R4 – il panel di san martino sulla rivoluzione radicale delle reti radicanti a cas

L’11 novembre 2023, che a Belluno e a Fortogna, per esempio, San Martino è festa del Patrono Reale (auguri Padre), e infatti Lorenzo Barbasetti di Prun con Prometheus Open-Food-Mind ha fatto il biscottone e poi lo vedi sotto, abbiamo tenuto questo panel sulla rivoluzione radicale delle reti radicanti a casso, invitando alcune persone a parlare.
Le persone sono state selezionate perchè hanno una mentalità aggregante, aperta, propositiva, limpida, e, anche quando son preoccupati, mentre vivono ridono.
Siccome sono cosiffatte, le persone invitate, i loro progetti sono intelligenti e stimolanti, e questo è quel che serve, per essere presenti e propulsivi, per non annoiarsi, per smuovere qualcosa.
Il tal modo, tra l’altro, non si sbadiglia ai talk, ad anche questo è importante, anzi essenziale, dato che spesso ci si sbadiglia, ai talk, e le parole sono d’ordinanza: mentre noi le vogliamo accese nei fatti, ecco ancora il logos.
La cultura non è (non dev’essere, se lo è si nega, se lo è non è) una manifestazione compilativa, ma una traccia fresca o una miccia corta, su una carica lunga.
In tal modo, si rischia perfino di non risultare inutili, quindi sterili, nelle cose che si fanno, che si dicono.

Potremmo dire anche, sapendo che l’uomo può esser detto eminente solo se (ha) un ingegno poetico e non mente, e che questa sua eminenza rischiara i paesaggi dell’uomo e le cripte schiuse della sua anima, e che in ciò egli è finalmente un rivoluzionario e attento e dolce e generoso nella cura e necessario nell’intuizione come nel rigore investigativo e della precisione magiscientifica della parola…; potremmo dire, parafrasando un poco Wilcock su Aubrey, che se il lavoro dell’(uomo dall’ingegno poetico) consiste nello scegliere quei particolari speciali che trascendono il generale raggrumato anticapillare, allora ecco che ciò che si accorda agli schemi noti non è particolarmente degno d’esser detto, quindi non ha molta realtà.
Capiamo dunque qualcosa di questa parola costantemente travestita: realtà, o abitiamo il travestimento?
La realtà è, dev’essere, nella sua essenza, se non stai alla finestra: una rivoluzione.
Ovvero il movimento e la rotazione degli astri attorno ad un centro d’espansione.
Ma gli astri sono gli uomini stessi, anche, e quel centro la loro terra.
Cosa fai per questa terra, che per noi in particolare, da qualche parte l’uomo dovendo pur stare, è la montagna?
Facciamo qualcosa, vivaddio.

Nell’introduzione al talk, il Sindaco Carrara ha confermato l’appoggio al nostro lavoro a Casso: e noi gli abbiamo chiesto di confermarlo sempre, e di aiutarci a portare a Casso le cose buone, e ad escludere quelle improprie malvage, che la collaborazione va pensata sempre e bene, mica è un bazar, una collaborazione, e anche, gli abbiamo chiesto, di aiutarci a far ragionare quelle riottose, di cose persone: muovere i progetti è anche smuovere il territorio: se lo smuovi, qualcosa dalla terra esce, e tu a questo abitatore devi voler mettere francamente gli occhi negli occhi: ce li mettiamo. E lui? E tu?

Pierpaolo Zanchetta, dell’Ufficio biodiversità della Regione Friuli Venezia Giulia, ha confermato anche lui la fiducia nel lavoro che portiamo avanti da anni insieme, un lavoro critico e non scontato nelle Dolomiti beddissime, che di tanta spinta han bisogno, se non le vuoi tranquille nella bonaccia dei finsettimana turistici e così via.
Grazie sempre a lui ed a Francesco Dainese per il supporto fondamentale, e per la condivisione intelligente di una visione di rete, anche rispetto alla Fondazione Dolomiti Unesco, con la quale pure collaboriamo da anni.
Dino Salatin, Presidente della Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti friulane, Cavallo e Cansiglio, che pure ci aiuta a sviluppare le attività DC nei Dolomiti Days, era con noi, e ne siamo stati felici, e chissà che un giorno non apriamo altri progetti nel territorio Magnifico, e infatti cominciamo a pensarci, e questo sempre (aprire ulteriormente e allargare), ci interessa altrochenò.



Poi siamo partiti, ed abbiamo inziato con una visita al Nuovo Spazio di Casso, nel quale eravamo installati, e alle mostre superardicanti Delle Foreste e Delle Acque qui allestite dallo scorso agosto, che han girato e bene tutta l’estate e l’autunno.
Oltre ad Anatomia e Dinamica di un territorio e alla Foresta Aliena / Foresta Critica, le mostre di indagine fotografica e progetti di rigenerazione fatte con Bauer Milano e Università di Architettura di Portsmouth, a Casso, fino al trentun dodici perlomeno, c’è Neoformazioni Forestetiche, la mostra collettiva d’arte contemporanea, al cui interno PULSA la Tavola Aperta delle Foreste e Delle Acque.
Ed erano con noi Ariele Bacchetti, Mattia Barbieri, Marco Mastropieri, che ci han parlato, menti pronte occhi vivi, dei loro interventi all’interno di questa grande tavola collettiva, nella quale le singole sensibilità e plastiche intelligenze si son cercate e trovate, ed anche questa è una rete, ma pensa, poietica, immaginativa, libera, precisa.
Per Ariele, questa coesistenza genera una schiuma, e far schiumare il paesaggio non è sbavarlo, ma dire che la reazione monta, e che il volume di ciò che si produce può crescere, e qua tutti vogliono crescere, mentre nessuno vuole far l’egemone, ma attento (esserci non è ghermire).
Per Mattia, far la Tavola è stato anche penetrare il territorio, andare sul Monte Borgà, lavarsi in vasca con l’acquea fredda in Canonica, conoscere Teresa e Ugo e i cassani, spander suoni pinti dei venti e amplificarli per questa montagna, venire con noi e con noi rimarrà; Mattia è venuto con Monica, avanti.
Marco ha raccontato della sua montagna sorta da sotto al cielo degli altri squarciato, e anche di come dal pannello-catapulta si è passati poi a Borca per l’Openstudio PULSAR, insomma di come, anche qui, la tela non è una chiusa di ragno, ma un raggio che si proietta, uno scavo slanciato, che si spande e ancora muove lo spazio, e di come la Residenza DC non sia statica, ma un innervamento dinamico di punti agili d’attacco alle cime a così via.

Crep nudo


Massimo Pistore, Antonio Massariolo, Francesca Boccaletto
, la squadra de IlBO Live, Magazine dell’Università degli Studi di Padova, ha quindi presentato Vajont. Una storia contemporanea. Questo video-documentario, uscito per il 9 ottobre 2023, sessant’anni dalla Tragedia alla quale vogliamo dare il suo giusto spazio – che non è tutto lo spazio che c’è, documentario che dura più di un’ora, e che è riuscito di certo.
Hanno fatto un buon lavoro questi ragazzi svegli, raccontando quella storia, senza interromperla, senza mugugran cordoglio: nel documentario c’è anche l’oggi, con gli abitanti di queste terre, anche i giovani, vivaddio, non solo superstiti e sopravvissuti, che il mondo è piuttosto vario e devi cambiare la prospettiva e vedere a cnhe le altre cose, se non vuoi diventare un orbo di prossimità, e con DC, e il significato della sua presenza a Casso e nel Vajont, significato che spiaghiamo da sempre, ad esempio qui, sai com’è.

Mentre si succedavano le presentazioni, abbiamo fatto un altro spazio, nel quale sono entrati due che erano il sala, e non a caso, qui spesso vengono persone attente e motivate e collaborative.
Elena Maierotti ha presentato il volume da poco dato alle stampe dedicato a Luigi Burrei, fotografo dilettante a Perarolo ai primi del ’900. Il libro l’avevamo presentato due settimane prima a Borca, lo trovi qui.
Perarolo ci interessa, mica da oggi. Anche gli studenti di master di Portsmouth, che quest’anno lavorano con noi sul tema delle vie d’acqua, e presto vi diremo anche di questo.
Mentre Emiliano Oddone è geologo, da anni impegnato pure lui nelle Dolomiti con Dolomiti Project, e anche lui cerca di aprire i contesti e di far reti senza mettere le cose insieme a casaccio ma secondo un criterio logico, e anche lui capisce cosa significicano parole queli contaminazione e transdisciplinareità. E quindi vediamo se un giorno la geologia, che è evidentemente una delle cose del Vajont e del Toc, potrà entrare in una relazione non evanescente con noi, che sappiamo raccordare le cose, ma devono saperlo fare anche gli altri, altrimenti si parla del nulla o si fa casino.

Tommaso Anfodillo, co-responsabile del Centro Studi per l’Ambiente Alpino di san vito di cadore, Università degli Studi di Padova, è ecologo, e ha fatto un intervento dal titolo: Biodiversità e reti trofiche. Beh, ci spiace per chi non l’ha sentito, non è sintetizzabile. L’intervento è stato di grande stimolo. Anfodillo ha un cervello radicante, nel quale le spinte potenti a fare e fare bene vengono insieme ai principi dell’ordine. Sa mettere insieme coscienze e scienza, insomma.
Anfodillo è passato in modo fluido, intrecciando tematismi e metafore, attraverso le reti naturali, territoriali, ecologiche, economiche, e neurali, e impostando una riflessione tecnica-morale sulla gestione della risorsa ambientale per l’uomo sulla terra, in relazione al cambiamento climatico.
Non è possibile attivare reti territoriali senza prima attivare quelle neurali.
La complessità delle architetture di sistema, va gestita in modo organico, secondo una prospettiva umanistica-ecologica appunto, attraverso una visione globale di tale complessità, e delle interazioni inevitabili tra i fattori in gioco.
Le architetture dei sistemi complessi, biologici, culturali, economici che siano, prevedono azioni coordinate. In ciò, la biodiversità, anche in senso culturale (multidisciplinareità di approccio e progetto), è essenziale, mentre la monocultura, o la visione aziendale chiusa (filiera interna non interconnessa al sistema globale), è deficitaria, pericolosa, cieca, insostenibile. Il sistema deve essere aperto, i fattori diligentemente integrati. In tal modo esso può, e deve, migliorare, raggiungendo una stabilità sostenibile.

Elena D’Arsiè ha lavorato a Casso la scorsa estate, e da quel lavoro è uscita la sua tesi di laurea, dal titolo ri-esistenza e rigenerazione delle Dolomiti Contemporanee. Una ricerca sul campo nel Vajont. Un altro lavoro significativo e approfondito, con dei caratteri di originalità, nell’approccio al tema, come anche nelle modalità di presentazione. La Tesi era stata già stata presentata in anteprima agli abitanti di casso il 7 ottobre scorso, qui c’è già scritto tutto. Brava Elena, la Tesi non è un sacello, in questo caso, se vuoi leggerla e commentarla, ne trovi una copia speciale al Bar K2 di Casso, chiedi alla Luigina.


Foto: Teresa De Toni

Gli eventi proposti sono parte del programma dei Dolomiti Days 2023, iniziativa promossa dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, che si realizza in collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco, la Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti friulane Cavallo e Cansiglio, insieme al Comune di Erto e Casso ed a tutti i partner di Dolomiti Contemporanee.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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