi di manutenzione.
fu quindi questa l’occasione per costruire una struttura all’avanguardia di cemento armato, in vista dei vii giochi olimpici che sarebbero stati ospitati a cortina nel
1956.

i lavori di costruzione iniziarono nell’aprile del 1955 e a dicembre venne inaugurato il nuovo impianto.
il progetto venne redatto dal prof. ing. piero pozzati in collaborazione con l’ing. holzner della f.i.s.i., e realizzato dalla ditta mantovani di bologna:
il collaudo venne effettuato dall’ing. pierluigi nervi.


il nuovo impianto venne rinnovato in tutti i settori, l’arena di arrivo fu ampliata per incrementare la capacità di pubblico fino a quarantamila persone, nella nuova zona di atterraggio furono costruite due tribune che potevano ospitare millequattrocentocinquanta spettatori ciascuna. qui trovavano spazio anche le cabine dei giudici.
la nuova rampa di lancio in cemento armato precompresso raggiunge un’altezza di quarantanove metri. essa è composta da un pilastro e un’unica trave lunga ottantatre metri. la sezione strutturale è cava in modo da ospitare tutti i servizi necessari agli atleti al suo interno. questa struttura fin da subito riscontrò un grande successo tra i tecnici della disciplina.
dopo l’evento olimpico il trampolino continuò ad ospitare competizioni nazionali ed internazionali, diventanto un simbolo per l’’intera valle.
nel 1975 fu eseguito da parte del comune un intervento per l’aggiornamento del profilo di salto e anche per quello di atterraggio, modificandone drasticamente la sagoma.
nel 1980 proprio sul trampolino furono girate delle scene del film solo per i tuoi occhi della saga di 007.
l’arena di atterraggio venne in seguito trasformata in un campo da calcio ed il trampolino italia venne lentamente dismesso fino ad arrivare alle condizioni di abbandono nelle quali versa oggi.
solo recentemente sono stati ospitati in questo luogo eventi sporadici legati ad altre manifestazioni.
gli unici eventi che avvengono regolarmente sono il torneo di calcio dei sestieri di cortina nell’arena e la festa campestre del sestiere di zuel nel piazzale sottostante alla rampa di lancio.



 

il colore è un elemento estremamente importante per comprendere il rapporto che l’opera instaura con il paesaggio, ma è oggi difficilmente percepibile a causa delle condizioni di degrado in cui la struttura versa.
l’uso del colore nella costruzione dell’immagine della rampa di lancio è uno degli elementi più caratterizzanti di questa architettura.
i colori scelti sono gli stessi che sono stati usati per la costruzione di molti degli impianti relativi alle olimpiadi del 1956: si possono osservare le stesse tinte infatti anche nel palazzo della telve costruito nel centro di cortina.
l’accostamento di questi colori nasce da uno specifico obiettivo progettuale, nella relazione ufficiale dei settimi giochi olimpici invernali si legge che “la struttura è stata ridotta al suo profilo essenziale”.
questo obiettivo progettuale è stato raggiunto non solo tramite particolari ed innovative tecniche strutturali ma anche tramite un pesato (pensato) uso del colore.
il profilo è messo in risalto dalla lamiera che lo definisce, di un colore rosso complementare al verde degli abeti dello sfondo, e da un contrasto con il bianco dell’esile profilo strutturale ed il bianco della neve della rampa di lancio.
agli elementi che non fanno parte della struttura principale è stato assegnata una particolare tinta rosa che ricorda il colore della dolomite illuminata dal sole.
per gli elementi di finitura, come i parapetti e i pennoni delle bandiere, è stato utilizzato un colore celeste in modo che questi elementi possano smaterializzarsi quando vengono visti in contrasto con il cielo.
il profilo rosso così evidente, schiacciato tra il bianco della neve della rampa di lancio e lo stesso colore riportato sul fianco della struttura, evidenzia la linea generatrice di questo progetto, il rosa del dente che si accende con la luce serale, facendo entrare anche il trampolino nell’enrosadira dolomitica.
anche i parapetti, che dividevano i vari settori del pubblico e delimitavano le diverse vie di accesso, erano stati realizzati in tondame di betulla non scortecciato, in modo che il bianco della corteccia di questa essenza potesse sparire insieme al bianco della neve.
questo uso così attento del colore è senz’altro uno dei motivi che ha concorso fin da subito all’apprezzamento di un progetto tanto moderno in un ambiente conservativo come quello di cortina.
a differenza del sopracitato palazzo telve, il trampolino è stato da subito accettato dalla comunità, ed anche oggi, nonostante lo stato di degrado, è un oggetto universalmente riconosciuto come simbolo.